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Lettera di Chiara Dall’Ara

Cervia, 1 settembre 2014

Cara Milena,
L’estate è agli sgoccioli. Sto per chiudere la casa: ultimi riassetti, poi tornerò alle solite attività… otto lunghi mesi immersa nell’inverno padano. Già desidero sentire il profumo dei tigli in maggio, assaporare quell’aria frizzante delle pinete mentre girovago in bicicletta. Non sono ancora partita e ho già nostalgia dell’atmosfera marittima che mi infonde una sensazione frammista: leggiadria e malinconia fuse assieme. Forse quando partisti, non dovevamo salutarci in quel modo. Bastava un congedo formale, alla stazione. Invece, amica mia, quell’incontro all’alba lungo il litorale mi scatenò una serie di emozioni, di cui quella mattina non ti confidai nulla. Ora, attraverso la carta, ti svelo il motivo del mio turbamento.
Inforcai la bici che non erano nemmeno le sei ed entrai nel bosco taciturno, permeato con gli odori e i rumori degli albori della giornata. Era umido e fresco, la notte aveva piovuto. Pedalando con attenzione nel sentiero invaso dalle pozzanghere, notavo il silenzio dissolversi nei primi chiacchiericci dei passerotti che si abbeveravano negli specchi d’acqua. La vivace brezzolina mi provocava un vigoroso risveglio, inebriandomi con una sferzata di energia. In quei pochi minuti di percorso che mi separavano da Cervia, riscoprii con stupore l’incanto della perfetta solitudine.

Quando ti percepisci connesso alle forze ancestrali della natura: l’acqua, gli alberi, il sole che ancora rintanato sotto l’orizzonte riesce ugualmente a illuminare di magici colori le poche nuvole sparse nel cielo opalescente. Terminata la pineta, accedevo in un altro mondo. La lunga strada che conduceva al mare era semideserta. Qua e là si aggiravano gruppi di giovani che, al contrario di me, erano alla fine della loro giornata. Assonnati, forse un po’ sbronzi, percorrevano in senso inverso il viale alberato. Intravedevo i segni delle nottate brave di quella schiera di ragazzi spensierati e incoscienti, gonfi della sconsideratezza tipica della loro generazione: ancora avviluppati nel limbo che intervalla l’ingenuità adolescenziale dai fardelli dell’età matura. Sebbene anch’io avessi sperimentato anni addietro quello stile di vita, ora non lo invidiavo. Riflettevo senza giudizi su quello che è lo scorrere del tempo: un cumulo di esperienze che servono a farci diventare la persona che siamo ora, in un continuo divenire parte sempre più in armonia con le leggi sempiterne che dominano l’universo. Le mie elucubrazioni forse stavano sfiorando un punto di delirio dal quale dovevo distaccarmi. Così, mi concentrai su elementi terreni, esaminando proprio sul marciapiede i residui abbandonati nella notte dei divertimenti: boccali, cartacce… E sorpresa, spiaccicata all’asfalto, rinvenni una banconota da 20 euro. Fantasticai sul fatto che l’avesse persa qualche intronato ottenebrato dai fumi dell’alcool. Con quei soldi ti offrii la migliore colazione dell’estate.
Sembrava essere trascorsa un’eternità da quando ero partita, invece erano appena scoccate le sei. Arrivai in spiaggia e, aspettandoti, fui proiettata nella stretta del ricordo.

Mi adagiai in riva, seduta su un moscone, lo sguardo fisso alla linea di demarcazione fra cielo e mare. Ammirai la miriade di sfumature annuncianti il raggio che proclama l’inizio del giorno.
L’Aurora. Mia figlia.
Tanto desiderata, giunta con immani sofferenze, con quel nome scambiato alla nascita e affidato alla gemella sfuggita.
Lucia. Luce. Ed io, Chiara.
Nella luminosità stava scritto il nostro destino.
Dedicai quello scintillio a Lucia, raffigurandola cullata delicatamente dalle stelle. Le stelle stesse erravano all’infinito, nella volta celeste, distese su un carro trainato da una bicicletta. Sentivo l’amarezza placarsi. Un ammasso di ferraglia mi riconduceva in equilibrio, trasportandomi con leggerezza fuori dall’oscurità.

Poi, arrivasti Milena, proprio nell’attimo in cui la stilla salmastra solcò il mio volto. Mi abbracciasti, senza proferire parola, accogliendomi col tuo immancabile sorriso. Ed io rinvenni dal sogno, con la consapevolezza di non essere sola, di poter contare pienamente sulla tua amicizia.

Ti abbraccio. Tua Chiara

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