Oggi, la prima domenica di maggio, ricorre la Giornata della risata. Per l’occasione vi abbiamo chiesto, attraverso un post sulla nostra pagina Facebook, quali siano i libri che vi hanno più fatto ridere ultimamente. Fra le risposte abbiamo selezionato le più gettonate. Ed eccoci qui, a mostrarvi quali sono i 10 libri che avete trovato più divertenti e che vi hanno fatto ridere di più!
I 10 libri che vi hanno fatto ridere di più
1. “La compagnia dei celestini” di Stefano Benni
Fra i libri che hanno fatto ridere di più c’è “La compagnia dei celestini” di Benni.
Avete mai sognato di partecipare al Campionato Mondiale di pallastrada, organizzato dal Grande Bastardo, protettore degli orfani di tutto il mondo? Memorino, Lucifero e Alì sì, molte volte, e per realizzare il loro sogno architettano una fuga dall’orfanotrofio dei Celestini. Subito don Biffero, il priore Zopilote, don Bracco e il giornalista Fimicoli, in coppia con il fotografo Rosalino, si lanciano all’inseguimento.
Tutto intorno, una folla di personaggi bizzarri, stravaganti e coloratissimi nella tradizione del miglior Benni: il fetente di Gladonia, i pittori pazzi Pelicorti, il professor Eraclitus e persino una coppia di gemelli magici campioni di pallastrada. Ma su questa variegata compagine aleggia un’oscura e crudele profezia, che appare sui muri di un palazzo e che sembra destinata a spazzare via tutto e tutti. È impossibile prevedere cosa succederà.
2. “La scuola raccontata al mio cane” di Paola Mastrocola
“La scuola raccontata al mio cane” è un altro dei libri che vi ha fatto ridere di più.
Che cosa può ancora fare un’insegnante che ama il suo lavoro? Quali sono le prospettive di un mestiere che non sa nemmeno più riconoscere se stesso? Un racconto-riflessione, amaro e divertito, sulla nuova scuola italiana, le sue follie e il suo declino che pare inarrestabile.
Tra aneddoti, curiosità e stridenti effetti comici, il ritratto di un mestiere che davvero “non c’è più”, perché è stato strozzato e fatto a pezzi da insensate “parole d’ordine”, ingabbiato in un labirinto di “progetti”, “strategie educative” e “recuperi”, lasciando i suoi protagonisti, insegnanti ma anche studenti, spaesati e delusi, forse anche nostalgici di un mondo in cui le parole “insegnare” e “studiare” non significavano altro che se stesse.
3. “Gli sporcelli” di Roald Dahl
Fa ridere grandi e piccini: “Gli sporcelli” di Roald Dahl è un vero capolavoro di ironia e comicità!
Se ci guardiamo intorno, possiamo renderci conto che non sono infrequenti le persone brutte, cattive o sporche; ma ci sono anche persone insieme cattive, sporche e brutte, come gli Sporcelli di questo libro di Dahl. Sembrerebbe poco interessante occuparsi di loro, e invece no. Gli Sporcelli hanno un’indole malvagia e fanno scherzi orribili: come quando la signora Sporcelli mise il suo occhio di vetro nel boccale di birra del marito, per fargli sapere che lo teneva sempre sotto controllo!
Fortunatamente, gli Sporcelli non sono inesauribili nelle loro trovate, e alla fine, sia pure in modo del tutto involontario, rimangono vittime della loro stessa cattiveria.
4. “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo
Molto gettonato fra le vostre risposte sui libri che più vi hanno fatto ridere, anche “Così parlo Bellavista”.
Secondo don Gennaro Bellavista, professore partenopeo purosangue, troppe sono le banalità che si dicono e si scrivono su Napoli e sui suoi abitanti, sul suo mare e sul suo Vesuvio col pennacchio. La vita a Napoli è ben altra cosa. È un’arte sottile. «Solo a Napoli ognuno vive in un’inebriata dimenticanza di sé» scriveva Goethe, felicemente sorpreso.
