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Come affrontare l’isolamento, secondo la scrittrice Alessandra Hropich

La scrittrice Alessandra Hropich riflette sul significato della parola felicità ai tempi del Coronavirus

In questo periodo in cui il Coronavirus ci ha costretti a vivere il più possibile in casa, da scrittrice di mostri, mi contattano soprattutto per parlare di convivenza forzata. Ma essendo anche la felicità uno dei miei obiettivi primari, vorrei invece analizzare le cose che ci fanno stare bene e che si possono fare in un periodo tanto restrittivo per la nostra libertà di movimento. Innanzitutto, si può leggere, sana abitudine che molti italiani non hanno; la lettura apre la mente e nuovi pensieri. Chi esce sempre, in fondo cosa migliora di sé stesso? Vedere la moltitudine, conversare con le persone, quale arricchimento ci fornisce? Certo, se le persone sono eccezionali, il discorso cambia. La quiete della casa, in questi giorni ci può fornire invece spunti di riflessione, pensieri nuovi, obiettivi e progetti. Questo periodo mi appare un po’ come la fine di ogni anno quando gran parte di noi facciamo progetti per l’ anno nuovo.

Ancora, questi giorni possono rappresentare l’ occasione per cucinare piatti prelibati, da non confondere con i cibi che fanno ingrassare, la prelibatezza sta nella cura, nei giusti ingredienti e nella gioia di creare un buon piatto, il fatto di poter creare qualcosa già soddisfa la mente umana. Ascoltare la musica poi ci apre nuovi orizzonti, nessuna idea bella o innovativa verrà mai fuori se qualcosa non ci dà una scossa, la musica, quella che più ci piace può aprirci la fantasia. Chiaramente ognuno ha un hobby in particolare, un interesse che, nei giorni normali, solitamente si trascura per mancanza di tempo o di volontà. Per mancanza di tempo non si fanno tante cose, questa è la classica scusa un po’ di tutti.

Ebbene, ora che di tempo ne abbiamo, possiamo utilizzarlo al meglio, rispolverando antiche o sopite passioni. Una domanda che ricevo spesso è se vivono meglio questa situazione restrittiva i single o le coppie. La risposta è, per me, identica per entrambi: vive bene in questo momento chi sta bene con sé stesso. Essere in coppia non è sinonimo di insofferenza, dipende da ciascuno come vive la propria individualità Si può essere felici insieme o da soli se ciascuno è felice prima di formare una coppia.

E comunque la felicità di cui tanto racconto nel libro: “La felicità? Ve la do io!” Non è uno stato d’ animo che si raggiunge facendo affidamento su qualcun altro ma è qualcosa di assolutamente individuale. Non serve dunque cercare la felicità dagli altri, non serve vivere le nostre giornate sempre fuori casa, non serve nemmeno incontrare tante persone per stare bene. Questi giorni restrittivi per noi possono farci arrivare nuovi pensieri, obiettivi e progetti a patto che stiamo bene con noi stessi. Ecco cosa temono coloro che si lamentano eccessivamente di dover stare in casa: di ritrovarsi rinchiusi in una gabbia perché in realtà temono sé stessi. Abbandoniamo i timori e approfittiamo di questo periodo per chiederci cosa ci renderebbe più felici oppure più soddisfatti, cosa vorremmo, senza perplessità,  tutte domande che, quando siamo in macchina, a cena fuori o al lavoro, con i figli mai ci poniamo perché non abbiamo tempo ma soprattutto non abbiamo voglia.
Quindi, se stiamo bene in questo periodo stiamo veramente bene con noi stessi, questo è il campanello d’ allarme, se avvertiamo quasi un senso di oppressione, dobbiamo porci poche ma efficaci domande, dobbiamo capire se cerchiamo evasione quando usciamo solitamente per pranzare con gli amici o da soli, ecco bisogna capire se ci serve uscire da cosa, cosa non ci piace pensare o fare.
Iniziamo a farlo, dunque!

Alessandra Hropich

 

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