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Gianni Scapellato, ”Il mio libro per non dimenticare la tragedia di Ustica”

Responsabilità di qualcuno o tragica fatalità? Ciò che conta è che le vittime non siano dimenticate e si possa il prima possibile risalire alla verità sulla strage di Ustica. E' questo il messaggio lanciato da Gianni Scapellato e contenuto nel suo libro “Missione Scudo bianco”...

 L’ex direttore dell’aereoporto di Malpensa in ”Missione Scudo Bianco” denuncia la necessità di far chiarezza sui fatti avvenuti 30 anni fa sopra il cielo di Ustica

 

MILANO – Responsabilità di qualcuno o tragica fatalità? Ciò che conta è che le vittime non siano dimenticate e si possa il prima possibile risalire alla verità sulla strage di Ustica. E’ questo il messaggio lanciato da Gianni Scapellato, direttore di Aeroporto a Malpensa per l’Aviazione Civile Italiana dal 1984 al 2002, e contenuto nel suo libro “Missione Scudo Bianco”, edito da Opera Graphiaria Electia. In quest’opera, Scapellato non punta il dito contro nessuno, ma invita a riflettere ed a fare chiarezza sul disastro aereo di Ustica, avvenuto il 27 giugno 1980, in cui gli 81 passeggeri del DC9 Itavia persero la vita nel cielo tra le isole di Ustica e Ponza, quando l’aereo si squarciò in volo senza preavviso e scomparve in mare.

BISOGNO DI CHIAREZZA – Dopo oltre trent’anni di inchieste, le responsabilità e le cause stesse del disastro non appaiono ancora chiare. Questo spinge Scapellato a scrivere l’opera. “Questo libro non è un’inchiesta, ma un romanzo, legato al periodo storico nel quale si svolge. Mi ha sempre dato fastidio, in riferimento alla strage di Ustica, sentir dire che quell’aereo, Dc9 Itavia, era nel posto sbagliato al momento sbagliato. In realtà non è così. Ustica non un isolotto sperduto, è casa nostra, e lo spazio aereo sopra Ustica è territorio italiano a tutti gli effetti. Quindi quell’aereo era dove doveva essere, nella sua aereo via e al momento giusto.”

 

LA MISSIONE SEGRETA – Il libro non è una cronistoria dei fatti accaduti, ma il frutto di un attenta ricerca di fatti e particolari da parte di Scapellato, il quale vuole descrivere accadimenti reali romanzandoli, e dando delle risposte plausibili a circostanze ancora ignote o nascoste. Il romanzo parte un anno prima della strage di Ustica, nell’aprile del 1979, in quanto secondo Scapellato se c’è stata una battaglia, ci deve essere stata una pianificazione prima, con due contendenti. Due Starfighter italiani decollano da Birgi per la missione “Scudo Bianco”. Durante il volo il capitano Scidetti si scontra con uno stormo di uccelli e perde il controllo del suo aereo, finisce in mare e viene raccolto e sequestrato da una nave militare straniera. Da qui partono una serie di intrighi e missioni segrete da parte dei vertici dell’Aeronautica e i Servizi Segreti per recuperare il militare, e che culminerà con la battaglia aerea tra quattro Starfighter italiani e due MiG nemici attirati in trappola, uno dei quali, per sfuggire all’attacco, finisce con l’inserirsi nella rotta del DC9 dell’Itavia in volo verso Palermo, se ne fa scudo, lo sfiora e ne provoca il collasso.

 

FAR EMERGERE LE RESPONSABILITA’ – Una ricostruzione romanzesca, frutto dell’esperienza e del minuzioso lavoro di documentazione da parte di Scapellato.  Proprio per non banalizzare il discorso, le parti descrittive di come si mette in moto un aereo da caccia, di qual è il sistema d’arma a supporto, sono riportate minuziosamente da parte dell’autore. La tesi sostenuta da Scapellato è che sulla vicenda ci siano delle responsabilità da parte delle istituzioni. “Se c’è stata una battaglia aerea a casa nostra, nel mar Mediterraneo, è impossibile che non se ne sappia nulla. Una sentinella non può essere colta di sorpresa.” Responsabilità rilevate recentemente anche dagli organi giudiziari. “Nel settembre 2011, il tribunale civile di Palermo ha condannato i ministri della Difesa e dei Trasporti a risarcire i parenti delle vittime. Occorre che emerga il prima possibile la verità.”

 

UN ROMANZO PER FAR RIFLETTERE – Gianni Scapellato ha alle spalle una feconda attività pubblicistica in materia di aerei e aeroporti, sia militari che civili, fatte di vaste letture di saggistica e narrativa aperte verso orizzonti storici, politici e letterari su scala mondiale. In “Missione Scudo Bianco” l’autore sceglie appositamente il genere romanzesco per la stesura dell’opera. “In questo romanzo non voglio denunciare o puntare il dito su qualcuno, ma voglio solamente spingere a far riflettere. E’ un genere che non deve dare risposte, quello spetta ai saggi. Il romanzo è bello quando riesce a far riflettere, mi pone una domanda.” Infine l’autore sottolinea l’importanza della lettura per la consapevolezza e capacità critica da parte degli italiani. “Ritengo che dedicarsi alla lettura sia la cosa più importante che si possa fare. Leggere permette di acquisire cultura. Noi siamo ciò che leggiamo.”

 

13 giugno 2012

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