Sei qui: Home » Libri » 10 libri che non sono facili da finire

10 libri che non sono facili da finire

In un post sulla nostra pagina Facebook vi abbiamo chiesto quali libri avete faticato a finire. Ecco i 10 titoli più citati.

Può capitare, a volte, che nonostante l’entusiasmo iniziale e la dedizione sia veramente difficile finire alcuni libri. In un post sulla nostra pagina Facebook vi abbiamo chiesto quali libri non siate proprio riusciti a leggere fino alla fine. Ecco i 10 titoli più citati.

10 libri che non sono facili da finire

1. “Il Pendolo di Foucault” di Umberto Eco

Il più nominato fra i libri difficili da concludere è stato senza dubbio “Il Pendolo di Foucault”. Pubblicato nel 1988, è il secondo romanzo pubblicato dall’illustre Umberto Eco, eppure molti faticano a leggerlo.

D’altra parte il romanzo è pieno di citazioni esoteriche ,che vanno dalla Cabala all’alchimia alla teoria del complotto, le quali rendono il romanzo poco accessibile e, soprattutto, poco scorrevole: persino il critico letterario Anthony Burgess consigliò ad Eco che un indice avrebbe potuto almeno agevolarne la lettura!

La trama del libro segue Casaubon, l’io narrante, che insieme ai colleghi Belbo e Diotallevi incontra una serie di personaggi interessati all’ermetismo e esoterismo. I tre amici scoprono  un documento medievale, e gradualmente iniziano a rendersi conto di una serie di connessioni e riferimenti inaspettati.

2. “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez

A seguire molti di voi hanno faticato a finire “Cent’anni di solitudine”. Questo romanzo del 1967 del premio Nobel colombiano è considerato un libro chiave per la storia letteraria del XX secolo.

Márquez tratta della famiglia Buendía e le generazioni discendenti nel corso degli anni. Reale , assurdo e fantastico si intrecciano – si parla di uomini con la coda, fantasmi ed invenzioni straordinarie. La storia è narrata con uno stile elaborato e personale, ricco di prolessi, unendo rigore formale a frasi sontuose. Sono proprio queste caratteristiche che, in parallelo alle vicende inaspettate che vengono presentate, possono rendere il libro difficile da finire.

3. “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij

Anche “I fratelli Karamazov”, l’ultimo romanzo scritto da Dostoevskij, è comparso numerose volte nei vostri commenti alla domanda “quali libri non siete riusciti a terminare?”.

Ambientato nell’Impero Russo del XIX secolo, il libro si propone come una riflessione sul libero arbitrio, la moralità, Dio ed altri dibattiti etici. La questione però, è proprio questa: l’azione e la trama vengono costantemente interrotte da riflessioni filosofiche che, spezzando il flusso narrativo, rendono seguirlo assai più impegnativo. In più, il romanzo è notevolmente lungo

4. “I Malavoglia” di Giovanni Verga

Chi non ha dovuto confrontarsi con “I Malavoglia” nel corso della propria carriera scolastica? Famosa quanto temuta, quest’opera letteraria è una delle massime espressioni del Verismo italiano. Ed è anche uno dei libri che avete citato di più nel nostro post.

Ciò però non toglie che il libro sia complesso, lungo e molto dettagliato. È facile perdersi fra i mille personaggi che compaiono, a volta anche per poco, ai quali viene però dedicata molta attenzione. Le tecniche narrative proprie del Verismo: il linguaggio denso e le costanti interruzioni dovute a lunghe descrizioni possono a volte stancare il lettore.

5. “Guerra e Pace” di Lev Tolstoj

Quando si parla di libri corposi e densi viene immediatamente in mente l’opera di Tolstoj, che rimane nell’immaginario collettivo come “il libro difficile da finire” per antonomasia.

