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Perché la miniserie “Leopardi. Il poeta dell’Infinito” è stata un successo

Abbiamo raccolto le principali impressioni degli spettatori che hanno visto la miniserie “Leopardi. Il poeta dell’Infinito”. Scopriamo cosa è stato maggiormente apprezzato e cosa invece è risultato problematico nella messa in scena.

La prima puntata è stata seguita da 4.112.000 spettatori pari al 24.1% di share, la seconda e ultima puntata è stata seguita da 3.651.000 spettatori con il 20.54% di share, attestandosi entrambe le volte come programma più visto della serata; sui social è stata molto apprezzata, seppur non è mancata qualche critica. Parliamo di “Leopardi. Il poeta dell’Infinito”, la miniserie andata in onda su Rai 1 diretta da Sergio Rubini, capace di conquistare il pubblico con un ritratto inedito ed emozionante del poeta di Recanati.

Le reazioni sui social

In un post sulla nostra pagina Facebook abbiamo raccolto le principali impressioni degli spettatori della miniserie. Scopriamo cosa è stato maggiormente apprezzato e cosa invece è risultato problematico nella messa in scena.

Ambientazioni top

In molti, nonostante la vicenda fosse molto romanzata, hanno apprezzato “la rappresentazione della sublime e variegata personalità del Poeta, evidenziando la sua stupefacente elevatura morale e culturale, la duplice natura di poeta e di filosofo, senza retorica”.

Anche l’ambientazione storica è stata apprezzata, così come i brani musicali in sottofondo, “in primis il trio op. 100 di Schubert”. Per molti una miniserie del genere può giovare alla nostra epoca “in cui la cultura e più che mai la poesia sembrano attitudini e manifestazioni completamente aliene da ogni immaginario”.

Un Leopardi (finalmente) inedito

Tanti hanno apprezzato l’inedita rappresentazione della figura di Giacomo Leopardi: “Finalmente si è resa giustizia alla sua figura:  etichettato come pessimista e sfigato, invece realista con un animo passionale e vitale limitato solo dalla sua cagionevole salute”. Molti hanno apprezzato la regia di Rubini e questo taglio liberal politico di Leopardi.

In molti hanno visto ne “Il poeta dell’infinito” “un Leopardi di grande levatura trasversale rispetto a quello conosciuto più umano ma sempre un po’ lontano dalla vita”. Da applausi anche il trionfo di una grande amicizia che supera l’amore e l’invito finale a tutti “La vita va vissuta!”

La bravura degli attori 

Arriva da molti un plauso a tutti gli attori, alla ricostruzione storica degli ambienti, costumi e fotografia. “In alcune scene l’intensità dei personaggi ha raggiunto una forza emotiva che usciva dallo schermo.” Su tutti, molto apprezzato Alessio Boni, che ha interpretato il padre dei poeta di Recanati, il Conte Monaldo Leopardi.

Difficoltà di audio

Non sono mancati alcuni commenti meno positivi. Pur apprezzandone nel complesso la resa finale, in tanti non hanno appezzato del tutto la miniserie per via dell’audio, definito pessimo. “Non si capivano i dialoghi, la colonna sonora dai toni alti li annientava, sono andata ad intuito” commenta un utente.

Seconda parte meno apprezzata

Diverse persone hanno apprezzato maggiormente la prima parte che mostrava Leopardi bambino e il conflitto tra i desideri tipici di questa età, il bisogno inappagato di amore e la rigidità delle regole familiari, mentre la seconda parte è piaciuta un po’ meno perché “ha virato un po’ troppo verso il feuilleton”. Altri ancora hanno trovato la miniserie troppo romanzata e avrebbero preferito trovare maggiore spazio per i testi poetici del poeta di Recanati.

Il confronto con “Il giovane favoloso”

Diversi utenti hanno preferito “Il giovane favoloso“, il film del 2014 di Mario Martone con Elio Germano nel ruolo di Giacomo Leopardi, rispetto alla miniserie diretta da Sergio Rubini. Secondo loro, il film di Martone è stato superiore per “interpretazione, oltre ai luoghi, ambientazioni, umanità ed empatia”

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Leopardi. Il poeta dell’Infinito

Scritta da Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini e Sergio Rubini, la serie restituisce alle nuove generazioni un ritratto inedito pur storicamente coerente di Giacomo Leopardi. Un formidabile genio, in grado di incendiare con i suoi versi non soltanto passioni amorose ma anche ideali politici. Poeta libero e avverso al compromesso che ha sfidato il suo tempo, l’invasore austriaco, la Chiesa e gli stessi fondatori del nascente stato italiano. Una grande produzione in costume ambientata e girata tra la natìa Recanati, le Marche, Bari e la Puglia – grazie al sostegno di Marche Film Commission e di Apulia Film Commission – e ancora Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna.

Protagonista, nei panni di Giacomo Leopardi, Leonardo Maltese, già apprezzato nei film “Rapito” di Marco Bellocchio e “Il Signore delle Formiche” di Gianni Amelio, per i quali ha vinto il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri D’Argento 2023. Con lui, Alessio Boni nel ruolo dell’austero padre, il Conte Monaldo Leopardi, Valentina Cervi nei panni della madre Adelaide Antici, Giusy Buscemi che interpreta l’amata Fanny Targioni Tozzetti, emblema dell’amore irraggiungibile magnificato nei suoi versi. E ancora Cristiano Caccamo, nelle vesti dell’amico Antonio Ranieri, Alessandro Preziosi nel ruolo di Don Carmine e Fausto Russo Alesi in quello di Pietro Giordani, amico e mentore del poeta.

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