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Conversazione con Nando Vitali

Nando Vitali è critico letterario, autore di saggi e di opere di narrativa. Nella sua vasta produzione le opere più recenti sono il saggio Contro la banalità del male (Compagnia dei Trovatori 2012), I morti non serbano rancore. Foibe. La storia avventurosa del capitano Goretti (Gaffi Editore 2011), Bosseide (Gaffi Editore 2015). Dirige la rivista Letteraria Achab e cura per Iemme Edizioni una collana di narrativa.

 

In questa rubrica nata come spazio per dare voce agli autori esordienti e non, emergenti ed emersi, qualche volta anche famosi, da un po’ si affacciano anche librai, editori, agenti letterari. E allora invece che La parola all’autore questo spazio virtuale è stato ribattezzato Libri e dintorni. Stavolta chiacchiero con Nando Vitali, che innanzitutto è un critico letterario e uno scrittore, oltre che direttore di una rivista letteraria e curatore di una collana di narrativa per la casa editrice Iemme Edizioni. Ed è da qui che comincerei questa conversazione, chiedendogli com’è nato il progetto della rivista letteraria Achab e quale il senso di questo nome evocativo.

Il progetto è quello di interpretare la rivista letteraria come depositaria di una tradizione (Melville nel nostro caso), e nello stesso tempo corpo mobile e inafferrabile come l’ossessione di Moby Dick. Luogo di incontro e verifica di differenze che parte da Napoli e vuole farsi mondo come è l’arte (domanda puntata sul mondo come diceva Picasso). Ma Achab si illumina anche di immagini e persegue l’idea del bello che la forma deve contenere. Inoltre ci interessa la scoperta di talenti con una sorta di scouting continuo, anche attraverso l’uso dei nuovi media per esempio Facebook.

 

Chiedo sempre alle persone che intervisto che cosa amano leggere. In questo momento che libro si trova sul tuo comodino o nella tua borsa, Nando? E qual è l’ultimo libro che ti ha appassionato?

Sto leggendo molti libri di amici (Gli indaffarati di Filippo La Porta) e altri per formazione personale. Di recente ho letto Doppio scatto di Silvio Perrella e sto rileggendo La Storia di Elsa Morante. Ma sento molta musica. Gragnaniello e i King Crimson per esempio. E poi leggo  tutti i libri dell’ultimo premio Strega, in particolare La scuola cattolica di Albinati.

 

Secondo te perché in Italia si legge poco (anche se secondo alcuni studi si comprano pochi libri ma si legge abbastanza, attraverso le biblioteche e la circolazione di libri da un lettore all’altro)? L’editoria digitale favorirà la lettura?

In Italia purtroppo si è sempre letto poco. Forse oggi si legge anche di più, ma testi perlopiù di facile consumo che non fanno lievitare la conoscenza e il senso critico sulla realtà e non sviluppano l’immaginazione. L’editoria digitale è troppo giovane per darne un giudizio. Ma certo è un modo nuovo di rapportarsi alle ultime generazioni, e nello stesso tempo rende la scrittura forse più democratica. Ma di una democrazia molto imperfetta perché salta a pié pari l’acquisizione dei mezzi per scrivere attraverso la gavetta. L’autoproduzione per esempio può rivelarsi una delusione. Comunque scrivere è una faccenda molto personale, ognuno si sceglie la propria strada. Ma penso che il dialogo fra le generazione sia ancora una cosa valida.

 

Grazie, Nando, per il tuo tempo e le tue risposte.

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