I versi di Rainer Maria Rilke sull’amore che divide cuore e mente

4 Dicembre 2024

Leggiamo i versi di Rainer Maria Rilke che, attraverso la figura di Orfeo ci mostrano come l'amore sia elemento di scissione per l'animo umano.

I versi di Rainer Maria Rilke sull'amore che divide cuore e mente

Rainer Maria Rilke (4 dicembre 1875 – 29 dicembre 1926), nei suoi Sonetti a Orfeo, ci immerge in un universo poetico di rara profondità, dove il divino e l’umano si incontrano e si scontrano. I versi citati ci portano al cuore di una delle sue riflessioni più emblematiche: il divario tra la potenza divina e la fragilità umana, simboleggiata dalla lira “inadeguata”. L’uomo, secondo Rilke, vive in una condizione di scissione, un perpetuo conflitto interiore che lo rende incapace di seguire il dio con la stessa pienezza e armonia. Questo tema, al tempo stesso filosofico e poetico, si articola attraverso l’immagine di Apollo, l’incrocio del cuore e il limite dell’umano.

Un dio può. Ma come, dimmi, come può
un uomo seguirlo con la sua lira inadeguata?
Il suo senso è la scissione. All’incrocio
di due vie del cuore non c’è tempio per Apollo.

Rainer Maria Rilke e l’amore attraverso Orfeo

Nel primo verso, Rilke afferma con semplicità e forza: “Un dio può”. Con queste parole, il poeta introduce la figura divina come incarnazione della perfezione e dell’assoluto. Apollo, dio della musica, della poesia e dell’armonia, rappresenta la capacità di esprimere una bellezza pura, senza fratture o contraddizioni. Il dio può perché è intero, indiviso: la sua esistenza è unitaria, immune dalle incertezze e dalle tensioni che caratterizzano l’essere umano.

Questa perfezione divina è simbolizzata dalla lira, strumento musicale che incarna l’armonia e l’ordine. Ma l’uomo, con la sua “lira inadeguata”, non è in grado di replicare questa perfezione: lo strumento umano è difettoso, incapace di catturare l’infinito nella sua interezza.

La condizione umana, secondo Rilke, è dominata dalla scissione. “Il suo senso è la scissione”, afferma il poeta, indicando che l’essenza stessa dell’essere umano è frammentaria. A differenza del dio, l’uomo vive in un mondo fatto di conflitti, ambivalenze e incertezze. Questa scissione si manifesta in ogni aspetto della vita: nelle emozioni, nei desideri, nelle scelte.

L’immagine dell’incrocio “di due vie del cuore” è particolarmente potente. Rilke descrive il cuore umano come un luogo di confluenza, dove strade diverse si incontrano e si scontrano. Le vie del cuore rappresentano i nostri sentimenti, le nostre passioni, i nostri ideali. Ma a questo incrocio non c’è un tempio per Apollo: non c’è un luogo di ordine e armonia dove trovare una risposta definitiva. Al contrario, l’incrocio è un simbolo di confusione e di indecisione, una metafora della condizione esistenziale dell’uomo.

La lira inadeguata: il limite dell’arte umana

Rainer Maria Rilke, grande poeta e osservatore dell’animo umano, è consapevole del potere e dei limiti dell’arte. La lira, strumento musicale e poetico, è un simbolo dell’espressione artistica. L’arte è il mezzo attraverso il quale l’uomo cerca di avvicinarsi al divino, di trascendere la propria condizione frammentaria. Ma, come sottolinea Rilke, la lira dell’uomo è inadeguata: lo strumento umano non è in grado di raggiungere la perfezione apollinea.

Questo non significa, però, che l’arte sia priva di valore. Al contrario, proprio nella sua imperfezione risiede la sua forza. L’arte umana è autentica perché nasce dalla scissione, dal conflitto interiore, dal desiderio inappagato. È un tentativo, spesso fallimentare, di colmare il divario tra l’umano e il divino, di dare forma all’indicibile.

L’assenza di un tempio per Apollo all’incrocio del cuore suggerisce un’importante riflessione sulla spiritualità. La perfezione divina è inaccessibile all’uomo non solo a causa della sua natura frammentaria, ma anche perché il suo percorso spirituale non può essere ridotto a una semplice ricerca di armonia. L’uomo è chiamato a confrontarsi con il caos, con l’incertezza, con l’ambivalenza.

In questo senso, l’assenza del tempio non è una mancanza, ma una sfida: invita l’uomo a creare il proprio spazio di significato, a trovare una forma di bellezza e di verità che sia autenticamente umana. Questo percorso non conduce alla perfezione, ma a una comprensione più profonda della propria condizione e del proprio rapporto con il mondo.

I versi di Rainer Maria Rilke, pur affondando le loro radici nella tradizione poetica e filosofica occidentale, risuonano con una straordinaria modernità. La scissione, l’incrocio delle vie del cuore, l’inadeguatezza della lira: questi temi parlano all’uomo contemporaneo, alle prese con le stesse incertezze e contraddizioni.

Rainer Maria Rilke non offre soluzioni né consolazioni facili. Ma nella sua poesia troviamo un invito a guardare la nostra condizione con occhi nuovi, a riconoscere la bellezza che nasce dalla nostra fragilità e dalla nostra lotta per dare senso al caos.

I versi di Rainer Maria Rilke ci ricordano che l’uomo non è un dio, e non deve cercare di esserlo. La nostra forza non sta nella perfezione, ma nella capacità di vivere con la scissione, di creare bellezza nonostante (e grazie a) la nostra inadeguatezza. È nella tensione tra Essere e Apparire, tra caos e ordine, che l’uomo trova il suo significato più profondo.

© Riproduzione Riservata