Sei qui: Home » Libri » Georges Simenon, i 9 libri da leggere di uno dei giallisti più amati di sempre

Georges Simenon, i 9 libri da leggere di uno dei giallisti più amati di sempre

Ricordiamo Georges Simenon, grande romanziere belga, nonché padre del commissario Maigret scoprendo i suoi libri più belli e intriganti

Se Georges Simenon è un romanziere amatissimo e mai fuori moda ce lo confermano le classifiche che di tanto in tanto ce lo rinominano, collocandolo nella top 10.

La penna di Georges Simenon è indimenticabile, tanto quanto lo sono i suoi personaggi, in particolar modo il Commissario Maigret. Maigret ha colpito il nostro immaginario a tal punto che è diventato anche una serie televisivo di gran successo, con continue riprese. Per ricordare il romanziere Simenon, indiscutibile genio per il suo talento nell’intrecciare vicende e psicologia dei personaggi, vi proponiamo alcune delle sue opere.

Georges Simenon, i 9 libri più belli dell’amato giallista

Il Pensionante

“Il pensionante” è il primo libro di Simenon che vi suggeriamo.

Elie Nagéar non sapeva neanche come si chiamasse esattamente l’uomo che aveva ucciso a colpi di chiave inglese sul treno Bruxelles-Parigi. Sapeva solo che aveva con sé dieci mazzette di banconote, e che era olandese.

A Bruxelles, Elie contava di vendere certi tappeti bloccati alla dogana, ma l’affare era andato a monte, i soldi stavano per finire, e Sylvie aveva cominciato a trattarlo in modo sprezzante. Così, senza quasi rendersi conto di quel che faceva, aveva comprato la chiave inglese e aveva seguito l’olandese sul treno delle 00.33…

Il treno

Forse fra i maggiori successi di Simenon, “Il treno” è una lettura appassionante che mescola storia e mistero.

Maggio 1940. Le truppe della Wehrmacht dilagano in Belgio e minacciano i confini della Francia. Dalle Ardenne, dove è stato promulgato un ordine di evacuazione generale, sciami di profughi lasciano le loro case prendendo d’assalto i pochi treni disponibili.

Nel carro bestiame di un convoglio che procede lentissimo verso il sud, un uomo privo di ogni qualità, miope e di salute cagionevole, un uomo con una piccola vita mediocre e mediocremente serena, incontra una donna di cui non saprà altro, per tutto il tempo che passeranno insieme, se non che è una cèca di origine ebrea, e che è stata in prigione a Namur.

Fra loro, all’inizio del lungo viaggio che li porterà fino alla Rochelle, non ci sono che sguardi. Ma un po’ alla volta, senza che nulla sia stato detto, le due solitarie creature diventano inseparabili; finché, durante la prima notte che passano l’uno accanto all’altro sulla paglia ammucchiata per terra, confusi fra altri corpi sconosciuti, accadrà qualcosa di inimmaginabile…

L’assassino

Il primo martedì di gennaio il dottor Hans Kuperus lascia Sneek, il paesino della Frisia in cui vive, e si reca ad Amsterdam, come tutti i primi martedì del mese. Questa volta, però, non partecipa alla riunione dell’Associazione di Biologia, né va a pranzo dalla cognata.

Compra una rivoltella, se la mette in tasca, riprende il treno, poi il traghetto che attraversa lo Zuydersee, poi un altro treno. Solo che, prima di arrivare a Sneek, il convoglio rallenta e si ferma. Allora il dottor Kuperus agisce quasi senza riflettere: scende e si avvia, camminando nella neve, verso il bungalow in riva al lago dove (come ha appreso da una lettera anonima) troverà la moglie in compagnia del suo amante.

Tutto avviene molto rapidamente: quando i due escono, Kuperus li uccide e getta i corpi nel lago. Dopodiché, come ogni sera, raggiunge al caffè i membri dell’Accademia di Biliardo. Di quella prestigiosa istituzione, che accoglie tutti i notabili del luogo, Kuperus sogna da tempo, invano, di essere eletto presidente: ma forse ora potrà riuscirci, perché il presidente in carica (il conte Shutter, l’uomo più ricco del paese, quello che ha la casa più bella, la barca più bella, le donne più belle, anche sposate) giace in fondo al lago, decisamente morto.

A casa, dopo, Hans Kuperus farà una cosa che aveva a lungo fantasticato: si porterà a letto Neel, la florida, soda, rosea domestica. Dall’indomani, pensa, comincerà la “vita vera”: perché lui è stato capace di infrangere la cappa di rispettabile noia nella quale vivono tutti…

Maigret è prudente

È il 4 marzo, e una lettera anonima avvisa Maigret che di lì a qualche giorno verrà commesso un omicidio – e che non c’è modo di evitarlo. Non si tratta del solito mitomane: lo stile accurato, il tono deciso fanno presagire il peggio.

La preziosa carta da lettera permette subito di risalire a un giurista di fama internazionale, specialista di diritto marittimo, Emile Parendon: è fin troppo chiaro che qualcuno ha voluto attirare il commissario nel sontuoso appartamento-studio di avenue Marigny, a due passi dall’Eliseo e dal ministero degli Interni. Ma chi?

