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“Generale”, canzone di Francesco De Gregori contro la guerra

Scopri il significato della canzone Generale di Francesco de Gregori, il manifesto in musica contro tutte le guerre.

Generale di Francesco De Gregori è una canzone manifesto contro tutte le guerre. Una vera poesia in musica, che attinge dall’animo dell’artista, per offrire una visione, un’esperienza attraverso suoni che entrano nell’anima.

Il brano fu pubblicato il 10 aprile 1978. e fa parte dell’album De Gregori, il sesto album del cantautore, ed ancora oggi è una canzone che non smette di essere attuale.

Generale si presenta come una ballata, ovvero un componimento cantato su una melodia semplice, spesso con accompagnamento strumentale.

Viene introdotta dal riff di pianoforte di Alberto Visentin, pianista, tastierista, compositore e arrangiatore italiano.

Generale è uno dei brani più famosi e classici della discografia di Francesco de Gregori. È pubblicata anche da Vasco Rossi nella sua raccolta Tracks del 2022.

Una canzone autobiografica

Generale, dietro la collina

La ballata di Francesco De Gregori inizia con un luogo, una collina. 

Nella memoria dell’artista romano riemerge la gioventù, il periodo in cui svolge il periodo della leva militare, negli alpini in in Val Venosta (Trentino Alto Adice).

La sua visione fa riferimento al Colle di Tarces, che ha fatto da sfondo ad un periodo della storia contemporanea italiana poco conosciuto.

Nel 1956 BAS, abbreviazione di Befreiungsausschuss Südtirol, ovvero il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, un’organizzazione terroristica irredentista fondata da Sepp Kerschbaumer, compiva atti terroristici nel tentativo di far guadagnare l’indipendenza al Trentino Alto Adige.

Il generale che ispirò De Gregori fu invece un decorato in  visita nella caserma della Btg. Alpini “Tirano” di Malles Venosta.

Una ballata contro la guerra

De Gregori con questa canzone voleva sensibilizzare sull’atrocità della guerra.

Ci sta la notte buia e assassina,
E in mezzo al prato c’è una contadina,
Curva sul tramonto sembra una bambina,
Di cinquant’anni e di cinque figli,
Venuti al mondo come conigli,
Partiti al mondo come soldati
E non ancora tornati.

L’immagine evidente che emerge dal testo è molti giovani sono costretti a stare lontani da casa, senza poter condividere l’affetto dei propri cari.

Ma è anche l’immagine della donna, la contadina, che non può avere accanto i propri figli.

Nella società contadina la famiglia e i figli erano la forza propulsiva per poter andare avanti. I figli erano la ricchezza. 

Per la famiglia la guerra era quindi non solo un impoverimento affettivo, ma, pure, economico.

Non dimentichiamo che della guerra saranno tanti i figli che non torneranno a casa.

La speranza della fine di tutte le guerre

Ma, Francesco De Gregori nel testo vuole far emergere anche la speranza che la guerra, le guerre possano finalmente finire.

L’immagine del treno che non prevede nessuna fermata pur di arrivare prima possibile a casa. Il viaggio verso il ritorno, non importa anche se la guerra ha lasciato ferite. 

Che la guerra è bella anche se fa male,
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l’amore, l’amore delle infermiere.

In questi versi Francesco de Gregori ci dona un riferimento ad Ernest Hemingway in quest’ultimo verso.

“A farci fare l’amore dalle infermiere” è infatti un’espressione ripresa dal libro Addio alle armi.

La guerra lascia un segno indelebile 

La fine della canzone emerge il vuoto. Piano piano l’euforia del ritorno perde significato e subentra il vuoto interiore. 

I segni sono evidenti, in tanti non tornano dalla guerra, ma i degni della tragedia rimaranno fissi nella memoria, nel fisico, nell’anima. 

Il nemico è sconfitto, ma la guerra lascerà i suoi segni per sempre.

Generale di Francesco De Gregori (Il testo)

Generale, dietro la collina
Ci sta la notte buia e assassina,
E in mezzo al prato c’è una contadina,
Curva sul tramonto sembra una bambina,
Di cinquant’anni e di cinque figli,
Venuti al mondo come conigli,
Partiti al mondo come soldati
E non ancora tornati.

Generale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole,
Non fa più fermate neanche per pisciare,
Si va dritti a casa senza più pensare,
Che la guerra è bella anche se fa male,
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l’amore, l’amore delle infermiere.

Generale, la guerra è finita,
Il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
Dietro la collina non c’è più nessuno,
Solo aghi di pino e silenzio e funghi
Buoni da mangiare, buoni da seccare,
Da farci il sugo quando viene Natale,
Quando i bambini piangono
E a dormire non ci vogliono andare.

Generale, queste cinque stelle,
Queste cinque lacrime sulla mia pelle
Che senso hanno dentro al rumore di questo treno,
Che è mezzo vuoto e mezzo pieno
E va veloce verso il ritorno,
Tra due minuti è quasi giorno,
è quasi casa, è quasi amore.

Fonte: Musixmatch
Compositori: Francesco De Gregori
Testo di Generale © Serraglio Ed. Musicali, Universal Music Publishing Ricordi Srl., Sm Publishing Srl.

Generale di Francesco De Gregori 

Saro Trovato

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