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Chimamanda Adichie, la scrittrice tra integrazione e femminismo

Chimamanda Ngozi Adichie, la scrittrice nigeriana, sarà premiata oggi a Bookcity per il suo impegno sociale sui temi dell'integrazione e dell'indipendenza delle donne

Uno degli incontri più interessanti nell’ambito degli eventi intorno a Milano Bookcity sarà indubbiamente quello con Chimamanda Ngozi Adichie, la scrittrice nigeriana trapiantata negli USA.
Nell’ambito della manifestazione la scrittrice riceverà il premio Afriche alla presenza di tantissimi personaggi della cultura e semplici cittadini, richiamati dalla sua personalità. 

Chi è Chimamanda Ngozi Adichie

La scrittrice nasce in Nigeria dove effettua gli studi liceali poi, vinta una borsa di studio, si trasferisce negli USA dove completa gli studi universitari. Dal primo libro di poesie pubblicato ai tempi dell’università, è passata poi ad un’opera teatrale fino a giungere ai pluri-premiati romanzi. Il più famoso Africanah riprende un tema a lei caro: l’incontro tra due culture diverse e la necessità di integrazione con una nuova cultura a scapito della propria identità. Nel 2014 viene pubblicato “Dovremmo essere tutti femministi”, un saggio estratto da un suo intervento per la conferenza TEDx del 2013.

La cantante Beyoncè ha inserito parte di tale brano nella sua canzone Flawless. Nel 2015 Time Magazine la inserisce tra le cento persone più influenti al mondo. Infine, in molti la ritengono la Chinua Achebe [ndr: scrittore nigeriano, considerato il padre della letteratura africana moderna in lingua inglese] del XXI secolo.
Nel 2017 pubblica Cara Ijeawele, un decalogo di quindici consigli per crescere una figlia femminista e il libro di racconti Quella cosa intorno al collo, già edito negli USA nel 2009. Il prossimo libro è atteso in Italia per l’inizio del 2020.

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I temi: razzismo, integrazione e femminismo

Chimamanda è da sempre impegnata per l’integrazione e l’abbattimento dei pregiudizi contro i neri, ancora molto forti nella cultura occidentale, con i quali lei stessa si è scontrata moltissime volte. A partire dalla banalità dell’acconciatura, che impone di reprimere i ricci afro con stirature impossibili, per giungere negli aeroporti ai “pregiudizi dei controllori di polizia verso chi ha una certa nazionalità o colore della pelle”, passando per “l’imbarazzo e l’ignoranza dei bianchi occidentali quando interagiscono con gli africani”.

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Il tema del femminismo poi è quello che l’ha fatta conoscere anche tra coloro che non sono lettori accaniti o sensibili ai temi del razzismo. Chimamanda si definisce una “femminista felice africana che non odia gli uomini e che ama mettere il rossetto e i tacchi alti per sé e non per gli uomini” . E’ una donna che induce le altre donne a reclamare il diritto all’uguaglianza senza esclusioni e condizionamenti. Spinge le donne a non smettere di essere donne, professioniste, persone, solo perché si è diventate madri.

 

 

 

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