“Sono contenta che mia mamma è morta” diventa finalmente una serie tv

14 Luglio 2025

Sono contenta che mia mamma è morta (“I’m Glad My Mom Died”) diventa una serie: Jennifer Aniston nei panni della madre più disturbante della TV

Sono contenta che mia mamma è morta diventa finalmente una serie tv

Sono contenta che mia mamma è morta (“I’m Glad My Mom Died”) diventa una serie: Jennifer Aniston nei panni della madre più disturbante della TV Dopo il successo di The Morning Show, Jennifer Aniston torna su Apple TV+ con un progetto che promette di sconvolgere ed emozionare il pubblico: l’adattamento di I’m Glad My Mom Died, il memoir shock di Jennette McCurdy.

La notizia, resa ufficiale il 1° luglio 2025, ha già attirato l’attenzione dei fan della piattaforma e degli appassionati di serie tratte da storie vere. Il titolo da solo: provocatorio, struggente, ironico, anticipa il tono feroce e liberatorio del racconto.

Ma la vera sorpresa è la presenza di Aniston, che interpreterà uno dei ruoli più scomodi della sua carriera: la madre narcisista e manipolatrice che ha segnato l’infanzia e l’adolescenza dell’attrice protagonista di iCarly.

Un libro che ha fatto tremare Hollywood Pubblicato nel 2022, I’m Glad My Mom Died è rimasto per più di 80 settimane in vetta alla classifica dei bestseller del New York Times.

“Sono contenta che mia mamma è morta” diventerà una serie tv e ha tutta l’aria di essere un cult

Un memoir che ha scosso le fondamenta dell’industria dell’intrattenimento americana, portando a galla le pressioni, gli abusi e i condizionamenti a cui sono sottoposte molte giovani star. Jennette McCurdy, nota per il ruolo di Sam Puckett in iCarly e Sam & Cat , racconta con lucidità e sarcasmo il rapporto tossico con sua madre, Debra, che l’ha spinta nel mondo dello spettacolo sin da piccola, controllando ogni aspetto della sua vita: alimentazione, emozioni, relazioni, perfino il suo peso e il suo corpo.

Un dominio totale, mascherato da amore materno e ambizione. Una serie in dieci episodi, con Jennette McCurdy dietro le quinte La serie sarà composta da dieci episodi e avrà un tono ibrido: tra il dramma familiare e la dark comedy, mescolando flashback strazianti a momenti grotteschi che rivelano la follia normalizzata dentro le mura domestiche.

Jennette McCurdy non solo firma l’adattamento, ma ne sarà anche produttrice esecutiva e showrunner, affiancata da Ari Katcher ( Ramy ) e da una squadra di nomi di peso come LuckyChap (la casa di produzione di Margot Robbie), Jerrod Carmichael, Erica Kay e Merman (fondata da Sharon Horgan, autrice di Bad Sisters ).

Una formazione all’altezza della complessità e del coraggio del materiale di partenza.

Jennifer Aniston: dalla fidanzatina d’America alla madre tossica

La vera scommessa del progetto è Jennifer Aniston. Nota per il suo ruolo iconico in Friends e, più recentemente, per la sua performance matura e stratificata in The Morning Show, l’attrice si cimenterà qui in una parte mai affrontata prima: quella di una madre che trasforma la vita della figlia in un palcoscenico permanente, incapace di distinguere il proprio ego dalle esigenze affettive altrui. Una donna che usa la malattia come strumento di controllo, l’affetto come ricatto emotivo, e l’ambizione come maschera per un vuoto incolmabile.

Il ruolo rappresenta una svolta per Aniston, che ha più volte dichiarato di voler esplorare personaggi femminili complessi, ambigui e scomodi. La sua interpretazione sarà messa sotto la lente d’ingrandimento non solo per il confronto inevitabile con la figura reale di Debra McCurdy, ma anche per il carico emotivo che una storia del genere comporta.

Una narrazione speculare: madre e figlia in campo aperto

Secondo le prime indiscrezioni, la serie non si limiterà a raccontare l’infanzia di Jennette, ma seguirà l’evoluzione del loro rapporto nel tempo, alternando il punto di vista della figlia a quello, più disturbante e contraddittorio, della madre. Sarà un doppio ritratto di dipendenza emotiva, in cui la fama, la malattia, il culto dell’immagine e il sogno americano si intrecciano in un gioco di specchi inquietante.

La scelta di mantenere il tono irriverente e autoironico del libro,  con monologhi interiori taglienti, situazioni paradossali e dialoghi graffianti, permetterà alla serie di distinguersi dalle classiche narrazioni “da trauma”, offrendo al pubblico una riflessione sul dolore che non rinuncia mai alla potenza della dissacrazione.

 5 cose da sapere su I’m Glad My Mom Died

Il titolo è stato rifiutato da numerosi editori : prima di trovare casa presso Simon & Schuster, il memoir è stato respinto da diverse case editrici che lo ritenevano “troppo controverso”.

McCurdy ha rifiutato il reboot di iCarly: proprio per distanziarsi da quel periodo della sua vita, l’attrice ha deciso di non partecipare alla nuova serie revival.

Debra McCurdy ha realmente sofferto di tumore al seno: la madre di Jennette è morta nel 2013. Il libro racconta come la malattia sia stata usata anche come strumento per legare a sé la figlia.

Il libro include momenti di comicità nera: tra i passaggi più noti, la descrizione del funerale della madre con un tono grottesco e straniante.

Il titolo è stato criticato pubblicamente da alcuni colleghi di McCurdy: tra cui Candace Cameron Bure e JoJo Siwa, che lo hanno definito “irrispettoso”. Ma l’autrice ha difeso la scelta, rivendicandone l’autenticità.

Questa serie può cambiare le regole del gioco Il progetto arriva in un momento in cui Hollywood è sempre più interessata a raccontare storie di abuso sistemico e dinamiche familiari disfunzionali, ma raramente lo fa con questa dose di autoconsapevolezza e coraggio. I’m Glad My Mom Died non è solo una storia di sopravvivenza, ma un atto di riscatto narrativo: è Jennette che prende la parola, ride delle sue ferite, smaschera un sistema e si ricostruisce attraverso la scrittura e la produzione. Con l’appoggio di Jennifer Aniston, la serie ha il potenziale per diventare un cult, ma anche un punto di riferimento per un nuovo modo di intendere la serialità biografica: meno lacrime, più verità.

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