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Crêuza de mä, il significato del brano di De André che unisce mare e terra

Oggi, 3 agosto, verrà inaugurato il nuovo ponte di genova. E' stata scelta come canzone simbolo Creuza De Ma di Fabrizio De André, ecco perché

Oggi, 3 agosto 2020, alle 18.30, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, inaugurano il nuovo ponte di Genova. Una cerimonia sobria ed essenziale per rispetto della volontà dei familiari delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi. Le frecce tricolori dipingeranno in cielo la croce rossa su sfondo bianco della bandiera di San Giorgio. Mentre le note di “Crêuza de mä” di Fabrizio De André faranno da sfondo alla cerimonia. Ecco cosa rappresenta. 

18 artisti per Genova

Dopo lo spettacolo delle Frecce Tricolari, sarà eseguita una versione inedita di “Crêuza de mä”, la celebre canzone in dialetto genovese composta da De Andre’ e Mauro Pagani, interpretata, su iniziativa di Dori Ghezzi, da alcuni tra i maggiori artisti italiani che hanno voluto in questo modo rendere omaggio a Genova. Al progetto hanno collaborato Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De Andre’, Sananda Maitreya. 

Che cos’è la Crêuza de mä

“Crêuza de mä” è la canzone d’apertura e dà il titolo all’album del 1984 di Fabrizio De André. La locuzione ligure crêuza de mä, in genovese, lingua che attraversa tutto l’album, definisce un viottolo o mulattiera, talvolta fatto a scalinata, che abitualmente delimita i confini di proprietà privata e collegal’entroterra con il mare. La traduzione letterale è quindi “viottolo di mare”.

Il significato della canzone

Il testo parla dei marinai che, tornati dal mare, descritto come un posto dove la Luna si mostra nuda, vanno a mangiare alla taverna dell’Andrea, alla fontana dei colombi nella casa di pietra, e pensano a chi vi potrebbero trovare. Il testo è dunque incentrato sulle figure dei marinai e sulla loro vita da eterni viaggiatori. De André descrive le loro sensazioni, narra le esperienze provate sulla loro pelle, la difficoltà d’essere in balìa dell’acqua. Una volta approdati essi si sentono stranieri e ostentano una scherzosa quanto profonda diffidenza verso alcune pietanze, come le cervella di agnello o il pasticcio di “lepre di tegole”. Pietanze che non fanno parte della vita di un marinaio e che mai lo saranno.  “E ‘nt’ a barca du vin ghe navighiemu ‘nsc’i scheuggi” (E nella barca del vino navigheremo [anche] sugli scogli) “finché u matin… bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä” (finché il mattino… padrone della corda marcia d’acqua e di sale”) con quella corda finirà per legarci e riportarci al mare [al nostro destino] lungo una crêuza de ma.

 

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