I versi di Ovidio tratti dall’undicesimo libro delle Metamorfosi, in cui si narra il commovente epilogo della storia di Orfeo ed Euridice, sono tra i più profondi e simbolici dell’intera opera. Essi raccontano il momento in cui l’ombra di Orfeo, ormai sceso nell’oltretomba, ritrova finalmente Euridice nei campi dei beati, riconoscendo i luoghi che aveva già visto durante la sua prima discesa negli inferi. Questi versi rappresentano non solo l’apoteosi dell’amore eterno, ma anche una profonda riflessione sul destino, sulla perdita e sulla speranza di una riunione nell’aldilà.
Sottoterra scende l’ombra di Orfeo, e tutti riconosce i luoghi
che aveva visto prima; poi, cercandola nei campi dei beati,
ritrova Euridice e la stringe in un abbraccio appassionato.
Ovidio e la rivincita sul mito virgiliano
La storia di Orfeo ed Euridice è una delle più celebri e tragiche della mitologia greca. Orfeo, il poeta e musicista dotato di un talento sovrannaturale, è talmente innamorato della sua sposa Euridice che, dopo la sua morte prematura, decide di scendere nel regno dei morti per riportarla in vita. Armato solo della sua lira, riesce a commuovere Persefone e Ade, le divinità dell’oltretomba, che acconsentono a restituirgli Euridice, a patto che durante il cammino di ritorno verso il mondo dei vivi, Orfeo non si volti a guardarla fino a quando non saranno entrambi fuori dal regno dei morti.
Tuttavia, nel momento cruciale, preso dall’ansia e dal desiderio di rivedere il volto della sua amata, Orfeo si volta, e in quell’istante Euridice viene risucchiata nuovamente nell’ombra, perduta per sempre. Questo episodio rappresenta uno dei momenti più strazianti della mitologia, un simbolo dell’impossibilità di sfuggire al destino e della fragilità dell’amore umano di fronte alle leggi inesorabili dell’universo.
Nei versi di Ovidio, Orfeo, dopo una vita di dolore e solitudine, viene ucciso dalle Menadi, e la sua anima scende finalmente nell’oltretomba. A differenza della sua prima discesa, caratterizzata dall’ansia e dalla speranza di riportare in vita Euridice, questa volta Orfeo si muove con una consapevolezza diversa. Egli riconosce i luoghi che aveva già visto durante la sua precedente visita, ma ora è libero dal peso della speranza terrena. La sua ricerca nei campi dei beati non è più guidata dal desiderio di riportare Euridice nel mondo dei vivi, ma dalla consapevolezza che la loro unione, nel regno dei morti, sarà eterna e inalterabile.
Il ritrovamento di Euridice da parte di Orfeo nei campi dei beati è descritto con una tenerezza e un’intensità emotiva rare, ma di cui Ovidio ci ha lasciato ampi esempi di maestria. Quando la ritrova, la stringe in un abbraccio appassionato, come a voler recuperare in quel gesto tutto il tempo perduto, tutte le parole non dette e tutte le carezze negate dalla morte. Questo abbraccio rappresenta non solo la riunione di due anime gemelle, ma anche la sublimazione dell’amore che trascende la vita e la morte.
Ovidio, attraverso questa immagine, ci suggerisce che l’amore vero non è confinato alle limitazioni del mondo terreno. L’amore di Orfeo per Euridice, pur avendo subito la più terribile delle prove, quella della separazione definitiva, trova la sua realizzazione e pace nell’aldilà. In questo senso, il mito di Orfeo ed Euridice non è solo una tragedia, ma anche una celebrazione della forza dell’amore, capace di sopravvivere alla morte e di trovare una nuova espressione nell’eternità.
Il racconto di Ovidio del ritorno di Orfeo nell’oltretomba e del suo ricongiungimento con Euridice è carico di simbolismi. I campi dei beati, dove Orfeo ritrova la sua amata, rappresentano una sorta di paradiso, un luogo di pace e felicità eterna, in contrasto con il mondo dei vivi, segnato dal dolore e dalla perdita. Il viaggio di Orfeo nell’oltretomba può essere interpretato come un percorso di purificazione e di accettazione della realtà ultima della vita: la morte come trasformazione e non come fine.
L’immagine dell’abbraccio appassionato evocata da Ovidio evoca anche l’idea che, nel momento in cui abbandoniamo le illusioni terrene e accettiamo il nostro destino, possiamo trovare una forma di pace e realizzazione. In un certo senso, Orfeo ed Euridice rappresentano tutti noi: esseri mortali che lottano contro il dolore della separazione, ma che, alla fine, possono sperare in una riunione nell’aldilà, dove l’amore e l’anima troveranno finalmente la loro vera dimora.
I versi di Ovidio sull’ombra di Orfeo che scende nell’oltretomba e ritrova Euridice ci offrono una visione consolante dell’amore eterno. Essi ci ricordano che, nonostante le sofferenze e le separazioni che la vita ci impone, l’amore vero non muore mai, ma continua a vivere e a trovare nuovi modi per esprimersi, anche oltre i confini della morte. Questo mito, pur nella sua tragicità, ci offre una speranza e una lezione universale: quella di credere nella forza dell’amore, che può superare ogni ostacolo e trovare la sua realizzazione nell’eternità.