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Maria Grazia Calandrone e la riscoperta della madre

Mercoledì 2 agosto alle ore 20:00, in Piazza dei Pini, sul palco della Terrazza Capalbio Libri, è arrivata la poetessa Maria Grazia Calandrone che ha presentato il suo memoir "Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca" edito da Einaudi, libro entrato nella cinquina del Premio Strega 2023.

Mercoledì 2 agosto alle ore 20:00, in Piazza dei Pini, sul palco della Terrazza Capalbio Libri, è arrivata la poetessa Maria Grazia Calandrone che ha presentato il suo memoir “Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca” edito da Einaudi, libro entrato nella cinquina del Premio Strega 2023.

 

L’Italia del dopoguerra e quel concetto di famiglia che stentava a decollare

Il libro della Calandrone prende le mosse da un evento di cronaca: Roma 1965. Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo, si suicidano buttandosi nel Tevere.
Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone, che nel 2021 decide di riscoprire i suoi genitori. “Scrivo questo libro perché mia madre diventi reale”.  Dove non mi hai portata è un libro profondamente emozionante e insieme lucidissimo.
La Calandrone scopre così anche uno spaccato dell’Italia del dopoguerra, un’Italia troppo arretrata, convinta di poter dare solo amore ma invece invischiata in dinamiche domestiche ancora ancestrali e in leggi coercitive difficili da scardinare. Così la Calandrone tratteggia anche la questione femminile dell’Italia lanciata nella ricostruzione. Lucia Galante, questo il nome della madre riscoperta era fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno. Lucia fugge nella speranza di costruirsi una nuova vita insieme all’uomo che ama, Giuseppe.

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Foto: ©Flavia Cortonicchi

Ma purtroppo per la legge dell’epoca la donna si è macchiata di gravi reati: adulterio e abbandono del tetto coniugale. In quell’Italia convinta di lanciarsi verso il progresso e l’emancipazione non vi era ancora spazio per un concetto di amore “libero”.
Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi ma nello stesso tempo braccati dalla legge che non riconosce il loro amore.

La madre e l’abbandono come gesto di amore estremo

Prima di abbracciare le acque del Tevere i due innamorati lasciano la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Ancora oggi molte famiglie non riescono a reggere il peso di una nuova nascita, in un Paese che conta più di tremila abbandoni l’anno, affrontare il problema del riscatto sociale, di un welfare rivolto alle giovani famiglie e di un sistema di tutela delle donne non in grado di crescere da sole i propri figli diventa prioritario.

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Foto: ©Flavia Cortonicchi

Dopo Splendi come vita Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata testimonia come l’abbandono è un gesto estremo e disperato ma nello stesso tempo di amore estremo. Alla fine della sua indagine come figlia adottiva, l’autrice adotta la madre Lucia, ringraziandola, come ricorda il titolo, di non di non averla portata con sé fino in fondo.

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