Sei qui: Home » Intrattenimento » Musica » “I tuoi particolari” di Ultimo racconta quanto sia difficile dimenticare chi abbiamo amato

“I tuoi particolari” di Ultimo racconta quanto sia difficile dimenticare chi abbiamo amato

In attesa della 70esima edizione, abbiamo deciso di raccontarvi la storia e il significato dei brani che hanno fatto la storia del Festival di Sanremo

Il Festival di Sanremo è l’evento musicale più atteso dagli italiani. Sul palco si sono esibiti i più grandi interpreti della canzone italiana e le loro canzoni sono diventate in molti casi dei veri e propri classici. Così, in attesa della 70esima edizione, abbiamo deciso di raccontarvi la storia e il significato dei brani che hanno fatto la storia del Festival di Sanremo.

Classificatasi al secondo posto nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, “I tuoi particolari” di Ultimo, fra i brani più ascoltati del 2019, racconta il senso di vuoto e nostalgia che la fine di un amore lascia dentro ciascuno di noi. Così accade che proprio quando cerchiamo di dimenticare, lì ci assale il ricordo dei mille particolari che quella persona ci ha lasciato addosso. Ci colgono di sorpresa nelle piccole azioni quotidiane, quando cuciniamo o passeggiamo, senza possibilità di evitarli. A quel punto, se non c’è modo di fuggire dai ricordi, non rimane che tuffarcisi dentro e cantarli insieme a Ultimo.

Le piccole cose che amo di te

Nel brano Ultimo celebra l’amore nella sua quotidianità, nei piccoli gesti che sembrano insignificanti e che invece racchiudono in sé l’autenticità di una relazione. Perché se l’innamoramento passa attraverso l’idealizzazione del “tu”, l’Amore – quello vero – è fatto di quei mille particolari che impariamo ad amare nell’altra persona. Anche quelli che fatichiamo ad accettare e a comprendere, ma che rendono il “tu” un essere unico e insostituibile.

È da tempo che non sento più
La tua voce al mattino che grida “bu”
E mi faceva svegliare nervoso ma
Adesso invece mi sveglio e sento che
Mi mancan tutti quei tuoi particolari
Quando dicevi a me
“Sei sempre stanco perché tu non hai orari”
È da tempo che cucino e
Metto sempre un piatto in più per te

Celare i propri sentimenti

Ce lo raccontava anche Petrarca quando, per celare agli occhi indiscreti il suo amore per Laura, andava “solo et pensoso” per “i più deserti campi”. Allo stesso modo, l’io descrive quel senso di chiusura che lo opprime da quando il “tu” se n’è andato, lasciandolo solo sotto una pioggia che non accenna a diminuire.

Sono rimasto quello chiuso in sé
Che quando piove ride per nascondere
Mi mancan tutti quei tuoi particolari
Quando dicevi a me
“Ti senti solo perché non sei come appari”

L’impossibilità di cantare l’amore

Ricorre qui un altro tòpos della tradizione letteraria, l’ineffabilità dell’amore, ossia l’incapacità di trovare le parole giuste per descrivere e raccontare un sentimento che è profondo, quanto impossibile da definire. L’elevazione del sentimento è tale che soltanto una parola inventata da Dio saprebbe definirlo. Alla perfezione geometrica della parola divina si contrappongono gli essere umani, descritti come bagagli in balia della vita e delle sue coincidenze, che si muovono in ordine sparso, incapaci di trovare una direzione e un senso a quello che accade.

Oh, fa male dirtelo adesso
Ma non so più cosa sento
Se solamente Dio inventasse
Delle nuove parole potrei dirti che
Siamo soltanto bagagli
Viaggiamo in ordini sparsi
Se solamente Dio inventasse delle nuove parole
Potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore
E cantartele qui

Il finale

In un crescendo di voce e strumenti, Ultimo invoca la parola giusta, proprio come i poeti facevano con le muse, e innalza il suo disperato canto d’amore. Così, la musica diventa l’unico strumento possibile per far vivere il ricordo di un grande amore.

È da tempo che cammino e
Sento sempre rumori dietro me
Poi mi giro pensando che ci sei te
E mi accorgo che oltre a me non so che c’è
Mi mancan tutti quei tuoi particolari
Quando dicevi a me
“Sei sempre stanco perché tu non hai orari”
Oh, fa male dirtelo adesso
Ma non so più cosa sento
Se solamente Dio inventasse
Delle nuove parole potrei dirti che
Siamo soltanto bagagli
Viaggiamo in ordini sparsi
Se solamente Dio inventasse delle nuove parole
Potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore
E cantartele qui
Fra i miei e i tuoi particolari
Potrei cantartele qui
Se solamente Dio inventasse
Delle nuove parole potrei dirti che
Siamo soltanto bagagli
Viaggiamo in ordini sparsi
Se solamente Dio inventasse delle nuove parole
Potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore
E cantartele qui
Potrei cantartele qui

LEGGI ANCHE: Perché “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini è da considerarsi poesia

© Riproduzione Riservata