Tra le ultime pubblicazioni di Santino Mirabella, autore eclettico, Il postino che volle farsi posta (Edizioni Terre Sommerse) e Quando il grigio divenne verde (e viceversa) (Algra Editore).
Santino, questa è una conversazione diversa dal solito. Non ho ancora letto il libro di cui stiamo per parlare, per ragioni di tempo (sempre scarseggiante, purtroppo). E allora ti invito a raccontare ai lettori di questo blog di cosa si parla in questa tua ultima opera, di quale verde e di quale grigio si tratta.
Questo è un libro che ho voluto scrivere per me e per chi come me ama accarezzare i ricordi più cari. Lontanissimi dagli atteggiamenti intellettualistici, per i quali le passioni sportive sarebbero passioni di serie B, ho voluto ricostruire i fantastici momenti della scoperta di un mondo che era bellissimo. Un mondo che per noi bambini era in bianco e nero, un campo di gioco che in tv era grigio e che scoprimmo fosse invece di un verde meraviglioso. Come la speranza. E gli eroi di quei bambini che eravamo noi, sono uomini in carne ed ossa. Perché i tempi passano, ma gli uomini no, si dice. E certe volte è proprio vero.
Vedi una possibilità di cambiamento, in futuro, per questo sport così snaturato e deludente per chi ricorda i suoi (e forse i nostri) tempi eroici, di ben diversa sobrietà?
La mia fiducia è bassissima. Credo che il mondo dello sport, e del calcio in particolare, sia riuscito a precipitare moralmente anche più del resto della società. Nel calcio è tutto più concentrato e rimane pochissimo che possa prescindere dal binomio soldi-interessi. Solo i tifosi, anzi la parte sana dei tifosi, sente ancora i brividi nella pelle, gli altri lo sentono solo nel portafoglio.
Cosa possono significare per un ragazzo del 2015 il verde e il grigio di uno sport ancora tanto seguito?
Una volta un ragazzino giocava e entrava nel mondo del pallone per passione, sognando di diventare ‘qualcuno’. Ora sognano di diventare ‘quel’ qualcuno, questi protagonisti viziati e miliardari che a volte, tra procuratori, Ferrari, veline e soldi, si ricordano che in fondo è, o era, uno sport.
A Catania tutti hanno seguito con partecipazione le vicende della squadra rosso-azzurra. Pensi che ci sia una speranza di redenzione, che le cose possano cambiare?
Catania è come le altre realtà, purtroppo. Non esiste il ‘mal comune mezzo gaudio’. Ovviamente, da catanesi, quello che succede in casa nostra ci fa soffrire di più, ma è il sistema malato. E il Catania calcio si è inserito nel sistema malato. E paradossalmente spesso si sente dire che la colpa principale non è stata tanto nel fatto di aver comprato, o cercato di comprare, le partite, ma di essersi fatti scoprire, a differenza degli altri. E cioè di non essere stati furbi. Quando la furbizia diviene quello che chiediamo a chi gestisce le cose, e non l’onestà, vuol dire che siamo ad un punto senza ritorno.
Grazie, Santino, per il tuo tempo e le tue risposte.