Tutelare le donne e le ragazze dell’Afghanistan. E’ questo il nuovo appello lanciato dallo scrittore afghano Khaled Hosseini e rivolto alla comunità internazionale. Intervistato dalla Cbs, l’autore de “Il cacciatore di Aquiloni” è preoccupato “per il popolo dell’Afghanistan e soprattutto per le donne e i bambini che hanno sofferto di più l’ultima volta che i Talebani sono stati al potere”.
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Progresso minacciato
Dal 2006 ambasciatore di buona volontà dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo Hosseini “grandi progressi erano stati fatti negli ultimi vent’anni per le donne in Afghanistan: le donne erano tornate a lavorare e avevano occupato un quarto dei seggi del parlamento, erano in televisione, nel sistema sanitario, nell’istruzione, nella polizia”. Ora però “tutto questo è minacciato. Nessuno sa cosa riserva il futuro per l’Aghanistan”.
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L’appello di Hosseini
Lo scrittore di “Mille splendidi soli” ha sollecitato Washington e i suoi alleati a “esercitare la legittima e appropriata pressione sui Talebani perché non violino i diritti essenziali dei cittadini afghani e specialmente delle donne e delle ragazze”. Proprio il romanzo sopracitato uscito nel 2008 ritrae gli ostacoli e i pericoli delle due protagoniste femminili “quando i Talebani prendono il potere” e “la vita diventa una disperata battaglia contro la fame, la brutalità e la paura”.
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Le vere intenzioni dei talebani
In un’altra intervista rilasciata al Corriere, Hosseini ribadisce la sua preoccupazione per tutti coloro che in questi anni in Afghanistan si sono battuti per i diritti umani, in particolare “per le donne coraggiose, resilienti e resistenti che sono entrate in politica, che sono diventate capi di polizia, governatrici provinciali, sindaci, che hanno promosso la causa delle altre donne. E ancora, per le ragazze coraggiose che sono andate a scuola nonostante le minacce.” E i talebani? “In questo momento, il mondo intero li sta guardando, ogni telecamera puntata su di loro. Ma cosa succederà quando l’opinione pubblica inevitabilmente rivolgerà il proprio sguardo altrove e l’Afghanistan non occuperà più le prime pagine? È allora che conosceremo davvero le loro intenzioni.”
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Cosa può fare, quindi, la società civile davanti a tutto ciò? “Leggere libri di storia. Molte persone si sono affidate ai miei romanzi per avere un’idea di cosa sia l’Afghanistan, e tutto ciò mi onora e mi riempie di gioia. Ma la narrativa non basta per comprendere il mondo.”