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“Rimmel” di Francesco De Gregori, quando finisce un amore

"Rimmel" racconta la fine di un amore; è una canzone con cui De Gregori ha rotto gli schemi. La riscopriamo in occasione del compleanno del noto cantautore.

Il 4 aprile del 1951 nasceva a Roma Francesco De Gregori, fra i più celebri e amati cantautori italiani contemporanei. Sono decine le sue canzoni più belle. Oggi vogliamo farvi riscoprire “Rimmel”, che ha dato il nome all’omonimo album uscito nel 1975 ed è passata alla storia per aver scardinato le regole delle canzoni d’amore.

La valenza autobiografica di “Rimmel”

“Rimmel” racconta la fine di un amore, e trae spunto da episodi realmente accaduti a Francesco De Gregori. In particolare, la canzone sembra essere stata ispirata da una ragazza, di nome Patrizia, che lasciò il cantautore romano per stare con un altro uomo. Fra i riferimenti personali, vi è anche quello ad un “collo di pelliccia”. Qui, De Gregori parlerebbe di un tentativo di scippo da lui sventato in una giornata ventosa.

“Chi mi ha fatto le carte,
mi ha chiamato vincente,
ma uno zingaro, è un trucco.
É un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane
l’avrei distrutto con la fantasia,
l’avrei stracciato con la fantasia”.

Infine, la significativa strofa che abbiamo appena letto rimanda ad un episodio che risale alla gioventù di De Gregori, quando l’artista si fece predire il futuro attraverso la lettura delle carte. Ha davvero senso conoscere il proprio destino? A questa domanda, è stato lo stesso De Gregori a rispondere in un’intervista:

“Sì, un giorno mi hanno fatto le carte e mi hanno detto cose molto belle, mi hanno detto che sarei stato molto felice, mi hanno detto ‘Sarai un vincente’. Però tutto sommato non è bello che uno ti dica quello che diventerai, credere allo zingaro forse è mancanza di fantasia, mancanza di giovinezza, del coraggio di dire ‘adesso io esco e chissà cosa succede’”.

Rimmel, un disco di rottura

“Rimmel” è una canzone di rottura, in tutti i sensi. La fine di un amore raccontata in musica. Nell’epoca in cui la tematica sentimentale era raccontata nelle sue dinamiche positive, con testi romantici, atmosfere da sogno e dichiarazioni importanti, Francesco De Gregori concepisce un capolavoro che focalizza tutta la sua attenzione sulla fine.

Ed è l’intero album a costituire un manifesto di rottura, già a partire dall’iconica copertina, che all’elegante immagine femminile accosta uno sfondo a righe dal carattere forte, dissonante, a tratti disturbante.

“Rimmel” di Francesco De Gregori

E qualcosa rimane,
fra le pagine chiare e le pagine scure.
E cancello il tuo nome dalla mia facciata,
e confondo i miei alibi e le tue ragioni.
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte,
mi ha chiamato vincente,
ma uno zingaro, è un trucco.
É un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane
l’avrei distrutto con la fantasia,
l’avrei stracciato con la fantasia.

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
Ancora i tuoi quattro assi, bada bene di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi,
o farli rimanere buoni amici come noi.

Santa voglia di vivere,
e dolce venere di Rimmel.
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi,
se per caso avevo ancora quella foto,
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona,
e quando io, senza capire ho detto “si”,
hai detto: “é tutto quel che hai di me”,
è tutto quel che ho di te.

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo,
la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
Ancora i tuoi quattro assi, bada bene di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi,
o farli rimanere buoni amici, come noi.

 

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