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Biblioteche d’Italia, Giorgio Pagano: Le sedi della nostra cultura e della nostra civiltà destinate ad essere spazzate via dalla cultura anglo-americana

INCHIESTA BIBLIOTECHE - «Salvaguardare e rendere accessibile il patrimonio di inestimabile valore contenuto nelle nostre biblioteche è questione ormai di stringente attualità e che non può più essere rimandata». È con queste parole che Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, definisce i termini del “problema biblioteche”...

Secondo il Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto e conduttore su Radio Radicale della rubrica “democrazialinguistica.it” «Occorre tutelarle al fine di assicurare una continuità alla nostra Storia»

 

MILANO – «Salvaguardare e rendere accessibile il patrimonio di inestimabile valore contenuto nelle nostre biblioteche è questione ormai di stringente attualità e che non può più essere rimandata». È con queste parole che Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, definisce i termini del “problema biblioteche”, che, stando ad un’inchiesta pubblicata da Repubblica, subiscono circa 30 furti al giorno senza che nessuno se ne interessi o faccia niente per impedire questo scempio. «È in questi luoghi – precisa il Segretario dell’Era – che risiedono volumi che hanno contribuito ad edificare la nostra cultura e la nostra civiltà e che ne garantiscono la continuità storica. Oggi, purtroppo, questo patrimonio rischia di scomparire, condannato dalla mancanza di considerazione di cui è oggetto da parte di politici e istituzioni».

CULTURA "ALTRA" – Il motivo di questo scarso interesse è, secondo Pagano, da ricercarsi nel fatto che oggi la nostra classe dirigente sembra voler fare “tabula rasa” di tutto ciò che ci ha contraddistinto per millenni, in Italia e all’estero, la nostra cultura appunto, per fare spazio ad una cultura “altra” che agli occhi di tutti appare qualitativamente migliore e sicuramente più auspicabile: quella anglo-americana, quella, cioè, dei “fast food” e, soprattutto, della “fast culture”, nel senso che tutto è “USA e getta”, destinato a non rimanere, e qualsiasi prodotto, di conseguenza, è condannato alla caducità e alla prematura estinzione. Proprio oggi, ancora su Repubblica, Andrea Camilleri scrive: “Se all’estero la nostra lingua è tenuta in scarsa considerazione, da noi l’italiano viene quotidianamente sempre più vilipeso e indebolito da una sorta di servitù volontaria e di assoggettazione inerte alla progressiva colonizzazione alla quale ci sottoponiamo privilegiando l’uso di parole inglesi”. «È grazie al sistema politico-economico instauratosi nel Dopoguerra, con un notevole incremento negli anni ’70, che le nostre generazioni vengono ‘bombardate’ da ‘armi di convinzione di massa’, che similmente a quelle di distruzione di massa, non hanno portato libertà e democrazia, bensì assoggettamento mercantile ed ampliamento dell’impero della mente anglo-americano nel nostro Paese».

 

DISINTERESSE PER LA CULTURA ITALIANA – Pagano sottolinea come gli europei non sono soggetto del proprio mercato, ma oggetto di quello americano e che se non ci si preoccupa di ribaltare la situazione, difendere e diffondere quelli che sono gli “oggetti” della nostra cultura, ad iniziare dai libri, non possiamo pensare che i nostri figli, le generazioni future, si interessino un giorno ad essa. L’inevitabile esito è, al contrario, che nessuno più vedrà in un volume miniato o nella prima edizione della “Divina Commedia” qualcosa di caro, in tutti i sensi, bensì qualcosa di cui ci si può disfare, nella convinzione che il “fesso” sia quello che ci spende anche del denaro. «Il mercato, infatti – spiega il Segretario dell’Era – è fatto di domanda e offerta: se nessun italiano si interesserà più alla propria cultura, alle proprie radici storiche, la domanda continuerà a diminuire incessantemente e i prodotti della nostra cultura saranno destinati alla svendita, all’oblio e alla scomparsa. Ci renderemo conto della posta in gioco, forse, troppo tardi – riflette Pagano – e allora ogni tentativo di invertire la rotta sarà vano».

LO STATO DELLE BIBLIOTECHE – Il Segretario dell’Era nella sua riflessione pone, inoltre, l’accento su un’altra conseguenza della pressoché totale mancanza di tutela e promozione del patrimonio librario nazionale, cioè il pessimo stato in cui versano ormai da decenni le nostre biblioteche, spesso ottime per patrimonio, ma al quale è non è facile avere accesso: si è quasi sempre costretti, infatti, a richiedere un numero ristretto di volumi compilando una scheda e aspettando il momento della distribuzione. A volte va tutto per il meglio, ma può capitare di aspettare ore per un libro che non arriverà mai perché trafugato. L’iter che consente di avere accesso ai libri andrebbe migliorato, velocizzato e, nel contempo, reso impossibile il furto con la digitalizzazione dei volumi più rari, incrementando quelli che, in italiano, Giorgio Pagano chiama “bitlibri” e che altri continuano a chiamare e-book. «Certamente non aiuta – conclude il Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto – il fatto che negli ultimi 5 anni gli investimenti pubblici a favore delle biblioteche statali siano stati drasticamente ridotti, con un abbassamento del budget da 30 a 17 milioni di euro annui».     

 

20 novembre 2012

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