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Le parole preferite dagli scrittori

Ben Blatt ha creato un software in grado di passare in rassegna migliaia e migliaia di libri individuando le parole più ricorrenti per ogni autore

MILANO – Alle parole ci affezioniamo come ci affezioniamo alle persone. Ce ne affezioniamo noi lettori così come se ne affezionano gli scrittori. Per fare un esempio, una delle parole preferite di Ray Bradbury era “cannella”, perché – come spiega Ben Blatt sul “Guardian” – la cannella ricorda all’autore di “Fahrenheit 451” quelle volte che da bambino esplorava a casa di sua nonna la dispensa e qui trovava barattoli di spezie da tutto il mondo, cannella compresa. Quindi non è un caso se Bradbury nelle sue opere usi la parola “cannella” un numero di volte estremamente fuori dalla media. Fateci caso la prossima volta che lo prendete in mano.

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IL SOFTWARE E LA MALVA – Se oggi sappiamo quali sono le parole preferite degli scrittori è grazie a Ben Blatt, che ha creato un software in grado di passare in rassegna migliaia e migliaia di libri individuando le parole più ricorrenti per ogni autore, quelle parole rare che solitamente non usiamo con frequenza, proprio come “cannella”. Sulle ricerche realizzate attraverso il programma informatico Blatt ha fondato il saggio “Nabokov’s Favourite Word Is Mauve” (“La parola preferita di Nabokov è malva”). Come anticipa sul “Guardian“, la parola più utilizzata dall’autore di “Lolita” è “malva”, usata ben quarantaquattro volte più del normale. Blatt ha spiegato che ciò è dovuto al fatto che lo scrittore russo aveva un “udito colorato”: quando pensava a una lettera o a un suono visualizzava allo stesso tempo dei colori. Questo spiega perché usasse i nomi dei colori quattro volte più della media.

DA JANE AUSTEN A TOLKIEN – Un autore può insistere sulle stesse parole più o meno consapevolmente. Jane Austen, per esempio, usava tantissimo parole come “cortesia”, “attrazione” e “imprudenza”. Non sappiamo se fosse consapevole di queste ripetizioni, ma certamente questi termini indicano alcuni nuclei centrali delle sue opere. La stessa cosa vale per la predilezione di Charles Dickens per parole quali “accorato”, “angustia” e “ricongiunto”, termini tanto diffusi nelle sue opere. Non stupisce, infine, che le parole più usate da Agatha Christie siano “inchiesta”, “alibi” e “spaventoso” e che quelle usate da Tolkien siano “elfi”, “orchetti” e “stregoni”.

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