Ma non solo a Napoli, scrive Luciano De Crescenzo, il sorriso e il sentimento aiutano l’intelligenza nel mestiere di vivere, sempre seguendo l’infallibile ricetta del professor Bellavista, che «è pure abbastanza facile da ricordare: metà amore e metà libertà».
5. “Bar sport” di Stefano Benni
Se dovessimo selezionare l’autore che più vi fa ridere, questi sarebbe sicuramente Stefano Benni, che compare fra le vostre risposte anche con “Bar sport”.
Il Bar Sport è quello dove non può mancare un flipper, un telefono a gettoni e soprattutto la ‘Luisona’, la brioche paleolitica condannata ad un’esposizione perenne. Il Bar Sport è quello in cui passa il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare. Nel Bar Sport fioriscono le leggende, quelle del Piva (calciatore dal tiro portentoso), del Cenerutolo (il lavapiatti che sogna di fare il cameriere), e delle allucinazioni estive.
6. “Una cosa divertente che non farò mai più” di D.F. Wallace
Fra i romanzi che vi ha fatto più ridere c’è anche il capolavoro di Wallace.
Una cosa divertente che non farò mai più” è il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace.
Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper’s, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni – è ormai diventato un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
7. “Candido” di Voltaire
Vi ha fatto ridere anche il “Candido” di Voltaire, grande classico della letteratura francese ed europea amato in tutto il mondo.
Attraverso la parabola del povero Candido, un inguaribile ottimista, il narratore continua a “portare uno sguardo rapido su tutti i secoli, tutti i paesi, e di conseguenza, su tutte le sciocchezze di questo piccolo globo”. Pubblicato a Ginevra nel 1759, e immediatamente ristampato a Parigi, Londra, Amsterdam e altre città d’Europa, Candido consente a Voltaire di perfezionare il nuovo genere letterario da lui creato, il conte philosophique.
Le convulse e mirabolanti disavventure del protagonista offrono all’autore l’opportunità di dimostrare la vanità dell’ottimismo razionalista leibniziano, che vedeva realizzato nell’universo il migliore dei mondi possibili, nonché di sviluppare una straordinaria lezione di sopravvivenza alle catastrofi della natura e della storia.
8. “La famiglia Winshaw” di Jonathan Coe
Ecco un altro titolo da leggere se volete regalarvi un momento per ridere: “La famiglia Winshaw” di Jonathan Coe. Lo avete trovato profondo ma al tempo stesso ironico.
Un romanzo, in cui l’io narrante – lo spaesato scrittore Michael Owen – si muove fra la propria storia di illusioni e trame adolescenziali, di ambizioni azzoppate e di amori frustrati, e quella di una famiglia di rapaci dominatori, gli Winshaw. Saldamente insediati ai posti di comando della finanza e della società inglesi, i componenti della famiglia Winshaw incarnano il delirio di potere che ha segnato gli anni di Margaret Thatcher, portando l’Inghilterra allo sfascio.
9. “Saperla lunga” di Woody Allen
Come non ridere con questo libro di Woody Allen?
Si tratta del primo libro di Woody Allen, in cui si evidenzia la vena geniale e brillante del grande sceneggiatore e dialoghista di film di successo. E’ una serie di “pastiches” sulle mode culturali, dalle Memorie degli Anni Venti (“Ci divertissimo moltissimo in Spagna quell’anno, viaggiando e scrivendo.
10. “La concessione del telefono” di Andrea Camilleri
Molti fra voi hanno indicato Andrea Camilleri ed alcuni dei suoi libri come quelli che vi hanno fatto ridere di più. Fra tutti, avete molto apprezzato “La concessione del telefono”.
“Nell’estate del 1995 trovai, tra vecchie carte di casa, un decreto ministeriale (che riproduco nel romanzo) per la concessione di una linea telefonica privata. Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia (l’ho terminata nel marzo del 1997).
La concessione risale al 1892… Nei limiti del possibile, essendo questa storia esattamente datata, ho fedelmente citato ministri, alti funzionari dello stato e rivoluzionari col loro vero nome (e anche gli avvenimenti di cui furono protagonisti sono autentici). Tutti gli altri nomi e gli altri fatti sono invece inventati di sana pianta.”