I versi di Chandra Livia Candiani sulla bellezza della vita

5 Febbraio 2025

La semplice nuda voce, il vento e le segrete trame intessute dalle foglie sono per Chandra Livia Candiani fonte di salvezza, oltre che di bellezza.

I versi di Chandra Livia Candiani sulla bellezza della vita

Chandra Livia Candiani, poetessa contemporanea capace di trasformare il linguaggio in un rifugio emotivo, ci offre nei versi di Cerco riparo, poesia contenuta nella raccolta di poesie La bambina pugile – ovvero la precisione dell’amore  una visione intima e delicata della ricerca di protezione nel mondo naturale e nelle piccole cose. La sua poesia si muove su un registro essenziale, dove ogni parola è scelta con cura e racchiude un significato profondo.

Cerco riparo
nella voce nuda,
nell’insegnamento del soffio,
chiedo rifugio
nel legame delle foglie,
la conta dei sassi,
il silenzio
che brucia nella corsa.

La ricerca del riparo nella voce e nella voce della natura, per Chandra Livia Candiani

I primi due versi, “Cerco riparo nella voce nuda”, suggeriscono immediatamente un bisogno di autenticità. La voce nuda è priva di artifici, di sovrastrutture, e si presenta nella sua forma più essenziale. Candiani sembra invocare una parola pura, capace di offrire rifugio senza nascondersi dietro falsità o menzogne. La voce, quindi, non è solo un mezzo di comunicazione, ma un rifugio stesso, un luogo dove potersi riconoscere e proteggere.

Segue poi “nell’insegnamento del soffio”. Il soffio è l’elemento primario della vita, il respiro che ci lega all’esistenza. L’insegnamento del soffio rimanda alla consapevolezza della propria presenza nel mondo, alla capacità di ascoltarsi e di trovare conforto nella propria esistenza, senza necessità di elementi esterni. È una lezione di semplicità e di riconnessione con il proprio essere.

La poetessa continua il suo viaggio nella natura cercando rifugio “nel legame delle foglie”. Qui emerge un forte senso di interconnessione con l’ambiente naturale. Le foglie, che nascono e si staccano, che si muovono nel vento e trovano il loro posto nella ciclicità della vita, rappresentano il legame invisibile ma potente tra gli esseri viventi. Candiani suggerisce che il rifugio non è qualcosa di statico, ma un processo di accettazione della continua trasformazione del mondo.

Un altro elemento evocativo è “la conta dei sassi”. Questo gesto, apparentemente semplice, rimanda a una forma di meditazione, alla pazienza necessaria per osservare e accettare il tempo che scorre. Contare i sassi è un modo per radicarsi nel presente, per trovare stabilità e sicurezza in qualcosa di apparentemente immobile, eppure profondamente connesso al passare del tempo.

Il verso conclusivo, tra quelli riportati, “il silenzio che brucia nella corsa”, è forse il più enigmatico e intenso. Il silenzio, che normalmente associamo alla calma, qui è descritto come qualcosa che brucia, che accompagna il movimento della corsa. Questo apparente ossimoro suggerisce un dinamismo interiore: il silenzio non è statico, ma si accende nel movimento, diventa parte integrante dell’esperienza dell’esistenza. Il bruciore può essere interpretato come un dolore sottile, una consapevolezza intensa che accompagna la ricerca di sé e del proprio posto nel mondo.

La salvezza nella semplicità

La poesia di Chandra Livia Candiani si distingue per la sua capacità di evocare immagini potenti con poche parole. La sua scrittura è scarna, essenziale, e proprio per questo riesce a trasmettere emozioni profonde. Ogni elemento naturale che appare nei suoi versi – il soffio, le foglie, i sassi – non è solo un oggetto fisico, ma un simbolo di un’esperienza interiore, un luogo in cui trovare riparo e comprensione.

Questi versi parlano a chiunque abbia sperimentato la necessità di un rifugio, non solo fisico ma anche emotivo e spirituale. L’idea che il riparo possa essere trovato nelle piccole cose – in una voce sincera, nel ritmo del respiro, nella presenza silenziosa della natura – è un messaggio di conforto e di speranza. La poesia di Candiani ci invita a guardare oltre il caos quotidiano e a riscoprire la bellezza dell’essenziale, ricordandoci che spesso ciò di cui abbiamo bisogno è già intorno a noi, basta saperlo vedere e accogliere.

“Cerco riparo” è un inno alla ricerca di un senso, di un luogo sicuro, che non è un rifugio statico ma un processo in continuo divenire. La poesia di Chandra Livia Candiani ci insegna che il riparo non è necessariamente un luogo fisico, ma può essere trovato nella voce autentica, nella connessione con la natura, nel silenzio che accompagna il nostro cammino. Questi versi ci offrono un invito a rallentare, ad ascoltare, a riscoprire il valore delle piccole cose, quelle che spesso ignoriamo ma che possono essere la chiave per ritrovare equilibrio e pace interiore.

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