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Lettera di Mara Faccioni ai genitori

Carissimi mamma e papà,

da quando ve ne siete andati, non è passato giorno che non abbia sentito la vostra mancanza e non vi abbia pensato. Non solo avete lasciato in me un grande vuoto, ma anche il rimpianto di non avervi mai detto che vi amavo moltissimo.

Con questa lettera, voglio chiedervi perdono per la poca riconoscenza che vi ho dimostrato, per le parole che non ho mai saputo dirvi, per tutte le volte che non vi ho ringraziato per la vostra dedizione e per i sacrifici che avete fatto per me e per mia sorella.

Mi rammarico di non avervi mai abbracciato stretti stretti e di non avervi mai detto che, per me, eravate i genitori più bravi del mondo. Tutta colpa del mio carattere chiuso, poco espansivo. Ricordi mamma? Quando cercavi di darmi un bacio, io mi ritraevo e tu mi dicevi che ero “selvatica”. Proprio così, ancora oggi, faccio fatica ad esternare i miei sentimenti e, a volte, dico l’esatto opposto di quello che penso.
Anche voi, d’altronde, eravate un po’ così, poco amanti delle “smancerie”, ma non per questo poco sensibili!

Carissima mamma e carissimo papà, quanto avete sofferto e quanti sacrifici avete fatto per noi, per non farci mancare niente e per darci quel minimo di benessere che voi non avevate avuto. Come eravate orgogliosi di me quando, a scuola, conseguivo dei buoni risultati.

Mi spiace tanto anche di essere stata, da adolescente, un po’ ribelle. Allora non capivo che certi vostri divieti erano dettati solo dal desiderio che crescessi bene e non mi succedesse niente di brutto.

Carissimi genitori, i più bei ricordi, che conservo nel mio cuore con grande cura, sono oggi quelli della mia infanzia e hanno proprio voi due come protagonisti.
Tu, carissimo papà, ai miei occhi, eri una persona eccezionale, il mio “eroe”. Ricordo, come fosse ora, quando la sera, alla fioca luce della nostra lampada a petrolio, mi raccontavi delle fiabe o mi leggevi i libretti che mi mandavano i miei cugini di Milano. Quando poi”cascavo dal sonno” mi portavi a letto, tenendomi sulle spalle. Eri di una tenerezza incredibile! E quando mi portavi a vedere un vitellino appena nato? Che momenti! Non c’erano parole che potessero esprimere i nostri sentimenti, solo emozioni!
E tu, povera mamma, così duramente provata dalla malattia negli ultimi anni della tua vita, com’eri infaticabile e quante cose facevi per noi! Ti rivedo china sul tuo lavoro di cucito e un nodo mi stringe la gola. Tutti i vestitini e le maglie ce le facevi tu, con le tue mani, e quanto impegno e passione ci mettevi! A quei tempi non c’erano soldi e quindi non potevi comprarceli già fatti i vestiti.
Com’erano belle quelle serate che trascorrevamo insieme davanti al camino, al calduccio, con la fiamma che crepitava, con te, papà, che rammendavi le nasse e con te, mamma, che rimestavi la polenta nel lucido paiolo di rame. Come mi sentivo felice e protetta!

Miei carissimi genitori, com’è stata poco generosa la vita con voi! Avete vissuto la guerra e conosciuto la fame e, come se ciò non bastasse, avete perso un figlio. Quale dolore dev’essere stato per voi! Solo da adulta l’ho capito, quando anch’io sono diventata mamma.

Carissimi genitori, se la mia vita è stata, tutto sommato, abbastanza bella, lo devo unicamente a voi, a voi che, con il vostro esempio, mi avete insegnato l’importanza del sacrificio, della tenacia, della semplicità e dell’onestà.

Grazie infinite, con immenso affetto, vostra figlia Mara.

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