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No alla violenza verbale in Tv e nei Social, serve responsabilità

La violenza verbale è diventata lo strumento per aumentare ascolti e notorietà. Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Questo l'appello di Saro Trovato, sociologo ed esperto di comunicazione, autore dei libri "Parlare in Versi" e "Perché diciamo Così"

È arrivato il momento di dire basta alla violenza verbale in Tv e nei social. Serve maggiore responsabilità,  bisogna intervenire. In sempre più numerose trasmissioni televisive e in ormai migliaia di profili social l’attacco è diventato feroce. Il litigio, l’oltraggio, l’insulto, la minaccia, la parolaccia sono diventati il modo comune di relazionarsi. Non c’è spazio per il confronto civile, per il libero e costruttivo scambio di opinioni. L’altro è diventato il nemico da abbattere, distruggere, offendere, eliminare, annullare. Si deve impedire in ogni modo che questo malcostume diventi la regola. 

“Il mio pensiero vale più del tuo”. “Non hai nessun diritto di manifestare il tuo pensiero se diverso dal mio”. “Tu non hai le competenze per parlare”. Non è questo il modo di relazionarsi con il prossimo. Ciò che colpisce è che i più litigiosi sono autorevoli personaggi pubblici, accreditati esperti, scienziati, intellettuali, opinionisti. C’è un’assoluta esigenza di dominazione dell’altro. È come se il prestigio personale aumentasse solo distruggendo chi si ha di fronte. Questa non è civiltà ma è la legge della giungla, dove tra l’altro un principio esiste, la lotta per la sopravvivenza. 

Nei vari media è diventata una lotta per la riconoscibilità. Essere riconosciuto da tante persone permette di avere una serie di privilegi. La folle corsa alla notorietà è diventata un fenomeno di massa che porta sempre più persone ad alzare sempre più i toni e a creare a tutti i costi lo scontro sociale. Molte volte si arriva a costruire false notizie, ad inventare teorie e leggi che non esistono. Si fa riferimento a fonti che di fatto non esistono.

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Non c’è momento della nostra vita in cui non abbiamo bisogno di relazionarci e di comunicare con gli altri. Scopri nel libro “Parlare in versi”, scritto dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato, il verso giusto da dedicare ad una persona cara o per affrontare una situazione della vita

Violenza verbale, Il Covid protagonista dei litigi

Una volta questo tipo di confronto era legato al calcio. Trasmissioni sportive del passato sulla violenza verbale hanno costruito fama e successo. Era un format autoriale riconoscibile e riconducibile immediatamente al “pallone” e al “Bar dello Sport”. Oggi, le trasmissioni sportive hanno per fortuna abbandonato questo format e si sono evolute portando competenza, dialogo, confronto. Il calcio ha già sperimentato in passato che la violenza non è vantaggiosa per il suo sistema economico. La parola rispetto è diventata il tema di una campagna internazionale voluta da tutte le società che operano nel settore.

Di contro in quasi tutte le trasmissioni, di qualsiasi fascia oraria invece la violenza verbale è diventata la regola. Sono pochissimi i contenitori che si salvano rispetto all’incremento di questo malcostume. Se poi si guardano i profili e le pagine social, sono sempre più numerosi i personaggi che si lanciano in attacco della parte avversa, reale o fittizia, con un linguaggio al limite della liceità. I temi sono sempre gli stessi. 

Purtroppo, al primo posto è il Covid a scatenare i maggiori assalti. Vax o No Vax, il dilemma più pericoloso, quello in grado di scatenare attacchi non solo verbali, ma anche fisici. Alcune volte si arriva alle minacce di morte. Per non parlare del Green Pass altro elemento di feroce contrapposizione. Da una parte e dall’altra, come gli antichi Guelfi e Ghibellini, non c’è nessuno spazio per un confronto costruttivo.

La pandemia, per chi ancora non se ne fosse accorto, è un problema reale che ha delle conseguenze terribili sia per la salute che per l’economia. Il disastro creato dal Covid ha avuto ed avrà delle conseguenze per l’intera società globale. Lo scontro amplificherà a dismisura le conseguenze negative prodotte da questo terribile virus. Ci vuole tanto a capirlo.

La violenza verbale per aumentare il pubblico

Certo la speculazione mediatica, la bulimia di immagine, la sete di notorietà sguazzano dentro questo pessimo fenomeno. Si alza il volume dello violenza verbale così poi tutti ne parlano. I video con i litigi, in rete e sui social, sono sempre più numerosi, forse giustificati da un’insana caccia alle visite, al numero di seguaci, all’aumento dell’influenza, allo sviluppo delle visualizzazioni. Ma questo porta inevitabilmente alla complicità. Se si vuol fermare questa macchina infernale bisogna spegnere la violenza, non darne rilievo.

Fermiamo questa macchina distruttiva, vi prego. Il problema non sono i media, ma chi sviluppa i contenuti all’interno degli stessi. La libertà di espressione non prevede la promozione della violenza fine a sé stessa, questa non è cronaca e non fa parte del vivere civile. La violenza va fermata in ogni modo e per farlo bisogna avere il coraggio di puntare sulle idee, sulla creatività, sul pensiero, sulla cultura, sull’amore, sul dialogo, sul rispetto, su tutto ciò che può fare bene. 

I bambini, i ragazzi non meritano di crescere in una società che non educa al dialogo. Molte categorie deboli rischiano di essere stimolate ad emulare la violenza quale principio di affermazione sociale. L’autorevolezza e la crescita della fama devono essere improntati su sani principi, primo dei quali il merito. Quindi, spegniamo questa violenza è un atto di civiltà e responsabilità.

di Saro Trovato

Fondatore di Libreriamo, sociologo ed esperto di comunicazione. Autore per Newton Compton dei libri “Parlare in versi” e “Perché Diciamo Così“.

 

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