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Censura e libertà di espressione, l’opinione di Dacia Maraini

Abbiamo intervistato Dacia Maraini su un tema di stretta attualità nell'ultimo periodo: quello della censura e delle varie forme che assume nella società contemporanea. 
Chi stabilisce in che modo si deve esprimere uno scrittore? Insieme a Dacia Maraini, autrice letteraria tradotta in tutto il mondo e candidata più volte al Premio Nobel per la Letteratura, e oggi anche membro del comitato direttivo del Premio Strega, abbiamo affrontato il tema caldo delle ultime settimane: quello della censura e delle varie e talvolta impercettibili forme che assume nella società contemporanea.
 
Una riflessione doverosa e sentita, soprattutto alla luce di quanto successo nelle ultime ore, con il monologo di Antonio Scurati sul 25 Aprile prima censurato dalla Rai e poi letto da Serena Bortone nel corso della trasmissione “Che sarà”, durante la quale lo scrittore avrebbe dovuto recitare il suo monologo.
 
 

Censura e libertà di pensiero, il punto di vista di Dacia Maraini

Secondo Dacia Maraini, è legittimo che chi ha acquistato un prestigio intellettuale faccia conoscere il suo parere. Scopriamo meglio il suo pensiero in questa intervista.
 
 
Il controllo omologante delle intelligenze e la ferocia della censura tra ieri e oggi ha delle differenze? Come possiamo prenderne consapevolezza prima e difesa poi?
 
Ci sono vari tipi di censura: quella culturale, che si adegua alle mode intellettuali, quella ideologica, ma sono censure non imposte, che spesso la persone assumono per inerzia, per pigrizia, per non distinguersi dalla maggioranza. 
 
Poi c’è la censura imposta dallo Stato o dal governo e quella è più grave.
 
C’è ed è determinante nei paesi totalitari, che siano religiosi o militari, e tende a indirizzare la visione del mondo dei cittadini che diventano automaticamente sudditi.
 
Credo che le tante censure sono distinguibili e a volte comprensibili.
 
Quella invece che viene dall’alto e pretende di indirizzare non solo le nostre idee, ma i nostri gusti, le nostre preferenze  e il nostro comportamento è un vero attentato alla libertà dei cittadini e va combattuta.

 

Tra le attuali battaglie sociali e civili, ritiene che quella contro la censura sia un’altra battaglia quotidiana da dover affrontare, con unità, in un avanzamento oplitico a prescindere dalle parti?

Certo, da qualsiasi parte venga la censura, è sempre condannabile, soprattutto se imposta, e magari diventa pretesto per denunce legali.

Perché pensa che ai benpensanti “censori del potere” il libro “Dalla stessa parte mi troverai” della scrittrice Valentina Mira, sia in qualche modo da censurare?

Come ho scritto nel mio articolo sul ‘Corriere’, Valentina Mira ha toccato un punto delicato della mitologia fascista: il culto delle vittime.

Ne hanno poche, perché la storia ci insegna che le vittime sono state per vent’anni gli antifascisti, non i fascisti.

Ricordiamo  i ragazzetti con i manganelli che andavano a picchiare gli operai nelle case del lavoro, ricordiamo le purghe che era costretto a ingurgitare chi si opponeva ai gerarchi, ricordiamo le tante fucilazioni, i morti rivendicati da Mussolini stesso come Matteotti, o i fratelli Rosselli.

Quei pochi fascisti uccisi vengono esaltati  e sacralizzati per potersi sentire vittime anziché carnefici.

Per questo se la prendono con chi tocca quel tasto che emotivamente è molto forte.

Cosa le vien da dire ai giovani rispetto alla diffusione di pensieri non omologati né omologabili al pensiero di massa del momento?

Non credo che ci siano dei pensieri omologati di massa in questo momento. Credo che viviamo in un periodo di confusione, frantumazione delle idee.

Non si può parlare di omologazione di massa. Si può  parlare di tendenze e una forte è quella del ritorno indietro rispetto alle nuove libertà che spaventano i tradizionalisti: diritto di morire, di abortire, di divorziare, ecc.

Molti vorrebbero fermare il tempo e cercano nel passato un punto di riferimento. Mentre altri capiscono che il mondo cambia, le abitudini sociali cambiano, e i vecchi comportamenti non funzionano più.

Possono dare fastidio anche ai liberali, ma una persona saggia capisce e si adegua ai cambiamenti, ragionandoci sopra e trovando un modo per affrontarli con intelligenza.

Il rifiuto dei cambiamenti è sempre una manifestazione di debolezza .

Dopo questo libro, su cosa si pone la sua attenzione letteraria, sociale e anche umana tanto da trasferirla in un nuovo libro?

Per ora non ne parlo. Ho bisogno di silenzio e di concentrazione per dedicarmi a un libro.

Rispetto ad alcuni dibattiti e fatti di queste ultime settimane in tema di condizionamenti alla libertà di espressione e di pensieri “diversi”, trova dei collegamenti ed eventuali riflessi derivanti dalle conseguenze sociali effetti dell’emergenza sanitaria prima e in ultimo dall’abitudine ai conflitti? C’è qualcuno che vuole abituarci all’esistenza di un nemico cui fare necessariamente guerra piuttosto che cercare una fattiva forma di dialogo e negoziazione?

Certo è più facile combattere contro un unico nemico piuttosto che  muoversi in un intrigo di pensieri e tematiche diverse.

Ma la vita è complicata e bisogna tenere conto delle complicazioni che propone. La semplificazione porta ai fanatismi, ai conflitti e alle guerre.

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