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I versi di Charles Bukowski sulla fragilità della bellezza

Leggiamo questi teneri e struggenti versi di Charles Bukowski in cui ci rammenta quanto sia fragile e caduca la bellezza, in ogni sua forma.

Charles Bukowski, poeta della cruda realtà e della disillusione, ci offre nei suoi versi una riflessione impietosa e malinconica sulla fragilità degli esseri umani più sensibili. La poesia “Che te ne fai di un titolo?” affronta un tema ricorrente nella sua produzione: il contrasto tra la bellezza e la vulnerabilità, tra il vivere e il soccombere al peso dell’esistenza.

Una fiammata, una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco, al sole.
I belli si trovano all’angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio, e non sapremo mai perché se ne sono andati, erano tanto
belli.

La fragilità della bellezza nei versi di Charles Bukowski

Nei versi iniziali, Bukowski afferma con amara certezza:

“Non ce la fanno i belli, muoiono tra le fiamme:
sonniferi, veleno per i topi, corda, qualunque cosa…”

Il poeta introduce fin da subito l’idea che coloro che possiedono una particolare bellezza, intesa sia in senso estetico che spirituale, siano destinati a soccombere. Le “fiamme” rappresentano una metafora della sofferenza interiore, del tormento che divora e consuma. La bellezza, dunque, non è sinonimo di forza, bensì di estrema fragilità.

Bukowski elenca con crudele schiettezza i modi in cui questi esseri fragili scelgono di abbandonare la vita: sonniferi, veleno, impiccagione, mutilazione. La loro esistenza è una battaglia costante contro un mondo che non li comprende, e spesso scelgono di interromperla nel modo più drastico.

L’incompatibilità con la vita

“Si strappano le braccia, si buttano dalla finestra, si cavano gli occhi dalle orbite, respingono l’amore, respingono l’odio, respingono, respingono.”

Qui Bukowski descrive un senso di alienazione profondo. I “belli” non solo si autodistruggono fisicamente, ma rifiutano tutto ciò che la vita offre: amore, odio, emozioni. In questa continua negazione del mondo, si riflette una sorta di impotenza esistenziale. Non trovano un posto nel tessuto sociale e la loro risposta è la fuga, il rifiuto radicale dell’esistenza.

Il poeta continua questa immagine dolorosa dicendo:

“Non ce la fanno i belli, non resistono, sono le farfalle, sono le colombe, sono i passeri, non ce la fanno.”

L’accostamento a creature delicate e leggere come farfalle, colombe e passeri sottolinea ancora di più la loro vulnerabilità. Sono esseri effimeri, incapaci di sopravvivere alla durezza della vita. Bukowski li descrive come incapaci di resistere, come se la loro stessa natura li condannasse.

Il contrasto con la vecchiaia

“Una lunga fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco.”

Questa immagine è un contrasto visivo potente. Da una parte, la “fiammata”, simbolo della vita che si spegne improvvisamente, dall’altra, la placida tranquillità dei vecchi che giocano a dama al sole. La vita, nel suo scorrere inesorabile, sembra indifferente alla tragedia di chi non ce la fa. Mentre alcuni bruciano velocemente, altri restano, resistono, vivono una lunga esistenza.

L’idea che la bellezza sia destinata a morire giovane si rafforza ancora nei versi successivi:

“I belli si trovano all’angolo di una stanza accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio, e non sapremo mai perché se ne sono andati, erano tanto belli.”

Questa scena è un ritratto impietoso e crudo del destino di molti artisti, poeti, anime sensibili che si perdono tra le pieghe della loro stessa mente. Il silenzio in cui muoiono suggerisce il mistero che spesso avvolge queste morti: il mondo esterno non può comprendere fino in fondo le loro sofferenze.

Il destino di chi resta

“Non ce la fanno i belli, muoiono giovani e lasciano i brutti alla loro brutta vita.”

Bukowski non risparmia il suo sarcasmo: i belli se ne vanno, lasciando il mondo ai “brutti”, che devono continuare a vivere. La bellezza è effimera, mentre la durezza della vita è persistente. I “brutti” non sono solo quelli fisicamente meno attraenti, ma rappresentano coloro che, per una ragione o per un’altra, sopravvivono, adattandosi alla brutalità del mondo.

“Amabili e vivaci: vita e suicidio e morte mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole nel parco.”

La chiusa della poesia torna al contrasto iniziale. Vita e morte si intrecciano in un ciclo apparentemente senza senso: mentre alcuni si spengono, il mondo continua, indifferente, con i suoi vecchi che giocano a dama sotto il sole.

Bukowski dipinge un ritratto crudo e spietato della bellezza e della fragilità umana. I suoi “belli” non sono solo persone fisicamente attraenti, ma coloro che vivono con una sensibilità troppo intensa, con un animo troppo esposto alle ferite del mondo. Il poeta mostra come la società sembri fatta per i forti, per chi riesce a resistere, mentre i più delicati vengono spinti verso il baratro dell’autodistruzione.

Questa poesia è un grido d’accusa contro l’indifferenza del mondo e, al tempo stesso, una malinconica riflessione sul destino di coloro che non ce la fanno. Mentre la vita continua imperturbabile, alcuni bruciano come fiamme improvvise, lasciandoci solo il ricordo della loro bellezza e del loro tormento.

Ma, adesso perdiamoci nella poesia completa:

Che te ne fai di un titolo?

Non ce la fanno i belli muoiono tra le fiamme:
sonniferi, veleno per i topi, corda, qualunque cosa…
Si strappano le braccia, si buttano dalla finestra, si cavano gli occhi dalle orbite, respingono l’amore
respingono l’odio respingono, respingono.

Non ce la fanno i belli non resistono, sono le farfalle, sono le colombe, sono i passeri, non ce la fanno.
Una lunga fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco.
Una fiammata, una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco, al sole.

I belli si trovano all’angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio, e non sapremo mai perché se ne sono andati, erano tanto
belli.
Non ce la fanno i belli muoiono giovani e lasciano i brutti alla loro brutta vita.
Amabili e vivaci: vita e suicidio e morte mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole nel parco.

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