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Lettera di Alessandra Giuliani a un non amante delle lettere

Caro non amante delle lettere,
scrivo a te in particolar modo nella speranza che tu possa rivalutare questa obsoleta forma di comunicazione tra persone. Gli amanti della corrispondenza epistolare non hanno bisogno delle mie parole per sapere quanta umanità si celi dietro un foglio scritto a penna, per questo mi rivolgo a te. Comprendo il tuo scetticismo, in questa era tecnologica in cui con una tastiera e in pochi minuti possiamo inviare i nostri pensieri in tutto il mondo o nella stanza accanto (succede anche questo, inutile ignorarlo). Comprendo anche la tua difficoltà nell’immaginare che cosa si possa scrivere in una lettera; “ma cosa vi scrivete?”è una domanda che mi hanno fatto spesso.

E ti assicuro che rispondere non è facile. Perché, vedi, quando si prende un foglio, una penna, una busta e, so che stenti a crederci, un francobollo e ci si siede a un tavolo riempiendo fogli, la faccenda è tutt’altro che riduttiva. Diciamo che è un po’ come farsi una chiacchierata con una persona cara, in un ambiente tranquillo e non affollato, sorseggiando un caffè. Di cosa parlereste in una simile circostanza? Di qualsiasi cosa vi accomuni, giusto? O di cose che vi interessano. O di fatti che vi sono successi. O semplicemente di qualsiasi cosa vi venga in mente. Ecco, scrivere lettere è lo stesso, cambia solo la modalità.

Per essere più chiara e per convincerti (perdona il mio essere presuntuosa) di quello che ti stai perdendo, ti riporterò la mia esperienza di epistolatrice. (Termine che il controllo ortografia e grammatica mi segnala come errore, giustamente, ma che mantengo senza correggere, perché se ti stessi scrivendo con carta e penna, il mio inventare nuove parole non verrebbe sottolineato in rosso e già questo dovrebbe farti capire quanto sia significativo e liberatorio avere la possibilità di non venire bacchettati dalla tecnologia.) Ma sto divagando, credo. Ed ecco subito un altro lato positivo: ti sto scrivendo una lettera e posso divagare, proprio come succede conversando, con il vantaggio però di poter leggere qualche riga sopra per ritrovare il filo del discorso. Non è fantastico?

Torniamo alla mia esperienza. Parto dagli albori, con la promessa di essere breve. Ai tempi della scuola, ai miei tempi intendo, esisteva la possibilità di avere scambi epistolari con coetanei di diversi paesi con lo scopo di esercitare la conoscenza della lingua straniera che si stava studiando. Ci si iscriveva ad un database e si ricevevano indirizzi in base ai propri criteri di ricerca (l’iscrizione e gli indirizzi viaggiavano via posta aerea, ora si trovano facilmente in rete). Scrissi tre lettere ad altrettanti coetanei senza ricevere risposta. Il mio esordio da epistolatrice, diciamolo, fu un fallimento. Un bel giorno però ricevetti una lettera da una ragazza del Nord Europa e quello fu l’inizio di una lunga serie di scambi epistolari. Ma cosa ci si scrive tra sconosciuti? Informazioni personali, come nel fare nuove conoscenze di persona. Né più né meno. E come di persona, a mano a mano che ci si conosce, ci si rende conto se con quella persona ci sono affinità oppure no.

Negli anni ho scritto e ricevuto lettere per e da: Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Olanda, Groenlandia, Stati Uniti, Australia, Giappone, India, Tunisia, Kenia, Madagascar, Canada, Haiti e naturalmente Italia. Nei casi in cui la corrispondenza si è interrotta nel tempo, per i più svariati motivi, sono rimaste comunque nuove conoscenze riguardo luoghi lontani, abitudini, usi e costumi acquisite attraverso quei cosiddetti amici di penna. Nei casi in cui invece la corrispondenza è continuata, gli amici di penna sono diventati semplicemente amici (con la penna in mano, magari). Voglio dire, amici reali, che hanno attraversato l’Europa o l’oceano materializzandosi. E no, non è mai stato come incontrare degli sconosciuti, perché attraverso le lettere ci eravamo già conosciuti profondamente. E con chi non è stato ancora possibile incontrarsi sappi che anche noi usiamo la tecnologia e per sentirsi al telefono o con altri mezzi basta poco. Può avvenire anche il processo inverso, ovvero un’ amicizia reale, magari a causa della lontananza, può diventare pure un’amicizia epistolare. Perché no? Ho provato anche questo. Sicuramente più facile che scrivere a qualcuno che non si conosce, come sto facendo ora con te.

Ok, forse non ti ho convinto ancora. Gioco un’altra carta e ti chiedo: cosa succede quando vedi che nella tua cassetta postale c’è una busta? Lo so bene cosa succede. Ti incupisci, alzi gli occhi al cielo, in pochi istanti ti trasformi in una calcolatrice, perché sai fin troppo bene che cosa pescherai dalla cassetta: una bolletta! Ti stai privando di una gioia, te lo dico col cuore in mano. Aprire la cassetta postale e trovare una lettera per te, scritta solo ed esclusivamente per te…ma hai mai provato? Poi magari insieme ci troverai anche la bolletta, ma sarà comunque tutto diverso. Prevarrà la gioia, te lo assicuro. Allora prova, almeno una volta, dai. Prendi carta e penna, pensa ad una persona cara alla quale potrebbe far piacere ricevere una tua lettera, scrivici quello che ti viene in mente, che siano parole profonde o una barzelletta che hai appena sentito, non ha importanza, così, tanto per rompere il ghiaccio. Soprattutto non dimenticarti uno “scrivi presto” alla fine…altrimenti corri il rischio di continuare a ricevere solo bollette. Ce la puoi fare, lo so! Recuperiamo questo piccolo grande piacere che sta scomparendo, forza!

Se mi è riuscito di convincerti non lo so. So però che se sei arrivato a leggere fino alla fine significa che un po’ di amore nei confronti delle lettere lo provi.

Ti lascio con una citazione tratta da un libro di Jonathan Franzen: “Una lettera si può infilare in tasca e leggere dappertutto. E’ il massimo dell’interattività”.

Tanti cari saluti, non amante delle lettere, e mi raccomando…scrivi presto!

Con affetto,

A.

10 ottobre 2015

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