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“La ballata del Cerutti”, il primo successo di Giorgio Gaber è un capolavoro d’ironia

"Il suo nome era Cerutti Gino, ma lo chiamavan Drago": chi non canticchia mentre legge i primi versi della "Ballata del Cerutti" di Giorgio Gaber?

Buon compleanno a Giorgio Gaber, che nasceva il 25 gennaio 1939 a Milano.

A questa città è dedicata “La ballata del Cerutti”, un capolavoro di ironia ritenuto il primo successo del cantautore. Scopriamola insieme.

Il primo successo di Giorgio Gaber

“La ballata del Cerutti” esce nel 1960. Il testo è opera di una collaborazione fra Giorgio Gaber e Umberto Simonetta.

La musica segue lo schema della ballata, come anticipato nel titolo. Ci si aspetterebbe, dunque, un testo coerente che, nel solco della tradizione, racconti la storia di un qualche eroe, di un personaggio importante, di cui vale la pena conoscere i trascorsi.

Invece no. Questa ballata, in apparenza tradizionale e in realtà del tutto atipica, racconta di un uomo comune che più comune non si può, già a partire dalle inflazionate generalità: si chiama Gino Cerutti, e trascorre le sue giornate al bar del quartiere dove vive, il Giambellino.

Il piglio simpatico e l’ambientazione da bar sport, così come il tono nostalgico e il racconto delle peripezie di un delinquentello annoiato qualunque, hanno subito reso “La ballata del Cerutti” un successo, tanto che sono in molti a ricordare il motivetto accattivante canticchiato da genitori e nonni.

Cosa si nasconde dietro al testo

Con “La ballata del Cerutti”, Giorgio Gaber compie un procedimento che nel corso della storia è stato adoperato da altri artisti e che denota una grande conoscenza e capacità: l’ironia.

Fare ironia, nel senso originario del termine, significa capovolgere situazioni, generi e stilemi, dicendo il contrario di ciò che si vuole affermare.

Così, nel suo brano, Gaber sminuisce il testo, affermando che avrebbe voluto scrivere una grande ballata, altisonante, nobile, al posto di quella che è venuta fuori.

Non un inno a un eroe di guerra, ma una celebrazione di un uomo mediocre che vive in altrettanta mediocrità, che passa la sua giornata al bar con gli amici e poi decide di commettere un furtarello per cui non viene nemmeno incriminato.

Eppure, noi lo amiamo lo stesso, anzi anche di più. Perché ci ricorda non solo la nostra infanzia e i bar di quartiere che non esistono quasi più come luogo di aggregazione, ma anche che la musica può essere strumento di risata e di riflessione.

“La ballata del Cerutti”, il testo

Io ho sentito molte ballateQuella di Tom Dooley, quella di Davy CrocketE sarebbe piaciuto anche a meScriverne una così
Invece, invece niente, ho fatto una ballataPer uno che sta a MilanoAl GiambellinoIl Cerutti, Cerutti Gino
Il suo nome era Cerutti GinoMa lo chiamavan DragoGli amici al bar del GiambellinoDicevan che era un mago (era un mago)
Vent’anni, biondo, mai una liraPer non passare guaiFiutava intorno che aria tiraE non sgobbava mai
Il suo nome era Cerutti GinoMa lo chiamavan DragoGli amici al bar del GiambellinoDicevan che era un mago (era un mago)
Una sera, in una strada scuraOcchio, c’e’ una lambrettaFingendo di non aver pauraIl Cerutti monta in fretta
Ma che rogna nera quella seraQualcuno vede e chiamaVeloce arriva la panteraE lo vede, la madama
Il suo nome era Cerutti GinoMa lo chiamavan DragoGli amici al bar del GiambellinoDicevan che era un mago (era un mago)
Ora è triste e un poco manomessoSi trova al terzo raggioÈ lì che attende il suo processoForse vien fuori a Maggio
S’è beccato un bel tre mesi il GinoMa il giudice è stato buonoGli ha fatto un lungo fervorinoÈ uscito col condono
Il suo nome era Cerutti GinoMa lo chiamavan DragoGli amici al bar del GiambellinoDicevan che era un mago (era un mago)
È tornato al bar Cerutti GinoE gli amici nel futuroQuando parleran del GinoDiranno che è un tipo duro

Giorgio Gaber

Nato a Milano il 25 gennaio 1939 e scomparso il 1° gennaio 2003, Giorgio Gaber – al secolo Giorgio Gabersick – è stato un cantautore ed attore molto influente in Italia.

I suoi testi hanno solcato la storia della musica e della cultura del nostro Paese, diventando immortali. Autocritico, ironico, attento all’attualità e al mondo che lo circondava, Gaber creava autentici capolavori: ricorderete sicuramente “La libertà” e “Io non mi sento italiano”, brani molto diversi fra loro ma accomunati da immensa genialità.

Poliedrico e creativo, l’autore della “Ballata del Cerutti” si è dedicato anche alla televisione e al teatro. La sua vera passione, tuttavia, è sempre stata la musica, a cui infatti è ritornato con dedizione nel 2001, con l’eloquente “La mia generazione ha perso”.

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