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Felicità, la canzone di Lucio Dalla cantata da Damiano David a Sanremo 2025

Scopri il testo e il significato di "Felicità", canzone di Lucio Dalla del 1988 portata sul palco del Festival di Sanremo da Damiano David durante la seconda serata.

Ci sono canzoni senza tempo, che ogni volta che riascoltiamo ci danno le stesse sensazioni e le stesse vibrazioni del primo ascolto. Una di queste è senza dubbio “Felicità“, brano  del 1988 di Lucio Dalla e portato sul palco del Festival di Sanremo da Damiano David durante la seconda serata della kermesse musicale.

Contenuta nell’album “Dalla / Morandi” pubblicato dai due artisti nel 1988, “Felicità” è un brano scritto a quattro mani da Lucio Dalla e Mauro Malavasi. Scopriamo il testo e il significato di questa bellissima canzone, quasi una poesia messa in musica.

Felicità, canzone di Lucio Dalla

Se tutte le stelle del mondo
A un certo momento
Venissero giù
Tutta una serie di astri
Di polvere bianca scaricata dal cielo
Ma il cielo senza i suoi occhi
Non brillerebbe più

Se tutta la gente del mondo
Senza nessuna ragione
Alzasse la testa
E volasse su
Senza il loro casino
Quel doloroso rumore
La terra povero cuore
Non batterebbe più

Mi manca sempre l’elastico
Per tener su le mutande
Così che le mutande
Al momento più bello mi vanno giù
Come un sogno finito
Magari un sogno importante
Un amico tradito
Anch’io sono stato tradito
Ma non m’importa più

Tra il buio del cielo
Le teste pelate bianche
Le nostre parole si muovono stanche
Non ci capiamo più
Ma io ho voglia di parlare
Di stare ad ascoltare
Di continuare a far l’asino
Di comportarmi male
Per poi non farlo più

Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so
Che passerai
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai

Si tratterebbe di nuotare
Prendendola con calma
Farsi trasportare
Dentro a due occhi grandi
Magari blu
E per dovermi liberare
Attraversare un mare medioevale
Guardare contro un drago strabico

Ma, di draghi, baby
Non ce ne sono più
Forse per questo i sogni
Sono così pallidi e bianchi
E rimbalzano stanchi
Tra le antenne lesse
Delle varie tv

E ci ritornano in casa
Portati da signori eleganti
Sì sì che parlano
Tutti quanti che applaudono
Non ne vogliamo più

Ma se questo mondo
È un mondo di cartone
Allora per essere felici
Basta un niente, magari una canzone
O chi lo sa
Se no, sarebbe il caso
Di provare a chiudere gli occhi
E poi anche quando hai chiuso gli occhi
Chissà cosa sarà

Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so
Che passerai
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai

Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so
Che passerai
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai

Ah felicità
Su quale treno della notte viaggerai
Lo so
Che passerai
Ma come sempre in fretta
Non ti fermi mai

La felicità sfuggente, da conquistare

Il brano rappresenta un ritratto nostalgico nel quale l’autore rincorre la felicità sfuggente, che dura un attimo e quasi non esiste più, lasciando spazio a desideri e frustrazioni, per poi ritrovarla solo quando riusciamo a distaccarci dalle cose terrene che ci limitano e no ci consentono di trovare la serenità perduta. Una felicità rappresentata dalle stelle, che brillano nel cielo ma che non possono scendere in terra, e a cui “tutta la gente del mondo” non presta attenzione e non può raggiungerle.

Una stato di felicità che è possibile ritrovare attraverso l’amore o la passione verso qualcosa, lasciandosi trasportare “dentro due occhi grandi, magari blu, attraversare un mare medioevale”. Una felicità quasi irraggiungibile, fatta di sogni “così pallidi e bianchi” da poter realizzare, offuscati da una società sempre più dedita al consumismo, i cui unici sogni da raggiungere sembrano solo quelli imposti dalle “antenne lesse delle varie tv”.

Sul finire del brano, la felicità sembra tornare, sotto la forma della speranza, attraverso la capacità di chiudere gli occhi e sognare, dando vita alla fantasia per allontanarsi da questo “mondo di cartone”.

Quella speranza messa bene in scena sul palco dell’Ariston da Damiano David e l’attore Alessandro Borghi mentre abbracciano un bambino, simbolo di un possibile futuro migliore se ci si lascia trasportare dai sentimenti puri che solo mezzi come la musica riescono a veicolare.

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