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“A sangue freddo”, apice e declino di Truman Capote

Il romanzo A sangue freddo è considerato l’opera massima dello scrittore e giornalista Truman Capote. In realtà, non si tratta di un vero e proprio romanzo, tanto che ha segnato la storia della letteratura e del giornalismo dando vita a un nuovo genere ibrido, il non-fiction novel...

Il romanzo A sangue freddo è considerato l’opera massima dello scrittore e giornalista Truman Capote. In realtà, non si tratta di un vero e proprio romanzo, tanto che ha segnato la storia della letteratura e del giornalismo dando vita a un nuovo genere ibrido, il non-fiction novel. Si tratta di un romanzo i cui protagonisti sono persone realmente esistenti e nel quale si ricostruiscono le loro vicende utilizzando lo stile oggettivo della cronaca unitamente allo stile narrativo e dialogico della letteratura.

A sangue freddo è un romanzo-reportage (detto anche romanzo-verità) che ricostruisce gli eventi di un fatto di cronaca nera: lo sterminio di una famiglia di contadini di Holcomb (Kansas) barbaramente uccisi da due malviventi, Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock. I due, detenuti in carcere, ricevono una falsa soffiata da un prigioniero, che rivela loro che nella fattoria dei Clutter c’è una cassaforte in cui è custodito del denaro. Smith e Kickock, usciti di galera, decidono di rapinare i Clutter, ma non trovando la cassaforte in casa uccidono il marito, la moglie e due dei quattro figli. A nulla vale la loro fuga, perché saranno presto catturati dalla polizia e arrestati e condannati a morte.

Truman Capote, leggendo dell’omicidio in un trafiletto del New York Times nel 1959, rimane colpito dal delitto e chiede di essere inviato a Holcomb per scriverne un articolo per il New Yorker. Truman si fermerà nella cittadina molto più a lungo del previsto: seguirà da vicino le indagini della polizia, parlerà con la gente del posto e con i conoscenti dei Clutter, incontrerà in carcere i due assassini. Il risultato delle sue ricerche sono 8.000 pagine di appunti raccolti in sei anni e un romanzo a puntate pubblicato sul New Yorker. L’opera compiuta e completa verrà poi pubblicata sottoforma di romanzo nel 1966.

A sangue freddo ha suscitato sin da subito dibattiti e polemiche di tipo etico: molti hanno accusato Capote di aver raccontato con cinismo e distacco le cruenti vicende degli omicidi e la vita in carcere dei due assassini. Inoltre, Truman ha frequentato assiduamente i due prigionieri in carcere, per raccontare l’attesa dell’esecuzione della loro condanna a morte, creando con loro un rapporto moralmente ed eticamente inaccettabile per la società. È come se si fosse creato un legame, un cordone fra Truman e la città di Holcomb (nella quale farà spesso ritorno per tutto il tempo della realizzazione della sua opera) e i due assassini.

Ma c’è di più: Truman non nasconde di rivedersi nel giovane assassino Perry Smith, uomo di grande cultura e intelligenza ma portato dalla vicende della vita sulla cattiva strada. Smith e Capote hanno infatti in comune un’infanzia infelice caratterizzata dalla separazione dei genitori e dall’essere stati abbandonati a se stessi. Truman era un bambino fuori dagli schemi, amante dell’arte e della letteratura, con un modo di porsi “effeminato” e, per questo, deriso da tutti. Ma, a differenza di Perry Smith, Truman ha trovato nella scrittura una via di fuga e il modo per affermarsi con successo e accettare la propria omosessualità, evitando di trasformare la frustrazione in rabbia omicida e in violenza.

Ricordiamo che quando Truman Capote scrive A sangue freddo è già molto famoso e apprezzato dalla critica, reduce dal successo di Colazione da Tiffany. È uno degli scrittori più famosi d’America, amato da tutti per le sue stravaganze e il suo estro creativo. Frequenta i migliori salotti di New York e tra le sue amicizie vanta personaggi del calibro di Andy Warhol, Tennessee Williams, Jackie Kennedy, Ronald Reagan. E, tuttavia, il lungo lavoro di ricerca per compiere A sangue freddo e le critiche ricevute portano Truman a riflettere sulla società americana e su quanto essa sia, per certi aspetti, bigotta, repressiva e proibizionista.

Tali riflessioni lo spingono a rivalutare molte delle sue amicizie dell’alta società e lo conducono a iniziare a scrivere un nuovo romanzo, Preghiere esaudite, che rimarrà incompiuto ma il cui chiaro intento è criticare il mondo patinato newyorkese. Con questo romanzo Capote si gioca tutte le amicizie prestigiose e viene escluso dalle feste e dai salotti che abitualmente frequentava. Si chiuderà così sempre più in se stesso, trovando conforto unicamente nell’alcol e nelle droghe, che logoreranno il suo corpo, fino a provocarne la morte per cirrosi epatica nel 1984. A sangue freddo resterà l’ultima opera compiuta dello scrittore.

 

Valentina Morlacchi

21 luglio 2015

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