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Storia del colore nell’arte, da Monet a Picasso

Oggi si celebra la Giornata Mondiale del colore: per l’occasione abbiamo analizzato l’importanza dei colori nelle diverse correnti artistiche.

Il 6 maggio si celebra la Giornata mondiale del colore, un’occasione per ricordare quanto siano importati per esprimerci le diverse sfumature cromatiche. Fin da bambini i colori sono fondamentali per lo sviluppo della capacità di espressione delle proprie emozioni. Anche gli adulti riescono a trasmettere ciò che sentono attraverso le infinite varianti cromatiche e gli stessi colori sono un importante mezzo per alleviare anche ansia e stress grazie alla cromoterapia. Nel mondo dell’arte l’uso e la scelta del colore è fondamentale per la riuscita di un’opera. In questo articolo vi proponiamo la storia dell’utilizzo dei colori da parte di alcuni dei più grandi artisti.

Il colore in Monet e negli impressionisti

La rivoluzione cromatica dei pittori impressionisti nacque da un’attenta osservazione dei fenomeni naturali, dall’analisi della luce solare, che modifica le tinte degli oggetti e dallo studio degli effetti atmosferici sul paesaggio, che portarono a nuovi risultati. La pittura en plein air diventò fondamentale per studiare questi fenomeni e catturare i colori nella loro reale sfumatura. Le tavolozze, dunque, si riempivano di tinte diverse che mescolate e accostate rendevano i soggetti dipinti esattamente come l’occhio li vedeva in quel momento. Monet dipinse le sue opere dando la priorità al colore. I colori scelti e direttamente applicati sulla tela senza un disegno erano fondamentali per la resa del dipinto. Un esempio chiaro è la serie di 31 rappresentazioni della Cattedrale di Rouen.

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I neoimpressionisti

I neoimpressionisti si spinsero oltre l’idea cromatica impressionista. Decisero di abbandonare le macchie di colore usate per rendere la luce e la realtà e le trasformarono in punti di colore puro, sostenendo che la mescolanza dei pigmenti distrugge la forza cromatica. Fu un approccio più scientifico alla pittura, dividendo i colori nei loro diversi toni si evitavano impurità in grado di spegnere le sfumature. Seurat sosteneva che ogni colore si intensifica se è vicino al suo complementare e si annulla quando viene mescolato con quello. Cézanne teorizzò una composizione cromatica razionale. Egli voleva che i suoi dipinti fossero caratterizzati dalla più rigorosa logicità di forme e di colori.

Il colore nel cubismo e in Picasso

Il cubismo reagisce all’Impressionismo accentuando il valore del volume su quello del colore, che viene eliminato quasi totalmente e gli elementi chiaroscurali sono dati da luce e ombra. I colori, infatti, sono visti come componenti solo decorative, come elementi di disturbo per l’artista quanto per lo spettatore, capace di distogliere entrambi dalla necessità di analizzare ed indagare la realtà. In Picasso, tuttavia, il colore è di fondamentale importanza, tanto da dedicare interi periodi a singole tonalità che utilizzerà in varie sfumature. Il periodo blu, freddo e statico rappresenta per lui il dolore e tristezza. Seguirà poi il periodo rosa, condizionato dal nuovo ambiente parigino, con cui rappresenterà soggetti diversi come i circensi accompagnati da una costante malinconia.

 

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