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Perché leggere ci fa stare bene, i benefici della lettura

In occasione della Giornata Mondiale della Salute, vi proponiamo i reali benefici della lettura, 7 ragioni per non staccarsi mai dalle pagine dei libri

Fin da bambini ci è sempre stato detto che leggere è importante, perché insegna a scrivere bene, perché apre la mente, perché implementa la nostra cultura. E, in effetti, a supportare il senso comune vi sono innumerevoli studi scientifici che provano i benefici della lettura sulla mente umana (ve ne abbiamo parlato qui e qui). I libri hanno anche un effetto positivo legato al benessere delle persone. Oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Salute, vi proponiamo una lista di 7 ragioni a cui forse non avevate pensato. Alcuni buoni motivi che spiegano perché leggere sia un’attività così importante per la nostra salute e crescita personale.

Sviluppare empatia

Leggere narrativa implica necessariamente l’attivazione di processi di immedesimazione. Attraverso la lettura di un libro ci immergiamo nella vita di un’altra persona e, a tutti gli effetti, vediamo il mondo attraverso i suoi occhi. Questo processo è ampiamente  confermato da numerosi studi scientifici, in particolare uno studio realizzato dalla Emory University  riportato dal Guardian si è concentrato sugli effetti cognitivi che sortisce la lettura su un gruppo eterogeneo di  lettori. I risultati dello studio parlano chiaro: dopo la lettura, l’intelligenza emotiva dei soggetti risultava rafforzata, in grado, ad esempio, di “sentire” i movimenti dei personaggi nelle aree del proprio cervello deputate al movimento. A migliorare è la capacità di scoprire e capire le emozioni delle altre persone: una competenza cruciale per riuscire a destreggiarsi bene all’interno di sistemi complessi di relazioni sociali.

Dare senso alle cose

Umberto Eco ha scritto una raccolta di saggi intitolata Sei passeggiate nei boschi narrativi, nella quale indaga il senso e l’importanza della lettura per lo sviluppo umano. Dice Eco: «Ma passeggiare in un mondo narrativo ha la stessa funzione che riveste per il gioco per un bambino. I bambini giocano, con bambole, cavallucci di legno o aquiloni, per familiarizzarsi con le leggi fisiche. Per prendere confidenza con le azioni che un giorno dovranno compiere sul serio. Parimenti, leggere racconti significa fare un gioco attraverso il quale si impara a dar senso alla immensità delle cose che sono accadute e accadono e accadranno nel mondo reale». Leggere, dunque, è come una palestra per la nostra vita: impariamo a comprendere la realtà e i suoi meccanismi, e ci esercitiamo ad affrontarla.

Aprirsi alle possibilità

Scrive lo scrittore spagnolo Javier Marias : «L’uomo  ha bisogno di conoscere il possibile oltre che il vero, le congetture e le ipotesi e i fallimenti oltre ai fatti, ciò che è stato tralasciato e ciò che sarebbe potuto essere oltre a quello che è stato». C’è come un sollievo nell’immergersi in una narrazione, che ci infonde curiosità e aspettativa rispetto a quello che stiamo per leggere. L’umano bisogno di evadere e rifugiarsi in un “mondo possibile”, diverso dalla nostra realtà quotidiana, trova nella lettura il suo perfetto compimento.

Imparare che non tutto va come vogliamo

Quando ci immedesimiamo in un romanzo dobbiamo sempre ricordarci che, purtroppo, non teniamo noi le redini della storia. E talvolta questo può essere doloroso o frustrante: magari il nostro personaggio preferito muore, o succede qualcosa che non avevamo preventivato, o con cui non siamo d’accordo. Eppure, ci dice ancora una volta Umberto Eco, questo è un altro grande insegnamento che la lettura ci offre. Prendendo a esempio il capolavoro di Melville Moby Dick, Eco dice: «Se si potesse decidere dei personaggi, sarebbe come andare al banco di una agenzia di viaggi: ‘Allora dove vuole trovare la Balena, Alle Samoa o alle Aleutine? E quando? E vuole ucciderla lei, o lascia fare a Quiqueg?’ La vera lezione di Moby Dick è che la Balena va dove vuole».

Rapida forma di conoscenza

Anche nell’epoca del digitale la lettura è una delle più rapide ed efficaci forme di conoscenza di cui disponiamo. Grazie alla lettura siamo messi a parte di un’infinita varietà di esistenze, di luoghi, di tempi diversi, e possiamo ampliare il nostro orizzonte di conoscenza attraverso l’immedesimazione nelle vite altrui, comodamente seduti sul nostro divano.

Lavorare su noi stessi

Leggere è sì un modo di conoscere il mondo, ma è anche un modo per conoscere meglio noi stessi. Le parole altrui contenute nei libri che leggiamo fanno scaturire in noi emozioni, riflessioni, pensieri, che ci permettono di esplorare la nostra interiorità. Diceva Italo Calvino: «la lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre».

Leggere ci rende più sociali

Il più comune stereotipo legato alla lettura è quello che vede gli appassionati di libri come soggetti asociali. Essi sono visti come persone che si rifugiano nei libri di finzione perché faticano a trovarsi bene nella realtà. Se, da un lato, nei punti precedenti abbiamo visto come in realtà la lettura ci aiuti a vivere meglio, con più consapevolezza e coscienza di noi stessi, dall’altro lato c’è uno studio compiuto dal professor Keith Oatley dell’Università di Toronto che prova che addirittura leggere ci renda più sociali. Secondo Oatley, leggere ci aiuta a sviluppare ciò che gli psicologi chiamano “comportamenti proattivi“. Ovvero quei comportamenti che beneficiano gli altri, come la condivisione, la cooperazione, e in generale il contribuire alla comunità. In altre parole, questo studio prova che leggere ci aiuta a a trattare meglio sia noi stessi che gli altri.

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