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“La montagna incantata”, alla scoperta del capolavoro di Thomas Mann

Il 6 giugno del 1865 nasceva Thomas Mann, uno fra i più grandi scrittori di tutti i tempi. Lo ricordiamo scoprendo "La montagna incantata", stupefacente ritratto sociale dell'Europa della Belle Époque.

“L’uomo non vive soltanto la sua vita personale come individuo, ma – cosciente o incosciente – anche quella della sua epoca e dei suoi contemporanei”.

La montagna incantata” è probabilmente il capolavoro assoluto di Thomas Mann, e questa breve citazione ne anticipa intenti e contenuto. Nel giorno in cui il grande scrittore e pensatore tedesco avrebbe compiuto 148 anni, riscopriamo il fascino ed il valore di uno dei più bei classici della letteratura mondiale!

“La montagna incantata”, la sinossi

«La montagna incantata è un fedele, complesso, esauriente ritratto della civiltà occidentale dei primi decenni del Novecento e, nella sua incantata fusione di prosa e poesia, di vastità scientifica e di arte raffinata, è il libro, forse, più grandioso che sia stato scritto nella prima metà del secolo.» Con queste parole, un entusiasta Ervino Pocar concludeva l’introduzione all’edizione della Montagna incantata da lui tradotta nel 1965 e salutata come esemplare e capace di trasmettere appieno lo stile e lo spirito dell’opera.

Edizione che è stata poi ripresa dalla Corbaccio nel 1992 e che da allora ha fatto conoscere e apprezzare ai lettori italiani questo Bildungsroman straordinariamente complesso ambientato in un sanatorio svizzero, il celebre Berghof di Davos. Quando il protagonista, il giovane Hans Castorp, vi arriva, è il tipico tedesco settentrionale, un solido e rispettabile borghese; ha però le sue curiosità spirituali ed è intellettualmente aperto all’avventura.

A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero dell’epoca, il suo carattere subisce un’evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia (Behrens e Krokowski), l’amore(la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il proprio equilibrio.

In questo mondo dove il tempo si dissolve e il ritmo narrativo si snoda in sequenze di ore, giorni, mesi e anni resi tutti indistinti dalla routine quotidiana, egli può liberamente crescere. Paradossalmente (l’umorismo di Mann), dopo essere stato convertito alla vita Castorp tornerà alla pianura per perdersi nell’inutile strage della «grande» guerra.

«Il Graal che egli, anche se non lo trova, intuisce nel suo sogno quasi mortale prima di essere trascinato dalla sua altezza nella catastrofe europea», disse Mann, parlando agli studenti di Princeton nel 1939, alla vigilia di un’altra strage, «è l’idea dell’uomo, la concezione di un’umanità futura, passata attraverso la più profonda conoscenza della malattia e della morte. Il Graal è un mistero, ma tale è anche l’umanità: poiché l’uomo stesso è un mistero, e ogni umanità è fondata sul rispetto del mistero umano…

Fate il favore di leggere il libro sotto questo angolo visuale: troverete allora che cosa sia il Graal, il sapere, l’iniziazione, quel ‘supremo’ che non solo l’ingenuo protagonista, ma anche il libro stesso va cercando.»

La genesi de “La montagna incantata”

In principio, Thomas Mann aveva in mente un breve racconto, ispirato dal soggiorno della moglie in una clinica svizzera, specializzata nella cura delle patologie respiratorie. “La montagna incantata” avrebbe dovuto essere un piccolo scrigno dentro cui racchiudere esperienza personale ma, soprattutto, alcune delle tematiche già presenti in “La morte a Venezia“, da sviluppare in chiave ironica.

Poi, il grande cambiamento, con lo scoppio della guerra, l’interruzione dell’attività di scrittura, la drammatica condizione della popolazione, le terribili conseguenze del conflitto e gli strascichi non sopiti. “La montagna incantata” non poteva più somigliare all’idea che aveva dato origine all’opera nel 1912.

Così, spinto dai cambiamenti socioculturali del momento, Mann concepisce e produce un capolavoro senza eguali né precedenti, un romanzo che, partendo dal suo nucleo originario, costituisce un compendio della Belle Époque, un grandioso affresco, ironico e critico, della società occidentale, impegnata a farsi la guerra, ad arricchirsi, a scalare le gerarchie sociali per occuparsi di ciò in cui realmente consiste l’essenza della vita. “La montagna incantata” viene pubblicato in due volumi nel 1924. Pochi anni dopo, Thomas Mann ottiene il Nobel per la Letteratura.

Thomas Mann

Paul Thomas Mann è stato uno scrittore e saggista tedesco, ritenuto uno dei più grandi scrittori e pensatori di tutti i tempi. Dopo la morte del padre si trasferisce prima a Monaco di Baviera con la famiglia, poi soggiorna con il fratello a Roma e Palestrina. Tornato a Monaco, lavora nella redazione del Simplicissimus, ma presto si dedica esclusivamente alla letteratura. Il primo dopoguerra segna la sua definitiva affermazione, fino a diventare il massimo rappresentante della letteratura tedesca.

Nel 1929 vince il Premio Nobel per la letteratura “principalmente per i suoi grandi romanzi ‘I Buddenbrook’, ‘Tonio Kroger’ e ‘La montagna incantata’. Pochi anni dopo decide di lasciare la Germania per trasferirsi prima nei Paesi Bassi e in seguito negli Stati Uniti dove rimane fino al 1952 per poi spostarsi in Svizzera.

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