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È morto Piero Angela, pioniere della divulgazione

Lutto nel mondo della cultura italiana: è morto all' età di 93 anni Piero Angela. A darne la triste notizia il figlio Alberto con un post su Facebook.

Lutto nel mondo della cultura italiana: è morto all’ età di 93 anni Piero Angela. A darne la triste notizia il figlio Alberto con un post su Facebook.

Piero Angela 

A Piero Angela dobbiamo riconoscere la grande professionalità a accuratezza con  cui è stato ideatore e presentatore di trasmissioni di divulgazione in stile anglosassone. Con Piero Angela è iniziato in Italia il filone documentaristico della televisione italiana e un nuovo modo di concepire la divulgazione scientifica e non solo. Un pioniere della comunicazione, un uomo che ha saputo mettere piede nelle nostre case, nelle nostre quotidianità.

Ad annunciare la sua morta è stato poco fa il figlio Alberto con un breve post su Facebook: “Buon viaggio papà”, scrive. 

Nato il , il noto giornalista e divulgatore, ha sempre cercato di mantenere giovane la propria anima e soprattutto la propria curiosità. In una delle sue frasi più celebri affermò proprio questo:

«Il mio corpo è come una macchina: il motore avrà anche 80.000 chilometri, ma il guidatore ha solo 45 anni»

La carriera di Piero Angela

La sua carriera da giornalista inizia con un primo incarico nell’ente di cronista, come collaboratore del Giornale Radio. Successivamente, nel 1954, con l’avvento della televisione, Piero Angela passò al Telegiornale, per il quale fu corrispondente, prima da Parigi, poi da Bruxelles, dal 1955 al 1968. Nel 1976 fu il primo conduttore del TG2.

La sua fu una strada densa di esperienze importanti, che lo fecero affermare sempre di più nel mondo televisivo e giornalistico: fu diverse volte inviato di guerra, nel 1967 si recò in Iraq durante la Guerra dei sei giorni, dove fu persino arrestato insieme ad altri giornalisti; nel 1968 fu invece in Vietnam, dove intervistò soldati americani e contadini. 

La sua passione per la documentaristica iniziò grazie all’influenza di Roberto Rossellini, e così nel 1968 Piero Angela realizzò una serie di documentari dal titolo Il futuro nello spazio, sul tema del programma Apollo; durante le riprese effettuate negli Stati Uniti realizzò anche numerosi collegamenti in diretta per la RAI in occasione del lancio del vettore Saturn V che portò i primi astronauti sulla Luna. Incominciò proprio in questo modo una lunga attività di divulgazione scientifica che negli anni successivi lo portò a produrre numerose trasmissioni di informazione tra cui Destinazione Uomo (dieci puntate), Da zero a tre anni (tre puntate), Dove va il mondo? (cinque puntate), Nel buio degli anni luce (otto puntate), Indagine sulla parapsicologia (cinque puntate), Nel cosmo alla ricerca della vita (cinque puntate).

Super Quark

 

“Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di “incontro” col pubblico, dal linguaggio alle “trovate”, dagli esempi alle “battute”, rifiutando quella finta “serietà” tanto cara all’ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma”

La sua attività di divulgazione più importante riguarda sicuramente il programma “Quark” (nome ripreso dalla fisica, come lui stesso disse). 

Iniziato nel 1981, il programma mise in atto una serie di grandi rivoluzioni: si misero in campo tutti i mezzi tecnologici a disposizione e le risorse della comunicazione televisiva per rendere familiari i temi trattati: i documentari della BBC e di David Attenborough, i cartoni animati di Bruno Bozzetto usati per spiegare i concetti più difficili, le interviste con gli esperti esposte nel linguaggio più chiaro possibile compatibilmente con la complessità degli argomenti, le spiegazioni in studio. 

Lo stile divulgativo del programma e di Piero Angela stesso, rappresentò una vera svolta. Riguardo alla diversità nel modo di affrontare argomenti complessi, Angela affermò che per comunicare, la divulgazione deve saper affrontare alcuni problemi: Da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall’altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza). Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile… essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso […] Non solo, ma alla chiarezza, solitamente, deve accompagnarsi un’ulteriore fatica: la concisione.»

 

 

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