Il romanzo è pieno di riferimenti storici, scientifici e filosofici che cospargono le ben 1415 pagine  Il lettore medio avrà bisogno di all’incirca 32 ore minime per poter finire di leggerlo! Tolstoj, prendendo spunto dalla vicende di quattro famiglie aristocratiche russe, analizza gli eventi che accadono in chiave storica: questo significa che spesso ci siano digressioni in saggi che possono stancare il lettore e distrarlo dalla trama.

6. “Il nome della rosa” di Umberto Eco

Tra i libri più menzionati nella top ten troviamo “Il nome della rosa”. Pubblicato nel 1980, fu ed è ancora un vero fenomeno al punto tale di coinvolgere nella rappresentazione sul grande schermo icone quali Sean Connery.

Nel 1327, Adso da Melk trova un manoscritto che lo sprona a riportare gli strani accadimenti vissuti da novizio, in compagnia del proprio maestro, Guglielmo da Baskerville.

Umberto Eco è prima di tutto un semiologo e un medievalista. Il suo romanzo non è altro che una grande ode alle sue passioni accademiche: è quindi comprensibile che vi siano, non solo riferimenti storici oscuri, ma anche numerose citazioni in latino ed un linguaggio aulico e ricercato che possano rallentare la lettura.

7. “Ulisse” di James Joyce

“Ulisse” è considerato uno dei libri più importanti della letteratura del XX secolo., con uno stile narrativo estremamente particolare.

È proprio questa la caratteristica che va ad intaccare la lettura del libro. La storia è semplice: il lettore segue Leopold Bloom, un piccolo borghese irlandese con un matrimonio infelice. L’autore però, utilizza la tecnica di scrittura del flusso di coscienza e del monologo interiore, il che implica l’assenza di punteggiatura e grammatica precisa. Nonostante sia una scelta intenzionale, è comprensibile che si fatichi a venirne a capo!

8. “Così parlo Zarathustra” di Friederich Nietzsche

Il libro del filosofo tedesco fu pubblicato per la prima volta nel 1883, e venne da lui stesso definito il “il più profondo che sia mai stato scritto”. Forse per questo è fra i libri che avete trovato più complicati.

Questo trattato di filosofia discute dell’eterno ritorno, la parabola della morte di Dio e l’avvento dell’oltre uomo. Tematiche importanti, stimolanti e interessanti – ma anche che rendono questo trattato filosofico una lettura impegnativa. Il linguaggio tecnico e le riflessioni profonde che sono contenute di sicuro non lo rendono il candidato migliore per essere un libro da spiaggia.

9.“Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio

Tanti di voi hanno inoltre trovato difficoltà a terminare “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio. Pubblicato postumo nel 1968, è un romanzo autobiografico incompiuto. È considerato uno dei romanzi più importanti della Resistenza italiana.

Il libro, come si può intuire, propone di seguire le vicende di un partigiano soprannominato Johnny, si presenta come una cronaca degli anni di guerra mantenendo un carattere fortemente antiretorico. Ovviamente però le tematiche affrontate possono essere pesanti e talvolta violente, rendendo la lettura faticosa.

10. “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery

Infine, è comparso più volte fra i libri oggetto dei vostri commenti “L’eleganza del riccio”, forse la costante più inaspettata di questo articolo.  Il libro, scritto originariamente in francese, è stato pubblicato nel 2006 e ha riscosso grande successo, vincendo premi e raggiungendo la cima delle classifiche di quell’anno.

Il romanzo ha come protagonista Reneé, una signora dall’apparenza sciatta ma in realtà custode di una cultura vastissima. La trama inizia quando compaiono Palome, bambina vivace e curiosa, e Kakuro Ozo, un uomo senza pretese.

Possibili difficoltà non sono causate dalla trama, che è in realtà lineare né dai contenuti, che possono essere un utile spunto di riflessione, bensì dal linguaggio adoperato dall’autrice che spesso usa termini eccessivamente ricercati sminuendo il messaggio della frase e rendendo la lettura poco scorrevole.

© Riproduzione Riservata