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Elisa Puricelli Guerra, ”I bambini sono i lettori più appassionati e sinceri”

Con ''Un fidanzato via satellite'', prosegue la storia di Leo ed Elettra, la serie ''Un divano per 12'', ideata dalla casa editrice Giunti Junior, arrivata ora al suo quarto capitolo. L'autrice, Elisa Puricelli Guerra, in quest'intervista ci racconta...

L’autrice di “Un divano per 12” ci racconta l’ultimo episodio di questa serie e ci parla del suo amore per la scrittura e per i suoi piccoli lettori

MILANO – Con “Un fidanzato via satellite”, prosegue la storia di Leo ed Elettra nella serie “Un divano per 12”, ideata dalla casa editrice Giunti Junior e arrivata ora al suo quarto episodio. L’autrice, Elisa Puricelli Guerra, in quest’intervista ci racconta la sua passione per la scrittura, nata ancor prima che sapesse leggere, e oggi più viva che mai grazie all’entusiasmo del suo giovane pubblico. Regalandoci qualche anticipazione riguardo agli ultimi sviluppi della storia, la scrittrice prende spunto per riflettere più in generale sul mondo dell’editoria per ragazzi e sulla sua capacità di rispondere alle esigenze dei suoi piccoli lettori.

Come è nata la sua passione per la scrittura?
E’ nata prestissimo, quando ho cominciato a leggere, o forse anche prima, quando mia madre leggeva per me prima di addormentarmi e io avevo sempre la tentazione di proseguire le storie che mi raccontava, un po’ anche perché mi davano l’impressione che finissero troppo presto. Quando poi ho cominciato a leggere e a saper scrivere, mi sono messa io stessa a ideare dei finali alternativi per quelle stesse storie e a crearne di nuove. E’ una cosa che è sempre stata in me e che nasce dai libri e dalla lettura.

Perché ha scelto di dedicarsi esclusivamente alla letteratura per ragazzi? Non ha mai pensato di rivolgersi ad un pubblico adulto?
Sono ormai da più di una decina d’anni nel settore dell’editoria per ragazzi e questo lavoro è capitato per caso, permettendomi però col tempo di fare molte esperienze diverse.
Quando poi sono finalmente riuscita a trovare il coraggio di scrivere, non molto tempo fa, nel 2009, mi è venuto spontaneo, essendo già nel settore, occuparmi di letteratura per ragazzi. Ed è stato lì che mi sono resa conto che era veramente quello che volevo fare, è stato un po’ come tornare alle storie che scrivevo da bambina. E’ vero, ogni tanto mi viene la tentazione di cambiare, ma poi ripenso al pubblico dei bambini e dei ragazzi, che è talmente bello, tra me e loro riesco ad instaurare uno scambio talmente intenso, che tante volte mi ripeto che un pubblico adulto non sarebbe in grado di essere altrettanto appassionante e sincero.

“Un fidanzato via satellite” è il quarto appuntamento della serie “Un divano per 12”, pubblicata da Giunti Junior. Può raccontarci di cosa parla e come è nato questo progetto editoriale?
In quest’ultimo volume tutto ruota attorno a Leo, uno dei protagonisti di questa storia, un bambino di 9 anni costretto a trasferirsi dal padre e dalla sua nuova famiglia a Milano, perché la mamma, che è una giornalista della Rai, viene costretta a partire per lavoro come inviata speciale. I due si parlano per lo più via Skype e in una delle loro ultime conversazioni la mamma annuncia a Leo di avere un nuovo fidanzato. E Leo, che in realtà sogna, nonostante tutto, che i suoi genitori possano ritornare insieme, è disperato perché il fatto che la mamma si sia innamorata di qualcun altro significa un po’ la fine di tutto. Ma questo fidanzato, che viene presentato per la prima volta a Leo e alla famiglia della mamma, ne succedono veramente di tutti i colori. L’idea per questa storia è nata da un’esigenza della stessa casa editrice, che non trovava in Italia una serie o una storia che parlasse della famiglia allargata. Sembrava quindi un progetto interessante da sviluppare. Mi sono appassionata all’idea perché la famiglia ha sempre costituito un tema centrale in me e nella mia produzione, e in questo caso mi offriva tante opportunità, per esplorare il ‘mondo famiglia’ in tutti i suoi aspetti.  

