Sei qui: Home » Intrattenimento » “Io se fossi Dio”, la canzone più coraggiosa di Giorgio Gaber

“Io se fossi Dio”, la canzone più coraggiosa di Giorgio Gaber

Ispirata a "S'i fosse foco" di Cecco Angiolieri, "Io se fossi Dio" è un bellissimo testo in cui Giorgio Gaber mostra il vero volto delle cose, formulando un "j'accuse" che investe ogni campo del reale, primo fra tutti la politica.

Il 25 gennaio 1939 nasceva a Milano Giorgio Gaber. Conosciuto per successi del calibro di “Libertà” e “Io non mi sento italiano”, il signor G ha composto brani che costituiscono un vero e proprio affresco del panorama socioculturale dell’Italia del boom economico. In occasione del suo anniversario di nascita, vogliamo ricordare Giorgio Gaber rievocando alla memoria “Io se fossi Dio“, una canzone troppo importante e con versi troppo critici nei confronti dello status quo per uscire insieme ad altri brani in un album.

“Io se fossi Dio” prende infatti ispirazione dal sonetto più celebre di Cecco Angiolieri per mostrare con ironia tutte le contraddizioni  e le cattive abitudini che caratterizzano gli italiani del tempo.

Attraverso il singolo, Gaber accusa i politici di perseguire soltanto i loro interessi, i borghesi di essere ipocriti, la gente di mostrare violenza e odio gratuiti nei confronti del prossimo, e arriva persino a rivolgersi ai brigatisti colpevoli del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro.

“Io se fossi Dio” è decisamente una canzone da ascoltare, una di quelle che non ha avuto molto successo perché forse troppo cruda, troppo vera.

Esprimersi attraverso la musica

“Io se fossi Dio” è una complessa canzone in cui Giorgio Gaber sfrutta la musica per veicolare un importante messaggio di critica sociale. Tutto il testo si costruisce attorno alle assonanze con il veemente sonetto di Cecco Angiolieri “S’i fosse foco”, e con le sue parole Gaber si premura di mostrare a chi ascolta il vero volto delle cose, l’ipocrisia che permea ogni campo del reale.

“Io se fossi Dio non mi farei fregare dai modi furbetti della gente
Non sarei mica un dilettante
Sarei sempre presente
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
O meglio ancora a criticare, appunto, cosa fa la gente”.

L’autore vorrebbe entrare nella quotidianità dei suoi simili per sventare ogni tentativo di sopraffazione. In questo passaggio, il testo di Gaber ricorda tantissimo il sonetto di Angiolieri, in effetti.

Da qui in poi, le strofe di “Io se fossi Dio” serviranno a criticare duramente, ma al contempo con grande verve ironica, tutti i modelli più esemplificativi della società del tempo, dal “piccolo borghese” che si nasconde dietro una patina di mediocrità ai grandi statisti che si occupano solo di guerra, da chi è troppo razionale o troppo spirituale a chi usa violenza per un credo politico. Un’invettiva che colpisce tutti e si conclude con un’ironico ritorno al reale:

“E allora.. va a finire che se fossi Dio
Io mi ritirerei in campagna
Come ho fatto io”.

“Io se fossi Dio” di Giorgio Gaber

Io…se fossi Dio…
Che io potrei anche esserlo.
Se no, non vedo chi.

Io se fossi Dio non mi farei fregare dai modi furbetti della gente
Non sarei mica un dilettante
Sarei sempre presente
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
O meglio ancora a criticare, appunto, cosa fa la gente.

Per esempio, il piccolo borghese, com’è noioso
Non commette mai i peccati grossi
Non è mai intensamente peccaminoso
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
E pur sapendo che Dio è più esatto di una Sweda
Lui pensa che l’errore piccolino non lo conti o non lo veda
Per questo io se fossi Dio preferirei il secolo passato
Se fossi Dio rimpiangerei il furore antico
Dove si odiava, e poi si amava, e si ammazzava il nemico.

