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Michela Marzano, ”Tutto ciò che si fa nella vita, che lo si riconosca o neghi, lo si fa per amore”

''L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore''. Un titolo eloquente che basterebbe per spiegare l'intento primo dell'autrice...
“L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore”, è un saggio che indaga in modo filosofico e psicologico il sentimento capace di muovere ognuno di noi

MILANO – “L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore”. Un titolo eloquente che basterebbe per spiegare l’intento primo dell’autrice. La scrittrice e filosofa Michela Marzano infatti attraverso questo saggio si propone di parlare d’amore: amore desiderato, sognato, quotidiano, familiare, romantico, fisico, perduto, tradito, partendo dalla sua esperienza personale per arrivare ad una teorizzazione generale. L’occhio attraverso il quale viene indagato questo sentimento così forte e controverso è quello della filosofia. La Marzano è infatti insegnante di filosofia  e, in questa intervista, ci parla del suo libro e della sua personale esperienza, completamente immersa nella filosofia.

Perché questo libro? Qual è la verità sull’amore che le premeva raccontare?

Quello che mi premeva raccontare, più che una verità sull’amore – non so se ci sia –, è la necessità di interrogarsi sull’amore che prima o poi ognuno sente nella sua vita, e al tempo stesso la difficoltà di accettare il fatto che  ciò che caratterizza l’amore è soprattutto un alone di mistero.  Anche la struttura del libro cerca di rispondere a questa doppia esigenza: parto dalla mia esperienza personale e intima per cercare di arrivare a una generalizzazione, ma soprattutto per mostrare che c’è qualcosa che non si potrà mai spiegare fino alla fine . L’intento è invitare il lettore a interrogarsi sulla sua personale esperienza e a cominciare a darsi delle risposte parziali.

E’ vero che l’amore è il centro attorno a cui ruota la vita di tutti?
Io sono profondamente convinta che, lo si riconosca o lo si neghi, tutto quello che si fa, lo si fa per amore. Da quando ci alziamo la mattina, a quando usciamo per andare a lavorare, il motore dell’esistenza è l’amore. E questo è vero anche per chi si contrappone all’amore, e dice che la sua vita fila dritto proprio perché non si interessa all’amore. Anche in quel caso è sempre e comunque in base all’amore che ci si confronta e che, come un motore immobile, ci obbliga ogni volta a rimetterci in discussione, ricominciare daccapo e a cercare un senso in quello che facciamo.

E’ così sia per gli uomini che per le donne?

Credo proprio di sì, perché se c’è una cosa che non ha né sesso né genere, questa è proprio l’amore. Dall’educazione che si è ricevuta, si ha tendenza a seguire una serie di stereotipi, indipendente però dal fatto che si sia uomo o donna, eterosessuale o omosessuale, tutti siamo lavorati all’interno di noi stessi dall’amore e tutti ci poniamo all’incirca le medesime domande.

Lei ha una formazione filosofica. Come i suoi studi hanno influenzato questo suo pensiero sull’amore?
Io non solo ho una formazione filosofica, ma il mio mestiere è proprio quello di insegnare filosofia all’università. La filosofia è il linguaggio attraverso il quale cerco di mettere ordine attraverso qualsiasi argomento io affronti, compreso l’amore. Io in questo libro cerco di coniugare il linguaggio filosofico a quella che è la mia esperienza personale di psicanalisi, durata quasi vent’anni. In realtà la lettura della mia vita intima passa attraverso un percorso di psicanalisi e le categorie filosofiche. Ecco perché in questo libro parto da me per poi confrontarmi con quanto sull’amore è stato detto da Stendhal, Lacan, Pascal. C’è un confronto continuo con le categorie filosofiche. Quello che mi è sembrato anche molto interessante era di cercare di rompere le categorie, per utilizzare un modo di procedere che assomiglia un po’ ai saggi di Montaigne. Montaigne per affrontare temi come l’amicizia, l’amore, parte dalla propria esperienza e poi utilizza le categorie filosofiche per universalizzare. Io parto da me e poi utilizzo la categoria del vuoto, dell’autonomia, della dipendenza, per dimostrare come è intorno all’andirivieni che noi strutturiamo la nostra vita amorosa.

Visto che siamo in tema e che la letteratura sull’amore è praticamente infinita, ci può dare il suo consiglio sulla più bella storia d’amore letta da lei e che quindi si sente di consigliare?
Di storie d’amore belle ed avvincenti ve ne sono molte, ma la mia scelta in questo momento andrà su un romanzo molto recente di Chiara Gamberale “Quattro etti d’amore, grazie”, perché mi sembra che ci sia uno sguardo molto interessante, perché invece di raccontare la solita storia d’amore, racconta le contraddizioni di uomini e donne contemporanei vivono nei confronti di questo sentimento. Lo dico anche perché mi sembra sia quasi il corrispettivo romanzesco di quello che io ho cercato di fare con il mio saggio.

Lei vede una crisi in questo momento negli affetti, negli amori, contraddizioni di oggi nel vivere l’amore?

La grande difficoltà che abbiamo oggi più che legata all’amore, ma che si ripercuote sull’amore, è una crisi della nostra identità. Sono in crisi gli uomini e le donne, ed è soprattutto in crisi ciò che si definisce la relazione affettiva. Penso che per poter superare questa crisi si debba riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, partendo dall’amore per cercare di individuare elementi chiave di questo sentimento universale ma che allo stesso tempo assume sfaccettature diverse, epoca per epoca, prendendo in considerazione le contraddizioni dell’epoca in cui si realizza.   

2 ottobre 2013

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