Censura e libertà di pensiero, il punto di vista di Dacia Maraini
Tra le attuali battaglie sociali e civili, ritiene che quella contro la censura sia un’altra battaglia quotidiana da dover affrontare, con unità, in un avanzamento oplitico a prescindere dalle parti?
Certo, da qualsiasi parte venga la censura, è sempre condannabile, soprattutto se imposta, e magari diventa pretesto per denunce legali.
Perché pensa che ai benpensanti “censori del potere” il libro “Dalla stessa parte mi troverai” della scrittrice Valentina Mira, sia in qualche modo da censurare?
Come ho scritto nel mio articolo sul ‘Corriere’, Valentina Mira ha toccato un punto delicato della mitologia fascista: il culto delle vittime.
Ne hanno poche, perché la storia ci insegna che le vittime sono state per vent’anni gli antifascisti, non i fascisti.
Ricordiamo i ragazzetti con i manganelli che andavano a picchiare gli operai nelle case del lavoro, ricordiamo le purghe che era costretto a ingurgitare chi si opponeva ai gerarchi, ricordiamo le tante fucilazioni, i morti rivendicati da Mussolini stesso come Matteotti, o i fratelli Rosselli.
Quei pochi fascisti uccisi vengono esaltati e sacralizzati per potersi sentire vittime anziché carnefici.
Per questo se la prendono con chi tocca quel tasto che emotivamente è molto forte.
Cosa le vien da dire ai giovani rispetto alla diffusione di pensieri non omologati né omologabili al pensiero di massa del momento?
Non credo che ci siano dei pensieri omologati di massa in questo momento. Credo che viviamo in un periodo di confusione, frantumazione delle idee.
Non si può parlare di omologazione di massa. Si può parlare di tendenze e una forte è quella del ritorno indietro rispetto alle nuove libertà che spaventano i tradizionalisti: diritto di morire, di abortire, di divorziare, ecc.
Molti vorrebbero fermare il tempo e cercano nel passato un punto di riferimento. Mentre altri capiscono che il mondo cambia, le abitudini sociali cambiano, e i vecchi comportamenti non funzionano più.
Possono dare fastidio anche ai liberali, ma una persona saggia capisce e si adegua ai cambiamenti, ragionandoci sopra e trovando un modo per affrontarli con intelligenza.
Il rifiuto dei cambiamenti è sempre una manifestazione di debolezza .
Dopo questo libro, su cosa si pone la sua attenzione letteraria, sociale e anche umana tanto da trasferirla in un nuovo libro?
Per ora non ne parlo. Ho bisogno di silenzio e di concentrazione per dedicarmi a un libro.
Rispetto ad alcuni dibattiti e fatti di queste ultime settimane in tema di condizionamenti alla libertà di espressione e di pensieri “diversi”, trova dei collegamenti ed eventuali riflessi derivanti dalle conseguenze sociali effetti dell’emergenza sanitaria prima e in ultimo dall’abitudine ai conflitti? C’è qualcuno che vuole abituarci all’esistenza di un nemico cui fare necessariamente guerra piuttosto che cercare una fattiva forma di dialogo e negoziazione?
Certo è più facile combattere contro un unico nemico piuttosto che muoversi in un intrigo di pensieri e tematiche diverse.
Ma la vita è complicata e bisogna tenere conto delle complicazioni che propone. La semplificazione porta ai fanatismi, ai conflitti e alle guerre.