Ogni donna ha il diritto di essere libera, di decidere chi amare e da chi essere amata: è una condizione necessaria è indispensabile, un diritto da salvaguardare e su cui occorre riflettere oggi 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Riflettiamo sul tema della libertà dell’universo femminile attraverso questa frase della celebre scrittrice Virginia Woolf.
“Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente”
La libertà di essere donne
La citazione, estratta dal saggio di Virginia Woolf “Una stanza tutta per sé”, ha un preambolo, che permette di capire il vero senso delle parole di Virginia Woolf: “Chiudete a doppia mandata le vostre biblioteche, se volete; ma non c’è nessun cancello, nessun lucchetto, nessun catenaccio che potete mettere alla libertà della mia mente.”
Se interpretiamo in metafora questa riflessione di Virginia Woolf, potremmo accostare alle citate biblioteche il concetto relativo alle menti limitate, “chiuse a doppia mandata”, simbolo di un retaggio culturale che vede ancora le donne oggetto dell’uomo. Uno stereotipo tipico del patriarcato e la cui deriva porta ai casi di possesso della donna da parte dell’uomo, fino ad arrivare ai casi estremi di violenza domestica e femminicidi.
La vera rivoluzione culturale che può ribaltare questa visione distorta delle cose può arrivare dal coraggio delle donne di denunciare i fatti, di ribellarsi al male: in poche parole, di appropriarsi della propria libertà mentale, rivendicando il proprio ruolo nella società.
La stessa Virginia Woolf, nella sua vita, è stata la piena dimostrazione di questo concetto: ricordiamoci della forza e del coraggio delle prime scrittrici, come l’autrice britannica, e del percorso che hanno dovuto affrontare per vincere il pregiudizio e la resistenza, per far emergere il loro talento e il loro modo di sentire e guardare il mondo, la vera ricchezza di cui oggi godiamo e che non sempre teniamo nel giusto conto.
La violenza contro le donne oggi
Non solo questa frase di Virginia Woolf: anche numeri e statistiche attuali dimostrano quanto oggi ci sia bisogno sempre più di un cambiamento radicale di mentalità: secondo i dati rilasciati di recente dall’UNICEF, nel mondo 650 milioni di ragazze e donne (1 su 5) oggi in vita hanno subito violenza sessuale da bambine, di cui oltre 370 milioni (1 su 8) hanno subito stupri o aggressioni sessuali; in contesti fragili, le ragazze corrono un rischio ancora maggiore, con una percentuale di stupri e aggressioni sessuali durante l’infanzia di poco superiore a 1 su 4.
Quasi 50 milioni di ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni (1 su 6) sono state vittime di violenza fisica o sessuale da parte del marito o del partner nell’ultimo anno. Circa 550 milioni di bambini (circa 1 su 4) vivono con madri vittime di violenza compiuta dai loro partner.
Oltre 230 milioni di bambine e donne in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali femminili (FGM). Le stime globali aggiornate mostrano un incremento del 15% del numero totale di sopravvissute alla pratica – ovvero 30 milioni in più di ragazze e donne – rispetto ai dati rilasciati otto anni fa. I dati più elevati si riscontrano nei paesi africani, con 144 milioni di casi.
Una stanza tutta per sé
La frase di Virginia Woolf è tratta dal saggio “Una stanza tutta per sé” del 1929, libro scritto dopo aver tenuto una serie di conferenze sulla scrittura, sulla condizione delle donne e sulla loro relazione. Partendo da un’analisi della storia del romanzo, in cui mette in evidenza la sproporzione tra autori e autrici, la Woolf racconta della continua svalutazione delle capacità artistiche e intellettive delle donne e della difficoltà di accesso alla pubblicazione. Tanto da arrivare a scrivere e domandare: “chi può misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando questo si trova prigioniero e intrappolato nel corpo di una donna?”
Per Virginia Woolf il problema fondamentale riguarda l’indipendenza economica delle donne, da cui dipende la possibilità di avere una stanza tutta per sé per dedicarsi allo studio, alla scrittura, all’osservazione e all’introspezione. Solo grazie a queste attività, ogni donna può raggiungere una totale emancipazione, e non essere costretta, per essere credibile, a rinunciare al proprio nome a favore di uno pseudonimo maschile