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Guido Conti di Atelier 65, ”La nostra casa editrice guarda al futuro e a un orizzonte internazionale”

Una casa editrice che opera tra Parma, Milano e Parigi, senza avere nessuna sede fisica, che sfrutta le nuove tecnologie e la rete per allargarsi, potenzialmente, ovunque, per realizzare libri in digitale di cui si stampa poi un numero molto basso di copie cartacee: questa è Atelier 65...
Il direttore editoriale e ispiratore della nuova casa editrice Atelier 65 ci presenta un progetto dalle caratteristiche estremamente innovative nel panorama dell’editoria italiana
MILANO – Una casa editrice che opera tra Parma, Milano e Parigi, senza avere nessuna sede fisica, che sfrutta le nuove tecnologie e la rete per allargarsi, potenzialmente, ovunque, per realizzare libri in digitale di cui si stampa poi un numero molto basso di copie cartacee: questa è Atelier 65. A parlarcene è il direttore editoriale, e ispiratore del progetto, Guido Conti, che insieme a un gruppo di amici quarantenni pronti a rimettersi in gioco – Carlo Bocchialini, Alessandra Vignali e Daniele Cobianchi – ha dato vita a una realtà assolutamente innovativa nel panorama editoriale.
Com’è venuta l’idea di questa nuova casa editrice, Atelier 65?
In realtà questa è la mia terza casa editrice. Nel 1998 ne ho aperta una da una piccola cooperativa editoriale – si chiamava Il Cavaliere Azzurro. Funzionava molto bene, pubblicavamo riviste per una banca. In seguito, dato che a Parma mancava una casa editrice universitaria, ho deciso di creare la Book Editore, che metteva insieme l’attività di pubblicazione per la banca e quella per l’università. 
Ho anche lavorato con Mario Guaraldi, editore di Rimini all’avanguardia, che opera ormai da quarant’anni e ha cambiato pelle moltissime volte, rinnovano il modo di fare editoria in Italia. Con lui abbiamo creato il primo libro digitale nel 1998: abbiamo spedito il file da Rimini a Bruxelles e ne abbiamo realizzate 30 copie per i clienti. A partire da quel primo esperimento, abbiamo poi provato a realizzare una serie di progetti didattici per insegnare a scrivere attraverso le nuove tecnologie – erano i primi del 2000. Abbiamo pubblicato circa 50 titoli in collaborazione con le scuole.
Tre anni fa, dopo aver abbandonato la Book Editore, ho deciso di dedicarmi per un po’ soltanto all’attività scrittore. Riaffacciandomi al mondo dell’editoria oggi, avrei voluto creare la “Guido Conti Editore”. Alla fine non ho aperto il marchio, ma quando ho cominciato a muovermi per dar vita a questa realtà ho trovato degli amici e dei soci che volevano rimettersi in gioco professionalmente. Oggi apre così l’Atelier 65, fatta tutta da quarantenni, che opera tra Parma, Milano e Parigi, un progetto assolutamente innovativo dal punto di vista editoriale.
Ci può spiegare in cosa consiste questa novità?
Noi pensiamo che proprio questo momento di crisi, in cui molte grandi case editrici sono in difficoltà, sia in realtà un momento di grandi opportunità per chi vuole fare editoria.
Innanzi tutto noi non abbiamo una sede fisica, quindi non abbiamo costi di affitto. Ognuno lavora a casa propria, le nostre riunioni sono attraverso Skipe.
In secondo luogo non abbiamo magazzino, perché facciamo tirature limitate – tra le 300 e le 500 copie. 
L’investimento inoltre è basso, perché il punto di pareggio per un libro tutto in bianco e nero con questa tiratura si aggira attorno alle 70-100 copie vendute. 
Allo stesso tempo si apre la possibilità di guadagni importanti: oggi si guadagna di più facendo un libro digitale in 300 copie che non facendo 5 mila copie con i quotidiani e passando dalla distribuzione delle edicole, che oramai è alla frutta.
Queste nuove possibilità editoriali aprono anche delle potenzialità didattiche enormi. Si può per esempio pubblicare la poesia a bassissimo prezzo, con tirature minime, si possono fare importantissime operazioni di recupero e si può tenere il catalogo sempre aperto – un titolo si può in ogni momento ristampare, anche in 10, 15 o 20 copie.
Il fatto di non avere una sede e di parlarci via internet ci consente di avere collaboratori ovunque: ne abbiamo a Milano e a Parigi – è come avere una sede lì – e cerchiamo punti di riferimento in ogni città. Vogliamo lavorare sul territorio.
Quali vantaggi dà questo dal punto di vista del catalogo?
Oggi non ha senso mettersi in competizione con i grandi editori nel campo delle opere generaliste. Conviene partire da progetti più piccoli.
Molte piccole librerie indipendenti hanno trovato un modo di ripensare la loro attività stampando dei libri e vendendoli direttamente, trasformandosi cioè in editori e pubblicando opere legate al territorio, come succedeva nell’Ottocento – diverse grandi case editrici sono nate così.
Con la libreria Ticinum di Voghera, per esempio, abbiamo realizzato un libro sul Natale a Voghera in 300 copie, e siamo sicuri che sarà un successo.
Quello che sta accadendo è molto interessante: si ritorna oggi alle basi dell’editoria, al passato, pur essendo nel futuro. 
Avete già pubblicato qualche titolo?
Per ora solo il libro su Pellegrino Riccardi, di Carlo Bocchialini – il titolo è “Pellegrino Riccardi. Un giusto tra le nazioni”. Sta andando molto bene: ne abbiamo stampate 500 copie e ne abbiamo già vendute 350.
Abbiamo comunque moltissime proposte, per esempio per fare delle riedizioni con i professori universitari. Possiamo così pubblicare un numero mirato di copie delle opere che hanno bisogno per i loro corsi. Se si cercano per esempio poeti che hanno pubblicato negli ultimi 30 anni, a meno non siano davvero dei grandi si fa molta fatica a trovarli: sono tutti fuori catalogo. 
Ci può dire qualcosa della linea editoriale che seguirete?
La linea editoriale la vogliamo costruire tra Milano e Parigi, il nostro intento è proporre un progetto dal profilo internazionale.
Il libro su Pellegrino Riccardi è uscito contemporaneamente in italiano e inglese, perché oggi il libro ha una potenzialità di vendita a livello internazionale immediata, grazie ad Amazon e alle grandi piattaforme in internet. 
Si parte dal locale per costruire un progetto editoriale nuovo, che nasce guardando a un orizzonte europeo. 
Ci interessano molto la narrativa e la poesia contemporanea francese, che è un territorio ancora tutto da esplorare, così come vogliamo portare la nostra letteratura e il nostro lavoro a Parigi. 
Cosa ne pensa del panorama editoriale italiano attuale?
È molto complesso. Per la prima volta nella storia dell’editoria si sono intrecciate due diverse crisi: la crisi economica, potentissima, da un lato e dall’altro la trasformazione della forma del libro e dell’intero mercato librario, che non è più nazionale ma mondiale. Il vero problema per le grandi case editrici sarà trasportare queste grosse aziende in un mondo completamente diverso: è una scommessa importantissima, molto seria, non sarà facile per loro. Non sarà facile per nessuno in realtà, e sarà un passaggio molto lungo. D’altra parte però si aprono enormi possibilità. 
10 novembre 2013
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