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The Help, il film che racconta il razzismo attraverso gli occhi delle donne

La storia incredibile di tre donne che uniscono le loro voci per farsi sentire in un mondo che non dà loro spazio

Tratto dal bestseller mondiale del 2009 di Kathryn Stockett, il film The Help racconta la storia di alcune domestiche afroamericane che allevano i bambini delle famiglie bianche a Jackson, nel Mississipi degli Anni Sessanta. Una storia di razzismo e femminismo, attraverso gli occhi di tre donne e tre amiche, che uniscono le loro voci per farsi sentire in un mondo che non dà loro spazio. 

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Ecco, i motivi per cui “The Help” è un film che tutti dovrebbero vedere. 

Racconta il razzismo attraverso le donne

Spesso trattato con paternalismo, il tema del razzismo è qui affrontato da un’angolazione inedita. Da tre donne, due nere e una bianca, che nella lotta contro la discriminazione di razza si posizionano anche come femministe. Essere nera, antirazzista e femminista è un atto rivoluzionario nell’America di quegli anni, ma altrettanto complicato è essere bianca, antirazzista e femminista.

Queste donne di colore allevano bambini bianchi e dopo vent’anni quei bambini diventano i loro padroni. Noi le amiamo e loro ci amano… ma non possono neanche usare il bagno in casa nostra. […] Margaret Mitchell ha esaltato la figura della mammy, che dedica la sua vita a una famiglia bianca, ma nessuno ha mai chiesto alla mammy che vita fosse stata la sua

Illumina gli spazi in ombra della storia

Un piccolo grande miracolo a cui ha dato voce la scrittrice Kathryn Stockett, che ha affidato la narrazione a una polifonia di voci, altrimenti sommersa. Sono infatti le voci di Aibileen Clark e Minny Jackson, due domestiche afroamericane, insieme a quella di “Skeeter”, una giovane scrittrice bianca, a condurre la narrazione. Perché se è vero che la storia la raccontano i vincitori, la sfida della letteratura, dell’arte e del cinema è ribaltare la prospettiva, dare voce agli sconfitti, a quelli che hanno cambiato la storia stando nelle retrovie, che hanno lottato giorno dopo giorno perché qualcosa cambiasse.

Hanno ucciso mio figlio. È caduto portando delle travi alla segheria. Un camion gli ha schiacciato un polmone. Il capo mastro ha buttato il corpo nel cassone di un camion. È andato all’ospedale dei negri, l’ha scaricato davanti e ha suonato il clacson… Non c’era niente da fare, così ho portato il mio bambino a casa. L’ho messo sdraiato su quel divano. È morto davanti a me… e aveva ventiquattro anni, Miss Skeeter, sono gli anni più belli della vita. Quando arriva l’anniversario della sua morte, io ogni anno non riesco a respirare, ma per voi è solo un altro giorno di bridge. Se lei si ferma, quello che ho scritto io e che ha scritto lui, tutto quello che era lui, morirà con lui.

È una storia di coraggio

Occorre coraggio per compiere un piccolo gesto rivoluzionario ogni giorno e queste donne ce lo insegnano, innescando con la loro parola e le loro azioni un cambiamento irreversibile dentro e fuori di loro. Perché, a volte, un gesto o una parola giusta possono fare tanto, soprattutto quando arrivano e si impongono agli occhi di altri per la loro forza contenuta, mai eccessiva o violenta. 

Il coraggio non sempre equivale a prodezza. Il coraggio è avere l’ardire di fare ciò che è giusto, malgrado la debolezza della nostra carne. E Dio dice a noi tutti, sospinge noi tutti e sprona noi tutti ad amare. Amen. Vedete, l’amore, come è portato ad esempio da nostro Signore Gesù Cristo è essere pronti, disponibili a mettersi in pericolo per il nostro prossimo. E per prossimo io intendo il vostro amico, vostra sorella, vostro fratello, il vostro vicino e il vostro nemico. Se riuscite ad amare il vostro nemico avete già in mano la vittoria

 

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