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Una frase di Ernest Hemingway su come reagire alle difficoltà

Con questa frase, Ernest Hemingway ci esorta a non arrenderci, neppure quando gli ostacoli che la vita ci pone davanti sembrano insormontabili

Capita di fronte a un periodo di crisi di non saper cosa fare e di andare nel pallone più totale pensando a cosa manca che ci ha fatto sprofondare così in basso: ribaltare il punto di vista, in questi casi, è indispensabile per sopravvivere. Lo sa bene Ernest Hemingway, lo scrittore americano nato il 21 luglio 1899, uno dei massimi scrittori del Novecento, che in estratto preso dal suo romanzo “Il vecchio e il mare” ci spiega come reagire alle difficoltà. 

Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.

Reagire alle difficoltà con ciò che si ha

Nella vita tutti possiamo vivere un momento buio, dovuto alla mancanza di una persona cara o in seguito alla perdita di qualcosa che avevamo e che ora non abbiamo più. Il caos può farla da padrona in questi casi: la sensazione di inadeguatezza, il senso di sconforto può farci sprofondare ancora più in basso.

Ciò che però vuole insegnarci Hemingway con questa sua frase è che anche nei omenti più tristi nulla è perduto: una volta toccato il fondo è possibile risalire. Come? Basta trovare la forza e il coraggio di reagire, fare il punto della situazione circa ciò che si ha ancora. Ripartire da zero, ma ripartire con ciò che si è per tornare a sorridere e riprendere la propria esistenza in mano. Solo così è possibile reagire alle difficoltà.

Uno scrittore sul fronte della vita

Autore del più importante romanzo sulla Prima guerra mondiale, “Addio alle armi“, lo statunitense Ernest Hemingway si è cucito addosso il mito dello scrittore-eroe, diventando uno dei romanzieri più famosi del Novecento. La sua fu una vita spesa sui fronti di guerra, nelle corride, nei safari e restituita attraverso un linguaggio essenziale.

Fra i suoi maggiori successi, si ricorda il romanzo “Il vecchio e il mare”, incentrato sul rapporto tra l’essere umano e la natura, che gli valse nel 1954 il Premio Nobel per la Letteratura. È il momento del suo massimo trionfo, ma per lo scrittore si apre un’ultima fase di crisi esistenziale che lo porta a esasperare il suo alcolismo e infine, nel 1961, al suicidio.

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Per cosa è famoso Hemingway?

Romanziere tra i più celebri del Novecento, il tema maggiormente ricorrente di tutta l’opera di Ernest Hemingway è la sfida alla morte, carattere distintivo anche di un percorso di vita singolare, conclusosi con il suicidio.

Cosa vuol dire per chi suona la campana?

“Per chi suona la campana” è un verso che ha ripreso Hemingway nel suo omonimo romanzo del 1940 per ricordare, come Donne ha voluto sottolineare, la necessità di pensare alla morte della guerra come alla morte di uomini, di fratelli; di pensare che quando suona la campana non suona per un qualcuno (“to toll” in inglese significa proprio il suonare a lutto) ma per tutti gli uomini, per l’umanità che perde pezzi.

Qual è il capolavoro di Ernest Hemingway?

Il capolavoro indiscusso dell’autore è sicuramente Il vecchio e il mare. Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi.

Nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.

Via: Treccani

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