La “Commedia” di Dante, definita poi “Divina” da Boccaccio, è una delle opere letterarie più note e amate al mondo.
D’altra parte, come una volta ha detto Roberto Benigni, “quando si parla della Divina Commedia o di Dante, bisogna non tanto capire, perché è semplice anche se non è sempre facile. Come è semplice l’universo, la musica di Bach: semplice ma non facilissima. È tutto vero; siamo lì, è come una rosa”.
La Divina Commedia
La “Commedia” di Dante, definita poi “Divina” da Boccaccio, è una delle opere letterarie più note e amate al mondo. La Divina Commedia è un poema allegorico-didascalico scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina.
Composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, la Divina Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, tanto da essere conosciuta e studiata in tutto il mondo.
D’altra parte, come una volta ha detto Roberto Benigni, “quando si parla della Divina Commedia o di Dante, bisogna non tanto capire, perché è semplice anche se non è sempre facile. Come è semplice l’universo, la musica di Bach: semplice ma non facilissima. È tutto vero; siamo lì, è come una rosa”.
Il Dantedì
Il 25 Marzo, data che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia, si celebra il Dantedì, la giornata dedicata al Sommo poeta fiorentino.
L’idea è nata da un editoriale del giornalista e scrittore Paolo Di Stefano apparso sul Corriere della Sera il 19 giugno 2017, dove si avanzava la proposta che Dante Alighieri avesse la propria giornata nel calendario sul modello del Bloomsday dedicato a James Joyce.
La giornata dedicata al Sommo Poeta venne istituita il 17 gennaio 2020, su proposta dell’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Dante è il simbolo indiscusso della cultura e della lingua italiana: ricordarlo con iniziative ed eventi una volta all’anno è un modo per unire ancora di più il Paese intorno ad uno dei suoi maggiori esponenti in ambito culturale, condividendo versi dal fascino senza tempo.
Divina Commedia, i versi più memorabili di Dante
Oggi, in occasione del Dantedì, vi proponiamo alcune delle terzine più celebri di un’opera monumentale come la Divina Commedia, molte delle quali già le conoscerete a memoria.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…”
“Inferno”, Canto I
**********
“[…] Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole,
e più non dimandare…”
“Inferno”, Canto III**********
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona…”
“Inferno”, Canto V
**********
“Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.”
“Inferno”, Canto V
**********
“‘O frati,’ dissi, ‘che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigiliad’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza’.”
“Inferno”, Canto XXVI
**********
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”
“Purgatorio”, Canto VI**********
“La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove…”
“Paradiso”, Canto I
**********
“Ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
de la mia gloria e del mio paradiso…”
“Paradiso”, Canto XV
**********
“A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,l’amor che move il sole e l’altre stelle.”
“Paradiso”, Canto XXXIII