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I 10 errori grammaticali che un lettore non sopporta (Parte 1)

Abbiamo chiesto alla nostra community di lettori qual è l'errore grammaticale che li infastidisce di più. Vediamo insieme la classifica degli errori più odiati

MILANO – Ci sono errori che tutti gli italiani (o quasi) commettono regolarmente quando scrivono un testo, un messaggio o una lettera, ma ci sono errori più gravi di altri. Alcuni di questi sono sono talmente gravi da provocare fastidio in chi legge. Dopo avervi indicato gli errori grammaticali più comuni commessi dagli italiani, vi abbiamo chiesto quali errori vi infastidiscono di più. Vediamo insieme tutti gli errori nella lingua scritta che proprio non sopportate.

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1) L’h “morta” del verbo avere e l’h “resuscitata” nelle preposizioni

Un tempo questi errori abitavano nei testi dei messaggi degli adolescenti. Ora i social network, i post e i commenti, sono pieni di errori di questo tipo. Il dubbio è che nel linguaggio di alcuni questa sia diventata più un’orribile moda che altro. Se non fosse così, ci sarebbe davvero da preoccuparsi. La mancanza dell’h davanti al verbo avere è diventato il più diffuso errore tra i giovani, mentre fastidiosa ma meno frequente, è l’aggiunta dell “h” alle congiunzioni o alle preposizioni.

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2) Il condizionale al posto del congiuntivo 

Uno degli errori più diffusi, sia nella lingua scritta che in quella parlata. Le regole sono chiare, ma spesso non vengono seguite. In questo caso entra in gioco la concordanza dei tempi verbali, che corrisponde a grandi linee alla consecutio temporum della grammatica latina. Si tratta dell’insieme di regole che stabiliscono l’uso dei tempi e dei modi verbali della frase principale e della frase subordinata.

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3) La punteggiatura 

Molti affermano come, con il passare del tempo, l’uso della punteggiatura sia sempre più approssimativo. Con punteggiatura si indicano le pause del discorso mediante segni grafici (la virgola, il punto, il punto e virgola, i due punti, il punto interrogativo, il punto esclamativo, i puntini di sospensione, le lineette, le parentesi, le virgolette), la cui collocazione risponde ad una esigenza pratica di chiarezza logica e a un determinato valore espressivo. Si tratta quindi di simboli fondamentali all’interno di un testo scritto. Gli errori di punteggiatura in un testo ne compromettono la lettura.

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4) Il raddoppio della consonante in alcune locuzioni 

Questo è il caso di alcune espressioni come “a parte”, “a posto” e “a volte”. Le persone tendono a traslare nella lingua scritta il suono della lingua parlata. A volte, quindi, capita che alcune locuzioni vengano scritte tutte attaccate (apparte) invece che “a parte” che è ovviamente la forma corretta. Si tratta di errori meno frequenti, ma comunque fastidiosi.

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5) La sbagliata attribuzione dell’accento e dell’apostrofo 

Un esempio per tutti: il termine “fa”. Fa (senza né accento né apostrofo) può significare la quarta nota musicale, il verbo fare coniugato alla terza persona singolare (egli fa) e l’avverbio che indica un punto nel passato: tempo fa. Fa’ (con apostrofo, non con l’accento) è invece l’elisione della coniugazione all’imperativo del verbo fare alla seconda persona singolare (tu fai): “ehi tu, fa’ come ti dico!”. Fà (con accento) è invece sbagliato.

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