Lo stesso Parendon, una sorta di gnomo ironico e sottile, ossessivamente dedito al lavoro e alla passione per la psichiatria? La spavalda Antoinette Vague, sua segretaria e amante? La ribelle figlia Bambi, studentessa di archeologia? O il più giovane e solitario Gus, liceale con la mania della musica e dell’elettronica? O forse, perché no?, la sofisticata, aristocratica Madame Parendon, persuasa che il marito sia un uomo pavido e malato che cela tendenze suicide?

La camera azzurra

Diverso, intrigante in un modo del tutto nuovo rispetto agli altri libri di Simenon: “La camera azzurra” è una storia di passione e dolore che si legge tutta d’un fiato.

“Sei così bello” gli aveva detto un giorno Andrée “che mi piacerebbe fare l’amore con te davanti a tutti…”. Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei.

Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.

La pipa di Maigret e altri racconti

Georges Simenon si è distinto anche nell’arte del racconto. Emblematico il suo “La pipa di Maigret”.

Ora Maigret sapeva come erano andate le cose il giorno precedente nella cappella dell’ospedale. Justin, che batteva i denti ed era allo stremo delle forze, aveva avuto una vera e propria crisi di nervi. La messa non poteva ritardare. Con il consenso della madre superiora, la suora sacrestana aveva preso il posto del chierichetto, che nel frattempo riceveva le cure del caso in sacrestia.

Erano passati dieci minuti prima che alla madre superiora venisse in mente di avvertire la polizia. Bisognava attraversare la cappella. Tutti avevano intuito che stava succedendo qualcosa. Al commissariato di quartiere, il brigadiere di turno ci aveva messo un po’ a capire. “Come dice?… La madre superiora?… Superiora di che?…”

Le signorine di Concarneau

Jules Guérec – quarant’anni, celibe, proprietario di due pescherecci – è sempre vissuto nella cittadina bretone in cui è nato, nella casa adiacente all’emporio che la sua famiglia gestisce da generazioni, nello stesso odore “di catrame, cordami, caffè, cannella e acquavite”, insieme alle due sorelle rimaste nubili, che lo accudiscono con una sollecitudine benigna, occhiuta e possessiva.

A loro Guérec deve rendere conto di come spende ogni centesimo. Persino quando gli capita di andare a Quimper, e di non resistere alla tentazione di tornare in quella certa strada dove un paio di signore “arrivate da Parigi” passeggiano “gettando agli uomini sguardi provocanti”, il pensiero di come farà a giustificare i cinquanta franchi mancanti gli rovina il piacere.

Sono loro, le sorelle, a sorvegliare tutto, a provvedere a tutto. Anche quella volta che lui, da giovanotto, ha messa incinta una ragazza, è stata Celine – che delle due è la più penetrante e la più spiccia, e che afferma di conoscere il fratello come fosse un figlio suo – a prendere in mano la situazione.

Una notte, però, Guérec, senza quasi accorgersene, sarà la causa di un evento tragico, le cui paradossali conseguenze potrebbero forse spingerlo a uscire dal bozzolo soffocante, ma anche tiepido e rassicurante, dei legami familiari.

Il Presidente

“Il presidente” è il libro di Simenon perfetto per chi ama i ritratti di personaggi, oltre che i gialli.

Era stato un uomo molto potente. Per molti, moltissimi anni. La sua carriera politica lo aveva portato a un passo dal diventare Presidente della Repubblica.

Adesso, vecchio e malato, era una sorta di monumento vivente, e in tutte le redazioni dei giornali (di questo lui era certo) i “coccodrilli” dovevano essere già pronti da tempo. Eppure, da quando si era ritirato sulla costa normanna, dopo la caduta del suo ultimo governo e la sincope che lo aveva colpito, il presidente sapeva di essere strettamente sorvegliato.

Non solo da quelli che lui chiamava i suoi cani da guardia – gli ispettori che si davano il cambio davanti a casa sua dietro preciso incarico del ministero degli Interni -, ma anche dall’infermiera che lo curava, dalla segretaria, e dal fedele autista.

Gli stessi (e pure di questo era quasi certo) che frugavano con accanimento fra i suoi libri e le sue carte – soprattutto dal giorno in cui aveva detto a un giornalista di aver cominciato a scrivere le sue memorie “non ufficiali”. Qualcuno, evidentemente, lo considerava ancora pericoloso. Ma chi?

Luci nella notte

È l’ultimo week-end d’estate e Steve e Nancy partono per il Maine verso il luogo dove i bambini hanno passato un mese di vacanza. Non sanno che il viaggio segnerà una svolta drammatica nella loro esistenza. Fin dal pomeriggio Steve è, come dice lui, “entrato nel tunnel”: ha iniziato cioè ad affogare nell’alcol le sue insoddisfazioni e viltà.

E poche ore prima che lasciassero New York, dal carcere di Sing Sing è evaso un uomo, e il destino ha deciso che la sua strada incroci la loro.

 
© Riproduzione Riservata