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Le “Altre Americhe” di Sebastião Salgado in mostra a Otranto

Dal 21 maggio, il Castello Aragonese di Otranto ospita la mostra “Sebastião Salgado. Altre Americhe”. Scopriamo qualcosa di più su questo imperdibile evento.

Sebastião Salgado è senza ombra di dubbio uno dei più grandi fotografi dei nostri tempi. Ammirare le sue opere significa guardare alla realtà in prospettiva critica, riflettere sul mondo e sulla società, sul nostro modo di rapportarci con l’altro e l’altrove. Un’esperienza immersiva ed emozionante, oltre che rara.

Dallo scorso 21 maggio, la splendida location del Castello Aragonese di Otranto ospita proprio un’esposizione – inedita in Italia – del grande fotografo brasiliano, curata da Lélia Wanick Salgado, promossa dal Comune di Otranto e organizzata da Contrasto e da Mostrelab.
La mostra fotografica, dal titolo “Sebastião Salgado. Altre Americhe” sarà visitabile fino al 2 novembre 2022, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Andiamo a scoprire qualcosa di più su questo evento imperdibile.

“Sebastião Salgado. Altre Americhe”, la mostra al Castello Aragonese di Otranto

La mostra fotografica “Sebastião Salgado. Altre Americhe” è il primo grande progetto fotografico realizzato da Sebastião Salgado, ancora inedito in Italia. Per la prima volta, Otranto ospita 65 opere – di 3 formati diversi – che testimoniano l’intensità e la potenza immaginifica delle fotografie di Salgado.

In particolare, l’idea di “Altre Americhe” nasce quando, dopo aver vissuto diversi anni in Europa, il fotografo brasiliano decide di tornare alla sua terra. Munito di una macchina fotografica, nei numerosi viaggi compiuti tra il 1977 e il 1984, Salgado percorre un intero continente cercando di cogliere, nel suo bianco e nero pastoso e teatrale, l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Il risultato è un corpus di immagini di grande forza che evoca il valore di un continente, la sua economia, la sua religiosità e la persistenza delle culture contadine e indiane.

In una dichiarazione esclusiva per il Castello di Otranto, Salgado ha raccontato le origini di questo reportage:

«Questo gruppo di lavoro sull’America latina è stato molto, molto importante per me. Era in un momento della mia vita in cui ero stato lontano dal mio paese, quando mi era addirittura proibito soggiornare in Brasile, e avevo un bisogno enorme di sentirmi vicino al Brasile. E così ho cominciato a fare una serie di viaggi sulle terre dell’America latina, per vivere insieme ai contadini dell’America latina, sulle loro alte terre. È stato un momento estremamente importante di trasformazione della mia vita, potendo tornare nella mia America latina. E così ho trascorso diversi anni accanto a queste popolazioni, cercando di vivere con loro, cercando di imparare da loro, di conoscere queste regioni che sono tra le più belle del mondo ma abitate da popoli estremamente feriti dalla distruzione della loro cultura indigena dell’America latina da parte della cultura spagnola.»

Sebastião Salgado

Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè.

Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri.

Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro “La mano dell’uomo” (Contrasto, 1994), e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita. Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo Mondo, in due libri di grande successo: “In cammino” e “Ritratti di bambini in cammino” (Contrasto, 2000), con grandi mostre che accompagnano anche questa volta l’uscita dei libri.

Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantate decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès.

Nel 2011, Sebastião Salgado presenta “Genesi”, un nuovo progetto portato avanti sin dal 2003. Nel 2021 presenta per la prima volta la mostra “Amazônia”.

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