Ma io non sono ancora nel Regno dei Cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio non sarei così coglione
A credere solo ai palpiti del cuore o solo agli alambicchi della ragione
Io se fossi Dio sarei sicuramente molto intero e molto distaccato
Come dovreste essere voi

Io se fossi Dio non sarei mica stato a risparmiare
Avrei fatto un uomo migliore
Si vabbè lo ammetto, non mi è venuto tanto bene
Ed è per questo, per predicare il giusto, che io ogni tanto mando giù qualcuno
Ma poi alla gente piace interpretare e fa ancora più casino

Io se fossi Dio non avrei fatto gli errori di mio figlio
E sull’amore e sulla carità mi sarei spiegato un po’ meglio
Infatti non è mica normale che un comune mortale
Per le cazzate tipo “compassione” e “fame in India”
C’ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna
Che viene da dire: “ma dopo come fa a essere così carogna!”

Io se fossi Dio non sarei ridotto come voi
E se lo fossi, io certo morirei per qualcosa di importante
Purtroppo l’occasione di morire, simpaticamente, non capita sempre
E anche l’avventuriero più spinto muore dove gli può capitare, e neanche tanto convinto.

Io se fossi Dio farei quello che voglio
Non sarei certo permissivo, bastonerei mio figlio, sarei severo e giusto
Stramaledirei gli Inglesi come mi fu chiesto
E se potessi anche gli Africanisti e l’Asia

E poi, gli Americani e i Russi, bastonerei la militanza come la misticanza
Prenderei a schiaffi i voltairiani, i ladri, gli stupidi e i bigotti
Perché Dio è violento e gli schiaffi di Dio appiccicano al muro, tutti.

Ma io non sono ancora nel Regno dei Cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.

Finora abbiamo scherzato.
Ma va a finire che uno prima o poi ci piglia gusto
E con la scusa di Dio tira fuori tutto quello che gli sembra giusto.
E a te, ragazza, che mi dici che non è vero
Che il piccolo borghese è solo un po’ coglione
Che quell’uomo è proprio un delinquente, un mascalzone

Un porco in tutti i sensi, una canaglia, e che ha tentato pure di violentare sua figlia
Io come Dio inventato, come Dio fittizio prendo coraggio e sparo il mio giudizio
E dico: “Speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia!”
Così per i giornali diventa un bravo padre di famiglia

Io se fossi Dio maledirei davvero i giornalisti e specialmente tutti
Che certamente non son brave persone e dove cogli, cogli sempre bene
Compagni giornalisti, avete troppa sete
E non sapete approfittare delle libertà che avete
Avete ancora la libertà di pensare
Ma quello non lo fate e in cambio pretendete la libertà di scrivere
E di fotografare

Immagini geniali e interessanti
Di presidenti solidali e di mamme piangenti
E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi
Voi che vi buttate senza tremare un momento
Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti
E si direbbe proprio compiaciuti
Voi vi buttate sul disastro umano
Col gusto della lacrima in primo piano.

Si vabbè lo ammetto la scomparsa dei fogli e della stampa sarebbe forse una follia
Ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza
Non avrei certo la superstizione della democrazia.

Ma io non sono ancora nel Regno dei Cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio
Naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente
Nel Regno dei Cieli non vorrei ministri e gente di partito tra le palle
Perché la politica è schifosa e fa male alla pelle
E tutti quelli che fanno questo gioco
Che poi è un gioco di forze ributtante e contagioso come la lebbra e il tifo
E tutti quelli che fanno questo gioco c’hanno certe facce che a vederli fanno schifo
Che siano untuosi democristiani o grigi compagni del piccì
Son nati proprio brutti o perlomeno tutti finiscono così

Io se fossi Dio dall’alto del mio trono vedrei che la politica è un mestiere come un altro
E vorrei dire, mi pare a Platone
Che il politico è sempre meno filosofo e sempre più coglione
E’ un uomo a tutto tondo
Che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo
Che scivola sulle parole anche quando non sembra, o non lo vuole.

