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Il mercato editoriale francese visto dal New York Times

In controcorrente rispetto a tendenze internazionali che si riscontrano, oltre che nel nostro, anche nei Paesi di lingua inglese, le piccole librerie indipendenti francesi sono ancora numerose, ben 2.500, e per ogni negozio che chiude ne apre uno nuovo. Il New York Times analizza i fattori del loro successo...

Il quotidiano statunitense spiega perché le librerie indipendenti francesi, a differenza di quelle inglesi, godono, o sembrano godere, di ottima salute

 

MILANO – Mentre in Italia le librerie indipendenti vivono una situazione di crisi generalizzata e sono spesso costrette a chiudere, nella vicina Francia godono di ottima salute, o almeno così sembra. In controcorrente rispetto a tendenze internazionali che si riscontrano, oltre che nel nostro, anche nei Paesi di lingua inglese, le piccole librerie indipendenti francesi sono ancora numerose, ben 2.500, e per ogni negozio che chiude ne apre uno nuovo.

 

I DATI DI VENDITE IN FRANCIA NEL SETTORE CARTACEO – In un articolo del 20 giugno dedicato dal New York Times a questo fenomeno, “The French Still Flock to Bookstores” (“I francesi affollano ancora le librerie"), si analizzano i fattori che favoriscono la crescita del mercato in Francia. Dal 2003 al 2011 infatti, le vendite di libri sono incrementate del 6,5%. Più lenta è invece l’affermazione di un altro settore dell’editoria, quello degli e-book, che nei Paesi anglofoni sta sottraendo acquirenti al cartaceo e dunque alle librerie indipendenti: negli Stati Uniti gli e-book rappresentano il 6,4% del mercato, in Francia solo l’1,8%. “Due cose in Francia non si buttano mai: il pane e i libri”, commenta in proposito Bernard Fixot, editore e proprietario di un a piccola casa editrice francese, XO. “In Germania l’artista per eccellenza è il musicista, in Italia il pittore. In Francia è sicuramente lo scrittore!”

 

IL FATTORE DI FORZA DELLE LIBRERIE INDIPENDENTI FRANCESI – Parlando più realisticamente, però, secondo il quotidiano statunitense la vera ragione che spiega la forza delle librerie indipendenti in Francia è l’intervento dello Stato nella regolamentazione delle politiche editoriali. Una legge del 1981, nota come “legge Lang” dal nome del suo ispiratore Jack Lang, allora ministro della Cultura, decreta infatti per il mercato editoriale in lingua francese un regime di prezzi fissi. Nessuna libreria, e neppure Amazon, può vendere libri scontati di più del 5% rispetto al prezzo di copertina stabilito dalle case editrici. Gli editori francesi inoltre, preoccupati dalla possibilità che il mercato degli e-book erodesse quello tradizionale, hanno ottenuto l’anno scorso dal governo che venissero adottate le stesse misure anche in questo settore. Sono gli editori a stabilire il prezzo degli e-book, che come i libri cartacei non possono essere scontati più del 5% su nessun canale di vendita. Nei Paesi anglofoni, invece, vige la regola del libro mercato.

 

DUE DESTINI DIVERGENTI – I destini dell’editoria e delle librerie francesi e di quelle inglesi hanno così preso corsi divergenti. Questa situazione è emblematicamente rappresentata dai recenti avvenimenti. Il mese scorso ha chiuso una storica libreria inglese di Parigi, la Village Voice, che in trent’anni di attività ha ospitato incontri e reading di autori come David Sedaris, Susan Sontag, Raymond Carver and Don DeLillo. “Voglio che tutti voi sappiate quale privilegio abbia rappresentato per me avervi ospiti, sedermi con voi nella mia piccola tana buia dietro al negozio, a chiacchierare, discutere di libri, del vostro lavoro, dell’esistenza”: queste parole ha rivolto Odile Hellier, titolare della libreria, alla folla di simpatizzanti accorsa in libreria per una festa d’addio. “Mi mancheranno quei momenti, e posso solo sperare che ci sarà un’altra piccola tana nella quale sederci a condividere le nostre idee.”

 

RITARDARE L’INEVITABILE – Ben diversa la sorte di un’altra libreria della città che opera nel mercato in lingua francese, L’Usage du Monde, di Katia e Jean-Philippe Pérou: ad agosto il negozio celebrerà l’anniversario della sua nascita.  “Non avremmo mai potuto aprire la libreria senza i sussidi che abbiamo ricevuto dalle istituzioni”, ammette Katia Pérou. “E non saremmo riusciti a sopravvivere se i prezzi non fossero stati fissati per legge.” Il presidente della Bibliothèque nationale de France, tuttavia, nel suo libro “Google et le nouveau monde” (“Google e il nuovo mondo”), uscito l’anno scorso, scrive: “Si aprono molti scenari possibili. Il meno probabile è certamente quello di una vittoriosa resistenza del libro cartaceo.” Forse, sostiene il New York Times, la Francia sta solo ritardando l’inevitabile.

 

2 agosto 2012

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