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“Michelangelo e Sebastiano”, l’amicizia tra i due artisti alla National Gallery di Londra

Curata da Matthias Wivel, la mostra Michelangelo e Sebastiano tenutasi nel 2017 alla National Gallery di Londra ha illustrato l’amicizia tra i due artisti, contraddistinta da un sentimento di profonda ammirazione nei confronti dell’arte michelangiolesca da parte di Sebastiano Luciani, il quale, da quanto riporta il Vasari, fu un artista che amava la musica più della pittura. Da un punto di vista politico, i due provengono entrambi da realtà democratiche in cui si era instaurato un governo laico. A Firenze Michelangelo aveva appreso la pittura copiando maestri quali Giotto e Masaccio ed era stato a bottega del Ghirlandajo. Secondo il Vasari, Sebastiano studiò invece a Venezia presso la bottega dell’ormai anziano Giovanni Bellini, passando poi a essere allievo del Giorgione, da cui apprese la ‘maniera’. Lo stile giorgionesco nell’arte di Sebastiano si evidenzia in particolare nella Sacra Conversazione nella Chiesa di San Giovanni Crisostomo a Venezia.

La collaborazione tra Michelangelo e Sebastiano Luciani unisce dunque la tradizione toscana, legata al disegno, a quella veneziana, legata al colore. Sebastiano nacque nel 1485, come si evince dalla biografia vasariana, e sempre da essa, sappiamo che si trasferì a Roma nel 1511, chiamato dal banchiere senese Agostino Chigi. La fase romana di Sebastiano è legata a una sempre più stretta adesione alla maniera michelangiolesca. Mentre Sebastiano arriva a Roma, Michelangelo stava dipingendo la Volta Sistina, su commissione di Giulio II. Vasari ci riferisce come molti artisti preferissero l’arte di Raffaello a quella di Michelangelo, ma lo stesso Raffaello, grazie all’aiuto del Bramante, poté copiare lo stile della Volta Sistina ancora incompiuta. Michelangelo fornì a Sebastiano alcuni disegni, come per la realizzazione de La Resurrezione di Lazzaro, dipinta ‘a gara’ con la trasfigurazione di Raffaello. Le vesti di Lazzaro hanno i cromatismi cangianti ripresi dalla pittura michelangiolesca. La prima collaborazione tra i due è però la realizzazione della Pietà, per la quale Michelangelo fornì dei disegni a Sebastiano, studiando attentamente la posa delle mani della Madonna. Sebastiano riprende la monumentalità e la mascolinità della figura materna dai profeti e dalle sibille della Volta Sistina. Sebastiano ripropose questo stile michelangiolesco anche per i suoi ritratti, già alla fine del secondo decennio del Cinquecento. Il suo stile si evolverà poi in maniera sempre più geometrica. Per la posa della Madonna, il catalogo della mostra riporta come Michelangelo avrebbe potuto aver visto la Assunzione della Vergine di Andrea del Castagno.

Del 1516 è la commissione a Sebastiano della Cappella Borgherini nella Chiesa di San Pietro in Montorio. La cappella fu commissionata da un banchiere fiorentino a patto che l’opera fosse ideata da Michelangelo, il quale realizzò disegni dalla forte drammaticità, mentre Sebastiano tradurrà in pittura una scena più idealizzata. Uno studio dal morbido tratto a matita nera che ritrae il Cristo alla Colonna viene attribuito a Michelangelo nonostante lo stile sia diverso dal suo. Si pensa che Michelangelo abbia usato una maniera più simile a quella di Sebastiano in modo da permettergli di esprimere meglio il suo progetto ideativo.

Nello stesso anno della commissione della Cappella Borgherini, Michelangelo era tornato a Firenze per volontà di Leone X, che era molto affezionato all’artista. Con le lacrime agli occhi, il papa confidò a Sebastiano di considerare Michelangelo come un fratello, che però si comportava in modo instabile o terribile, un termine che verrà poi ampiamente associato all’arte del Buonarroti.
Come racconta il Vasari, Sebastiano disegnò per conto suo il cartone della pittura murale della Cappella Borgherini che ritrae la Flagellazione di Cristo. Sebastiano realizza la sua pittura a olio su muro, sperimentando un suo procedimento. Sebastiano è ricordato per aver preparato la parete del Giudizio Finale di Michelangelo a olio su muro, che portò, secondo il Vasari, alla rottura dei due artisti, in quanto Michelangelo volle dipingere ad affresco. Il carteggio michelangiolesco con Sebastiano si interrompe infatti nel 1532. Alla mostra erano esposti i fogli del loro carteggio. Michelangelo conservata tutta la sua corrispondenza, mentre si ha poca documentazione da parte di Sebastiano.

Con la scomparsa di Raffaello e la partenza di Michelangelo per Firenze, Sebastiano era uno dei maggiori artisti a Roma. Torna a Venezia nel 1526 e Vasari ci racconta come, tranquillizzatosi per la fiorente situazione economica garantitagli dall’ufficio del Piombo, morì infine a Roma nel 1547.
Alla mostra era presente anche una statua del Cristo Risorto di Michelangelo, ovvero la prima versione che Michelangelo lasciò incompiuta a causa di una venatura riscoperta nel marmo sul viso del Cristo. Inoltre erano presenti parte dei disegni che Michelangelo realizzò negli Anni Trenta sul tema della Resurrezione di Cristo. Come ipotizzato da Michael Hirst, questi disegni potrebbero essere collegati a un progetto di Sebastiano per la Chiesa di Santa Maria della Pace a Roma, su commissione di Agostino Chigi. I disegni di Sebastiano che sono stati esposti riprendono le scene della Creazione della Volta Sistina e sono inoltre stilisticamente simili alla qualità esecutiva del gruppo michelangiolesco dei disegni della Resurrezione di Cristo. Infine, un disegno a matita nera di un Cristo morto, attribuito a Michelangelo, è stato messo in rapporto con il Trasporto di Cristo al Sepolcro conservato alla stessa National Gallery, dipinto michelangiolesco nella ideazione e composizione.

 

Jessica Consalvi

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