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“Il Premio Strega è truccato”. L’attacco di Antonio Moresco escluso dalla cinquina

Un vero e proprio "J'accuse" che intende denunciare la presunta irregolarità, secondo l'autore, che caratterizza il più prestigioso premio letterario italiano

MILANO – “Baci, abbracci e pugnalate alle spalle…Nelle stanze e nelle terrazze sovraffollate della fondazione Bellonci, in una situazione di estraneità, ho assistito al consumanrsi di un antico rito”. Inizia così l’attacco dello scrittore Antonio Moresco pubblicato sulle pagine del quotidiano Repubblica e rivolto agli organizzatori del Premio Strega. Un vero e proprio “J’accuse” che intende denunciare la presunta irregolarità, secondo l’autore, che caratterizza il più prestigioso premio letterario italiano.

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TUTTI FANNO FINTA DI NIENTE – Tra i papabili ad entrare nella cinquina finalista con il suo libro “L’addio”, Antonio Moresco è stato il primo degli esclusi, classificandosi al sesto posto e separato dal quinto classificato, Elena Stancanelli con “La femmina nuda”, per soli 8 voti. “Certo, non mi aspettavo niente – scrive su Repubblica l’autore – tanto più che ho presentato questo libro non con il potente editore con cui avevo pubblicato i precedenti ma con un altro […] Quello che ho visto è stato più prevedibile e desolante di quanto avessi immaginato. Tutti sanno e tutti fanno finta di niente, come se fosse naturale un simile errore”.

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ATTACCO AL MONDO DELLA CULTURA ITALIANA – Secondo l’autore, quindi, il meccanismo del Premio Strega sarebbe truccato. Non una novità, dato che da sempre al Premio della Fondazione Bellonci viene rimproverato i lfatto di essere ad appannaggio delle grandi case editrici. Moresco si dice sorpreso di non essere riuscito ad entrare all’interno della cinquina finalista. “Nella mia vita ho fatto ampiamente esperienza di questo rigetto da parte della società delal cosmesi culturale […] Eppure, se non sei disattivato, il fatto di saperlo non mette evidentemente al riparo dal provare dolore e scandalo”. Un vero e proprio attacco al mondo culturale italiano, che secondo l’autore segue le stesse logiche negative del mondo politico. “Ogni cosa, anche nata nelle migliori intenzioni, viene piegata a logiche di cerchia, snaturata nelal sua essenza, resa funzionale a interessi o deliri di piccolo potere terminale e gregario, in un gioco chiuso e di sponda tra editoria, accademia e media. Libertà e coraggio sono una merce rara […] anche per questo la cultura italiana di questi decenni ha chiuso gli orizzonti invece di spalancarli e sfondarli, si è attestata in una zona morta e ha preteso che tutto fosse a propria immagien e somiglianza, per questo non è riuscita a fare argine al male ma è diventata essa stessa una forma di questo male”.

 

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