Sei qui: Home » Intrattenimento » Il monologo del naso, la forza delle parole nel “Cyrano de Bergerac”

Il monologo del naso, la forza delle parole nel “Cyrano de Bergerac”

Il 1 aprile ricorre l’anniversario della nascita di Edmond Rostand, l’uomo che ha dato vita al “Cyrano de Bergerac”. Lo ricordiamo attraverso il memorabile monologo del naso.

Il 1 aprile 1869 nasceva a Marsiglia Edmond Rostand, famoso poeta e drammaturgo francese. Creatore di pièce fortunate come “La samaritaine” e “L’aiglon”, Rostand è soprattutto noto per il “Cyrano de Bergerac”, capolavoro assoluto del teatro francese e, più in generale, europeo. Non possiamo che ricordare Rostand attraverso uno dei pezzi più amati del “Cyrano”, il monologo del naso.

Il monologo del naso

Atto I, sc IV

DE GUICHE Adesso ci ha seccati!
IL VISCONTE DI VALVERT Che fanfarone!
DE GUICHE E alcuno
non è buono a rispondergli per le rime?…
IL VISCONTE Nessuno?
Vado a lanciargli io stesso, vedrete, un di quei tratti!
Voi… voi… avete un naso… eh… molto grande!…
CIRANO (grave) Infatti!
IL VISCONTE (ridendo) Ah!
CIRANO (imperturbabile) Questo è tutto?…
IL VISCONTE Ma…
CIRANO È assai ben poca cosa!
Se ne potevan dire… ma ce n’erano a josa,
variando di tono. – Si potea, putacaso,
dirmi, in tono aggressivo: « Se avessi un cotal naso,
immediatamente me lo farei tagliare!»
Amichevole: «Quando bevete, dée pescare
nel bicchiere: fornitevi di un qualche vaso adatto!»
Descrittivo: «È una rocca! … È un picco! …Un capoaffatto…
Ma che! l’è una penisola, in parola d’onore!»
Curioso: «A che serve quest’affare, o signore?
forse da scrivania, o da portagioielli?»
Vezzoso: «Amate dunque a tal punto gli uccelli
che vi preoccupate con amore paterno
di offrire alle lor piccole zampe un sì degno perno?»
Truculento: «Ehi, messere, quando nello starnuto
il vapor del tabacco v’esce da un tale imbuto,
non gridano i vicini al fuoco nella cappa?»
Cortese: «State attento, che di cotesta chiappa
il peso non vi mandi per terra, a capo chino!»
Tenero: «Provvedetelo di un piccolo ombrellino,
perché il suo bel colore non se ne vada al sole!»
Pedante: «L’animale che Aristofane vuole
si chiami ippocampelofantocamaleonte
tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!»
Arrogante: «Ohi, compare, è in moda quel puntello?
Si può infatti benissimo sospendervi il cappello!»
Enfatico: «Alcun vento, o naso magistrale,
non può tutto infreddarti, eccetto il Maestrale!»
Drammatico: «È il Mar Rosso, quando ha l’emorragia!»
Ammirativo: «Oh, insegna di gran profumeria!»
Lirico: «È una conca? Siete un genio del mare?»
Semplice: «Il monumento si potrà visitare?»
Rispettoso: «Soffrite vi si ossequii, messere:
questo sì che vuol dire qualcosa al sole avere!»
Rustico: «Ohé, corbezzole! Dàgli, dàgli al nasino!
E un cavolo gigante o un popon piccolino?»
Militare: – «Puntate contro cavalleria!»
Pratico: «Lo vorreste mettere in lotteria?»
Ecco, ecco, a un di presso, ciò che detto mi avreste
se qualche po’ di spirito e di lettere aveste.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un’oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!
Aveste avuto, altronde, l’ingegno così fino
da potermi al cospetto dell’inclita brigata
servirmi tutti i punti di questa cicalata,
non ne avreste nemmeno la metà proferito
del quarto d’una sillaba, ché, come avete udito,
ho vena da servirmeli senz’alcuna riserva,
ma non permetto affatto che un altro me li serva.

Cyrano de Bergerac e l’arma della parola

Leggendo questo celebre stralcio dell’atto I del “Cyrano”, non si può fare a meno di pensare alla rappresentazione che ne faceva Gigi Proietti.
Se questo pezzo tanto datato ha attraversato le epoche ed è ancora rappresentato con successo, la ragione è una sola: l’ironia che è stato capace di immagazzinare Rostand in questo monologo è universalmente valida.

Cyrano, estroso scrittore che vive nella Francia del Seicento, è anche un abile spadaccino. Ama rivaleggiare e mettere in ridicolo i suoi avversari, che diventano via via sempre più numerosi a causa del carattere del personaggio, sempre in disaccordo con i potenti e i prepotenti.
Cyrano, profondamente innamorato della cugina Rossana, è pronto a tutto pur di conquistarla. Una notte riceve un invito da parte della bella, e si precipita da lei. Purtroppo si tratta di una trappola, architettata da uno dei potenti nemici dello scrittore. Fra avventurose peripezie e decisioni avventate, il “Cyrano de Bergerac” mostra la forza dell’amicizia, rappresentata dal legame fra Cyrano e Cristiano, che supera perfino quella dell’amore.

Se l’amico Cristiano è un giovane di bell’aspetto che piacerebbe a qualsiasi donna sulla faccia della terra, Cyrano è invece caratterizzato da un dettaglio che tutti notano: il suo naso si staglia enorme sulla sua faccia. È motivo di scherno, di descrizioni altisonanti, di sorrisi ingenui e meno ingenui. Il monologo del naso gioca interamente su questo piccolo tratto fisico, che diventa lo spunto per battere con l’arma della parola, prima di farlo anche con la spada, il rivale cui si trova dinanzi l’estroso Cyrano, il conte Valvert. Un esempio di maestria che supera il tempo e lo spazio.

Edmond Rostand

Edmond Eugène Alexis Rostand nasce il 1 aprile 1869 a Marsiglia, da una famiglia molto agiata. Il padre, Eugène Rostand, è un famoso intellettuale, giornalista e traduttore. L’infanzia di Edmond è serena. Comincia gli studi nella città natale e poi si sposta nella capitale francese per frequentare la facoltà di giurisprudenza.

Terminati gli studi, Rostand si iscrive all’ordine degli avvocati, ma non eserciterà mai la professione. I suoi interessi sono altri, e ne accorge scrivendo la sua prima opera teatrale, nel 1888, chiamata “Le gant rouge”. A questo esperimento ne seguono altri, e intanto l’intellettuale si dedica anche alla composizione di poesie e saggi: il più famoso, pubblicato nel 1890 col titolo di “Essai sur le Roman sentimental et le Roman naturaliste”, segna l’ingresso di Rostand nel mondo della cultura.

Le sue pièce teatrali sono acclamate: con il “Cyrano de Bergerac” (1897), Rostand dimostra apertamente l’esaltazione dei valori romantici, portati in scena su uno sfondo storico a dir poco pittoresco. “L’aiglon” consacra definitivamente Edmond Rostand, aprendogli le porte dell’Académie Française. Edmond Rostand muore a Parigi nel 1918, vittima dell’influenza spagnola.

© Riproduzione Riservata