Compagno radicale
La parola compagno non so chi te l’ha data ma in fondo ti sta bene
Tanto ormai è squalificata
Compagno radicale
Cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino
Ti muovi proprio bene in questo gran casino
E mentre da una parte si spara un po’ a casaccio
E dall’altra si riempiono le galere di gente che non c’entra un cazzo
Compagno radicale
Tu occupati pure di diritti civili e di idiozia che fa democrazia
E preparaci pure un altro referendum questa volta per sapere
Dov’è che i cani devono pisciare.

Compagni socialisti
Ma sì anche voi insinuanti astuti e tondi
Compagni socialisti
Con le vostre spensierate alleanze
Di destra, di sinistra, di centro
Coi vostri uomini aggiornati
Nuovi di fuori e vecchi di dentro
Compagni socialisti
Fatevi avanti che questo è l’anno del garofano rosso e dei soli nascenti
Fatevi avanti col mito del progresso e con la vostra schifosa ambiguità
Ringraziate la dilagante imbecillità.

Ma io non sono ancora nel Regno dei Cieli
Sono troppo invischiato nei vostri sfaceli.

Io se fossi Dio non avrei proprio più pazienza
Inventerei di nuovo una morale
E farei suonare le trombe per il Giudizio Universale

Voi mi direte perché così parziale
Il mio personalissimo Giudizio Universale
Perché non suonano le mie trombe
Per gli attentati, i rapimenti, i giovani drogati e per le bombe
Perché non è comparsa ancora l’altra faccia della medaglia.

Io come Dio non è che non ne ho voglia
Io come Dio non dico certo che siano ingiudicabili
O addirittura come dice chi ha paura “gli innominabili”
Ma come uomo, come sono e fui
Ho parlato di noi comuni mortali

Quegli altri non li capisco
Mi spavento, non mi sembrano uguali
Di loro posso dire solamente che dalle masse sono riusciti ad ottenere lo stupido pietismo per il carabiniere
Di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente
Io come uomo posso dire solo ciò che sento
Cioè solo l’immagine del grande smarrimento.

Però se fossi Dio sarei anche invulnerabile e perfetto
Allora non avrei paura affatto
Così potrei gridare, griderei senza ritegno
Che è una porcheria che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia.

Ecco la differenza che c’è tra noi e gli innominabili
Di noi posso parlare perché so chi siamo
E forse facciamo più schifo che spavento
Di fronte al terrorismo e a chi si uccide c’è solo lo sgomento.

Ma io se fossi Dio non mi farei fregare da questo sgomento
E nei confronti dei politicanti sarei severo come all’inizio
Perché a Dio i martiri non gli hanno fatto mai cambiar giudizio
E se al mio Dio che ancora si accalora gli fa rabbia chi spara
Gli fa anche rabbia il fatto che un politico qualunque
Se gli ha sparato un brigatista diventa l’unico statista

Io se fossi Dio
Quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio
C’avrei ancora il coraggio di continuare a dire che Aldo Moro
Insieme a tutta la Democrazia Cristiana
È il responsabile maggiore di vent’anni di cancrena italiana.

Io se fossi Dio
Un Dio incosciente, enormemente saggio
Avrei anche il coraggio di andare dritto in galera
Ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora quella faccia che era.

Ma in fondo tutto questo è stupido
Perché logicamente io se fossi Dio la terra la vedrei piuttosto da lontano
E forse non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano
Io se fossi Dio non mi interesserei di odio, di vendetta e neanche di perdono
Perché la lontananza è l’unica vendetta e l’unico perdono.

E allora.. va a finire che se fossi Dio
Io mi ritirerei in campagna
Come ho fatto io.

© Riproduzione Riservata