Il tema delle famiglie allargate è oggi più che mai attuale. In che modo ha deciso di trattarlo nella storia di Leo ed Elettra?
Leo ed Elettra sono fratellastri. Quando Leo è costretto a trasferirsi a Milano incontra Elettra, figlia della nuova compagna del padre. Tra i due c’è subito un fortissimo scontro, cercano di eliminarsi a vicenda perché hanno obiettivi diversi: l’uno il far tornare il proprio padre a casa, insieme alla madre; l’altra il preservare il suo nuovo nucleo famigliare, tenendosi stretta l’unica figura paterna che abbia mai conosciuto. Come è nello spirito della serie, ho cercato di trattare questo argomento in tutti i suoi aspetti drammatici e didascalici, inserendolo in un contesto che lo sdrammatizzi, con umorismo. La serie vuole affrontare un tipo di famiglia di cui ormai oggi si parla sempre di più, quella allargata appunto, con l’idea che non ne esista una normale, perfetta, quella del Mulino Bianco per intenderci, ma che anche in una famiglia come questa quante più difficoltà si superano, tanto più si costruiscono rapporti veri. Nulla è dato per scontato nella famiglia allargata, tutto si conquista piano e con fatica, però nello stesso tempo c’è più ricchezza, ci sono più emozioni. E’ bello raccontarle e io spero che con queste illustrazioni così divertenti, i bambini possano riconoscersi e sorridere.

Da addetta ai lavori quale pensa che sia la situazione della letteratura per ragazzi oggi? Ritiene che abbia un giusto spazio nel mondo editoriale italiano?
Come prima impressione credo che la letteratura per ragazzi sia oggi molto forte, forse uno dei pochi settori nel mondo editoriale che va bene. E questo probabilmente è determinato dal fatto che la scuola incoraggia i bambini alla lettura, le insegnanti sono molto interessate, coinvolte, attente alla scelta dei libri per la lettura. C’è poi forse un momento dalla seconda media alle superiori, in cui questa cosa si perde: i ragazzi leggono meno, si interessano ad altre cose. Magari ci sono anche troppe cose, ma mi sembra che rispetto al passato la qualità sia migliorata, ci sono molte proposte interessanti, molti nuovi giovani autori. In questo momento comunque è molto più sana rispetto alla letteratura per adulti, che forse si disperde in prodotti che letteratura non sono, o almeno questa è la mia impressione.

Ormai ci si ripete sempre più spesso che in Italia si legge poco. Come crede che debba porsi la letteratura per incuriosire e stimolare i ragazzi, per avvicinarli alla lettura?
Io trovo un grandissimo entusiasmo nei bambini delle elementari, determinato sicuramente dal grande lavoro che le insegnanti e la scuola compiono in termini di promozione alla lettura, senza nulla togliere ai genitori, che però il più delle volte non sono informati sulle uscite editoriali e sulle proposte di lettura. Spesso i bambini creano un passaparola a proposito delle loro letture e su iniziativa delle maestre partecipano a molti incontri con gli autori, nelle librerie, nelle scuole e sono tutti appassionati e grandissimi ascoltatori. Nel caso dei ragazzi più grandi invece penso che, come è giusto che sia, subentrino altri interessi a distoglierli dalla lettura, e quindi si presenta il problema di dover trovare il modo di raggiungerli. Trovo che siano un pubblico molto esigente, capace di selezionare le proposte che gli vengono offerte e di capire cosa è valido e cosa invece no. Credo che una soluzione per poterli coinvolgere potrebbe essere quella di incentivare anche per le medie e superiori gli incontri con gli autori, non trascurando il fatto che è necessario affrontare certi temi dal loro punto di vista. Bisogna quindi sapersi proporre con una certa leggerezza, con il loro linguaggio, non come un adulto che parla loro attraverso un altro punto di vista, che non gli corrisponde.

Può darci qualche anticipazione sui suoi prossimi progetti editoriali? Continuerà a svolgere un importante ruolo educativo, trattando temi di grande attualità?
Sicuramente la serie sulla famiglia allargata “Un divano per 12” continuerà: sono già in programma altri due titoli, uno già concluso, l’altro in scrittura. Devo dire che è un progetto che sicuramente mi appassiona, perché mi permette di mettere assieme le mie due anime, quella più di intrattenimento, che è forse più mia, e quella più reale, perché mi ha dato l’opportunità di occuparmi di temi più veri e problemi reali. E’ una cosa che mi piace, che sento nelle mie corde. Mi piacerebbe in realtà proseguire anche con libri rivolti ad un pubblico più grande, come per esempio con “Cuori di carta”, che tratta di ragazzi protagonisti di una situazione un po’ più delicata, senza permettermi di usare il mio strumento principale, l’umorismo. Mi piace fare entrambi comunque, a volte si ha la necessità di perdersi in un libro dai mondi fantastici, anche se, d’altra parte, è pur vero che anche quando mi sono occupata di argomenti di intrattenimento non ho mai evitato di inserirvi degli spunti che facessero riflettere. 

 

2 ottobre 2012

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