Sei qui: Home » Intrattenimento » “Grande inganno – La cena di Vermeer”, la storia del più grande falsario del XX secolo

“Grande inganno – La cena di Vermeer”, la storia del più grande falsario del XX secolo

In scena dal 7 fino al 17 marzo al Teatro Marconi in Roma lo spettacolo "GRANDE INGANNO - LA CENA DI VERMEER" basato sulla storia realmente accaduta di Han van Meegeren, il più grande falsario del XX secolo.

Dal 7 marzo approda al Teatro Marconi in Roma lo spettacolo teatrale “GRANDE INGANNO – LA CENA DI VERMEER” di Maria Letizia Compatangelo e diretto da Felice Della Corte, in scena fino al 17 marzo 2024, con la partecipazione di Mario Scaletta, Tiziana Sensi, Caterina Gramaglia e Paolo Gasparini.

Per il regista Felice Della Corte: – Il lavoro sulla regia è diretto sul mettere l’accento sulla relatività delle cose insito nella vita, che è il file rouge di questa storia.

Il racconto di un uomo che non riesce a realizzarsi come pittore ma diventa un perfetto imitatore dello stile del celebre pittore olandese Vermeer ed infine deve dimostrare davanti ad un tribunale di essere un falsario, fa riflettere lo spettatore sul dualismo di ciò che è e di quello che appare.

Lo spettacolo”Grande inganno – La cena di Vermeer” a Teatro

Il Teatro ospita lo spettacolo teatrale che porta in scena l’incredibile storia, realmente accaduta, di Han van Meegeren, il più grande falsario del XX secolo.

Han van Meegeren è alto, dinoccolato, con la chioma fluente e l’eterna sigaretta all’angolo della bocca, Han era bugiardo, bevitore, imbroglione, arrogante, donnaiolo e spregiudicato e parallelamente una  luce gentile gli rifletteva negli occhi, illuminandolo quando parlava del più grande amore della sua vita: la pittura di Jan Vermeer.

Diventa falsario per sopravvivere e sceglie il pittore Vermeer, ma lui non si limita a falsificare le opere pittoriche di Vermeer: lui diventa Vermeer…

Abile nell’ingannare tutti: pittori, collezionisti, insigni intenditori d’arte come Abraham Bredius e financo gerarchi nazisti come il  come il generale nazista Hermann Göring, che acquistò il falso Vermeer Cristo e l’adultera per la sua collezione privata. Un altro falso venne acquistato anche da dal capo delle SS Heinrich Himmler per un valore di cinque milioni e mezzo di fiorini.

Al termine della guerra fu accusato di collaborazionismo con i nazisti proprio per aver venduto loro dei dipinti.

Fu processato nel 1947 in Olanda, riuscendo a evitare l’ergastolo solo dopo aver confessato di essere un falsario e aver venduto con l’inganno, ai tedeschi, dei falsi.

Han van Meegeren dovette dimostrare davanti ai giudici di aver falsificato il quadro in questione, difendendosi così dall’accusa infamante di aver venduto inestimabili opere olandesi al nemico.

Per dimostrarlo, dipinse nell’aula del tribunale un Gesù nel tempio, stupendo tutti gli esperti d’arte.

L’opera affronta il rapporto tra verità e apparenza e tra identità e verità dell’artista, raccontando attraverso l’ironia e il sarcastico amore di Han per l’arte, anche la sofferenza che questa procura quando il talento non è riconosciuto.

Come in un borgesiano gioco di specchi, in questo testo si confrontano e si contaminano apparenti verità e vere apparenze.

È un giallo in cui i ruoli del detective e dell’assassino si invertono, ma alla fine è legittimo sospettare che siano entrambi una sola entità: la vita.

Han van Meegeren

Han van Meegeren, nome completo Henricus Antonius van Meegeren, è nato a Deventer in Olanda nel 1889 ed è stato un pittore passato nella storia come il più abile e geniale falsario d’arte del XX secolo.

Affascinato dalla pittura olandese del Seicento e in particolare da quella del pittore Jan Veermer tanto da ricopiarne fedelmente gli originali appropriandosi anche dello spirito con cui Veerme curava e dipingeva i drappeggi, le nature morte e gli interni.

Per rendere i suoi falsi quanto più autentici si preoccupò di recuperare tele prive di valore artistico del ‘600 dalle quali raschiava minuziosamente il colore.

Da abile falsario non commise mai l’errore di copiare opere esistenti di Jan Veermer orientandosi a creare dipinti nuovi mai visti da nessuno con particolare aderenza e cura stilistica oltre che tematica.

Per tale ragione riuscì a ingannare i migliori critici d’arte del tempo, fortemente convinti di trovarsi difronte a capolavori di eccezionale prestigio.

Maria Letizia Compatangelo 

Nel panorama degli autori contemporanei, quella di Maria Letizia Compatangelo, è una delle penne più interessanti, caratterizzata da uno stile originale e da un linguaggio drammaturgico raffinato e mai banale, oltre che da un’introspezione psicologica dei personaggi profondamente empatica.

Angela Di Giacomo dirà: – Motivazione del Premio Ombre della Sera per la Drammaturgia 2014 a Maria Letizia Compatangelo Il contesto in cui si svolge il racconto, dettagli, atmosfere, linguaggio, dimostrano grande cura nella ricostruzione. Il “gioco” del vero e del falso, della duplicità dei nostri desideri e delle nostre scelte si delinea con maturità di scrittura – dalla motivazione del Premio Siae 2014 / sezione commedia a La cena di Vermeer.

Da sempre affascinata dalle storie di piccoli e grandi geni dai tratti quasi shakesperiani, Maria Letizia Compatangelo, che in genere privilegia nella sua drammaturgia lo sguardo della contemporaneità, ne La Cena di Vermeer dona nuova vita ad un connubbio quasi inscindibile dove arte e storia, verità e apparenza, si rincorrono continuamente.

© Riproduzione Riservata