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Alberto Pellai, “Oggi gli adolescenti fanno rinunce che sembrano francescane”

Il medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva è autore del libro "Sono Francesco", un racconto per adolescenti senza tempo, che dimostra l'attualità della vita di San Francesco d’Assisi

Individuarsi, decidere che individuo si vuole essere, attraverso un percorso fatto di rinunce e sacrifici, come quelli a cui sono costretti in questi giorni. E’ questo quello che devono fare gli adolescenti in questo periodo di reclusione forzata secondo Alberto Pellai. Un percorso di rinunce che li accomuna alla figura di San Francesco D’Assisi, e che ha portato il medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva a scrivere il libro “Sono Francesco“. Un racconto senza tempo, un libro da leggere perché dimostra come la storia di Francesco d’Assisi sia più moderna che mai. 

Come nasce il libro “Sono Francesco” scritto con Barbara Tamborini?

Io e Barbara siamo genitori di quattro figli, che stanno vivendo il periodo dell’adolescenza/pre adolescenza. Ci siamo resi conto che i giovani d’oggi, anche grazie a Greta Thunberg ed al movimento dei Fridays for Future, sono più responsabili. L’età dell’adolescenza è fatta di domande, di ricerca, di esplorazione, di idealismo. Gli adolescenti sono ancora un po’ ingenui, ma allo stesso tempo sono ben radicati nella realtà. Ci siamo resi conto che San Francesco D’Assisi aveva un percorso adolescenziale che era molto contemporaneo. Ci siamo chiesti se si potesse immaginare un ragazzo con le caratteristiche di Francesco D’Assisi, ma reso contemporaneo.

Cosa accomuna Francesco D’Assisi ai giovani d’oggi?

Ci sono diverse cose che accomunano Francesco D’Assisi agli adolescenti d’oggi. Egli aveva un rapporto privilegiato con la mamma ma molto conflittuale con il padre, un’attenzione e sensibilità fortissima per la natura, viveva in un contesto agiato. Poi, improvvisamente, ha avvertito uno squilibrio sociale, il fatto che la sua vita fosse piena di agi lo ha portato a riflettere se quell’eccesso di benessere lo rende poi povero di tutto il resto. Abbiamo quindi realizzato una storia che si basasse sulla biografia di Francesco D’Assisi, sul suo percorso di crescita, attualizzandoli.

Quanto ha in comune l’atteggiamento di rinuncia e sacrificio di San Francesco con le rinunce dei ragazzi di oggi?

Sacrificio significa “rendere sacro”, attribuire un valore che va al di là del contingente. Sacrificarsi significa apparentemente togliere, ma in realtà vuol dire aggiungere valore. Il percorso di Francesco è partito dalla sua iniziale leggerezza e irresponsabilità per arrivare ad una dimensione attenta e sensibile. Credo che questo sia la motivazione di fondo per cui gli adolescenti oggi affrontano questo dover rimanere a casa in modo molto obbediente.

Per loro il sacrificio e la rinuncia sono molto più forti rispetto alle altre fasce della popolazione. L’adolescente ha un bisogno fisiologico legato allo stare fuori, all’incontrare gli altri, al modellarsi nella relazione sociale. La reclusione e l’isolamento sono condizioni contro natura per un adolescente.

I ragazzi devo trovare un equilibrio di fronte a tutto ciò, proprio come fece Francesco D’Assisi. Di fronte ad un’esistenza piena di squilibri e disparità, si è ricostruito un’identità attraverso un percorso di passione e sacrificio. Quello che ogni ragazzo deve fare oggi: individuarsi, decidere che individuo si vuole essere.

In che modo gli adolescenti oggi devono affrontare questi particolari giorni, magari ispirandosi alla figura di Francesco?

Quando abbiamo scritto questo romanzo, pensavamo ai nostri figli e all’idea di invitarli ad alzare lo sguardo. Oggi sembra difficile perché il nostro sguardo è sempre rivolto verso uno schermo, rischiando di perdere il contatto con il reale. Occorre far capire ai ragazzi l’importanza di alzare lo sguardo oggi, in un momento in cui ciò sembra una missione impossibile. Magari invitandoli ad accorgersi delle persone più sole in questo momento, come possono essere i loro nonni: una videochiamata in più con loro sarebbe un bel gesto.

Gli adolescenti possono sfruttare questo particolare periodo per elaborare le cose essenziali della nostra vita, che nei momenti di normalità si danno per scontate, quasi non ci fossero. Ci sono conquiste quotidiane a cui i ragazzi non prestavano attenzione come la scuola, a cui bisogna dare il giusto valore. Occorre riappassionarsi alla vita vera in un momento in cui essa non è momentaneamente possibile, un po’ come il percorso del galeotto in prigione: ti tolgo la libertà per farti sentire quanto vale, in modo che quando la riprenderai in mano farai il meglio di te stesso per poter continuare ad averne accesso.

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